Chi guadagna di più a parità di lavoro e qualifica in base all’età in Italia? I dati sorprendenti emersi

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Nel mercato del lavoro italiano, l’età del lavoratore continua a essere un fattore devisivo per la retribuzione, anche quando le mansioni e il livello di responsabilità sono identici. Secondo uno studio di ODM Consulting (Gi Group), ci sono differenze nelle retribuzioni tra Baby Boomers, Gen X e Gen Z, con i lavoratori più giovani che risultano penalizzati rispetto alle generazioni precedenti.

Le sorprendenti disparità salariali – perché sono differenti, come vedremo in questo articolo – emergono in particolare tra gli impiegati e gli operai, dove il generational pay gap può superare il 35%, ma anche tra quadri e dirigenti, dove i lavoratori più anziani continuano a percepire retribuzioni superiori. Il mercato del lavoro sta vivendo una trasformazione, con un progressivo passaggio dalla seniority alla valorizzazione delle competenze, soprattutto nei settori tecnologici e nelle aziende che investono in Industria 4.0. Approfondiamo allora:

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  • Lavoro e frattura generazionale, cosa sta succedendo

  • Il divario retributivo, chi guadagna di più tra Baby Boomers, Gen X e Gen Z

  • Competenze e specializzazione, la chiave per ridurre il gap generazionale

Lavoro e frattura generazionale, cosa sta succedendo

Secondo il XIV rapporto 2024 dell’Adepp, il reddito medio annuo di un lavoratore tra i 50 e i 60 anni è di 55.483 euro, mentre un under 30 guadagna in media 16.954 euro. Questo divario riguarda tutte le principali categorie professionali, dagli avvocati agli ingegneri, dagli architetti ai commercialisti, e continua ad ampliarsi anno dopo anno.

Le differenze retributive non si limitano all’età, ma coinvolgono anche il gender gap. Le professioniste under 30 percepiscono in media 14.622 euro annui, mentre i loro colleghi uomini 19.679 euro, con una differenza già nelle prime fasi della carriera. Questo squilibrio si aggrava nelle fasce d’età più avanzate: tra i 50 e i 60 anni, le donne guadagnano mediamente 37.407 euro, contro i 55.483 euro degli uomini. Tra i 60 e i 70 anni, il divario resta elevato con 35.401 euro per le donne e 53.495 euro per gli uomini.

Un altro ostacolo per le nuove generazioni è l’elevato numero di pensionati che continuano a lavorare. Il sistema previdenziale privato conta 118.000 pensionati ancora in attività, con un aumento del 181% rispetto al 2005. Più della metà di chi percepisce una pensione continua a esercitare la professione, comprimendo ulteriormente le opportunità economiche dei giovani. La categoria più coinvolta è quella dei commercialisti, con l’81% dei pensionati ancora attivi, seguiti dagli avvocati (77%) e dagli ingegneri-architetti (67%).

Oltre alla frattura generazionale e di genere, il rapporto evidenzia anche un forte divario territoriale. I professionisti del Mezzogiorno guadagnano in media il 46% in meno rispetto ai colleghi del Nord, con una estrema differenza tra il Trentino-Alto Adige (67.000 euro annui) e la Calabria (25.000 euro annui).

Il divario retributivo, chi guadagna di più tra Baby Boomers, Gen X e Gen Z

L’analisi condotta da ODM Consulting ha messo in luce come la retribuzione lorda annua vari in base all’età e all’inquadramento professionale. Il gap generazionale è evidente per gli impiegati, che vedono una differenza di retribuzione del 35,5% tra la Gen Z e i lavoratori più anziani. Anche operai e dirigenti registrano differenze significative, mentre il divario è meno marcato per i quadri:

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  • impiegati: la Gen Z guadagna il 35,5% in meno rispetto ai Baby Boomers

  • operai: differenza del 17,6% tra le generazioni

  • quadri: il divario retributivo è del 7,3%

  • dirigenti: la Gen Z percepisce il 15,5% in meno rispetto alla media

I guadagni medi per ciascun inquadramento confermano queste differenze:


  • dirigenti: 120.562 euro annui (+6,4% per i Baby Boomers, -10,1% per la Gen Y)

  • quadri: 63.631 euro annui (+2,5% per i Baby Boomers, -5% per la Gen Y)
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  • impiegati: 35.563 euro annui, con i Baby Boomers che guadagnano il 12% in più rispetto alla media

  • operai: 28.497 euro annui, con la Gen Z che percepisce il 13,4% in meno rispetto alla media

Competenze e specializzazione, la chiave per ridurre il gap generazionale

Anche se la seniority rimanga un criterio centrale per la crescita retributiva, il mercato del lavoro sta spostando l’attenzione sulle competenze specialistiche. I settori più innovativi, come quello tecnologico e l’Industria 4.0, stanno ridisegnando le gerarchie salariali e premiando i lavoratori con competenze avanzate e specializzate.

Secondo lo studio di ODM Consulting, i lavoratori con competenze tecnologiche avanzate ricevono retribuzioni superiori alla media, indipendentemente dalla loro età. Le aziende che utilizzano Intelligenza Artificiale e altre tecnologie avanzate offrono retribuzioni più elevate per i profili con skill specialistiche.

Un altro fattore per la retribuzione è il titolo di studio. Anche in questo caso, emergono differenze tra i laureati di diverse discipline, con chi ha conseguito un titolo in Ingegneria che risulta avvantaggiato rispetto ai laureati in discipline umanistiche o economiche.

Ecco la retribuzione media alla prima esperienza in base al titolo di studio:

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  • laurea umanistica: 24.420 euro annui

  • laurea scientifica/economica: 26.700 euro annui

  • laurea in Ingegneria: 30.650 euro annui

  • laurea in Ingegneria ad alta specializzazione: 34.780 euro annui entro 30 mesi

Le aziende che investono in innovazione e tecnologia offrono retribuzioni più alti e migliori opportunità di crescita.



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