Parità di genere nel volontariato: l’incontro pubblico

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Non è solo una questione di numeri. Tuttavia i numeri sono importanti soprattutto quando sono come quelli tratti dal questionario “Dati per contare nel volontariato”, capaci cioè di fondare percezioni e indirizzare vere e proprie “piste di lavoro”.

Ecco perché l’iniziativa del CESV “Dati per contare nel volontariato” si conclude con un partecipato incontro pubblico promosso insieme con il Comune di Messina, svolto nella Sala Ovale del Municipio e condotto dalla giornalista Graziella Lombardo di Messina Today. Al centro dell’incontro i dati raccolti nel mondo del terzo settore e illustrati dalla portavoce del gruppo di ricerca Emanuela Casella (approfondimento qui).

Un’azione-pilota

Con la convinzione che «i veri cambiamenti abbisognino di differenti sguardi prospettici, ancor più se vicini a condizioni particolari dalle quali emergono percezioni, considerazioni e vissuti realistici, legati alla quotidianità», il CESV ha infatti avviato un’azione propositiva e proattiva, sostenendo l’esigenza di diffondere, anche negli Enti di Terzo Settore, la conoscenza e l’utilizzo di un “approccio di genere” per monitorare in seno alle proprie organizzazioni se e quanto si agisce a favore di tale processo. Il percorso “messinese” si caratterizza come un unicum, una vera azione-pilota; il questionario stesso è un unicum, perché opera del gruppo di persone coinvolto nella formazione.

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Lo ricorda Valentina Bazzarin, vicepresidente Period Think Tank, curatrice del corso voluto dal Centro Servizi e “anima” della campagna nazionale “Dati per contare”. «È la prima volta – sottolinea infatti – che il nostro movimento si occupa di indagare la prospettiva di genere nel terzo settore». Finora “Dati per contare” si è svolta in seno alle pubbliche amministrazioni, da Bologna a Palermo, da Ravenna a Milano, da Piana degli Albanesi a Cento, da Reggio Emilia a Imola, giungendo anche a essere illustrata in Senato.

«Sono profondamente soddisfatta del percorso svolto a Messina con le associazioni di volontariato. Non era scontato che persone di età e competenze diverse trovassero il tempo e la voglia di prendere o riprendere confidenza con numeri, formule, statistiche e grafici, mettendosi in gioco in un percorso che ha spaziato dagli elementi teorici del femminismo intersezionale fino alle statistiche predittive e descrittive. Ho imparato molto e avuto l’opportunità di conoscere tante persone ricche di esperienza e determinazione. Un ringraziamento speciale a tutte e tutti coloro che hanno affrontato questa sfida con impegno e coraggio!».

L’impegno del volontariato

Un mondo che a questa visione è fortemente interessato. «Parlare di donne e volontariato – afferma Chiara Tommasini, presidente di CSVnet, l’associazione nazionale dei Centri di Servizio per il Volontariato – significa affrontare il ruolo centrale che le donne hanno in questo mondo, ma anche le sfide che ancora esistono per garantire loro una piena partecipazione alla leadership delle organizzazioni. L’indagine realizzata del CESV Messina è un’importante occasione per riflettere anche sul processo culturale che abbiamo avviato come sistema dei CSV per garantire che le donne non siano solo protagoniste delle attività quotidiane del volontariato, ma anche della sua direzione e delle sue scelte strategiche».

Una nuova visione

Il Centro di Messina ha insomma aperto una strada che altri CSV, e in generale altri territori, potrebbero voler seguire. Lo spiega bene Anna Maria Passaseo, componente del consiglio direttivo del CESV. «Questo incontro di oggi – dice – è un momento sì conclusivo, perché di fatto è la conclusione di un percorso di formazione e di ricerca al tempo stesso, ma è anche l’inizio di una nuova modalità di guardare alla realtà, e, in tal senso costituisce una svolta, un punto di non ritorno, perché da questa esperienza in poi, possiamo affermarlo, non saremo più come prima, non ci accontenteremo più come prima di conoscere determinati dati di realtà che ci vengono presentati genericamente e in superficie. Vorremo indossare gli occhiali che ci consentono di vedere i dati disaggregati per genere, al fine di comprendere, valutare e riconoscere effettivamente il livello di giustizia sociale presente nei nostri contesti di vita. È quindi con orgoglio che mi sento di affermare che il Cesv di Messina è stato capace, nel nostro sud, di costruire questi occhiali e di offrire un aiuto concreto ad affinare lo sguardo, almeno lo sguardo del mondo del volontariato, muovendosi con sensibilità e in linea con le istanze del movimento Period Think Tank».

Le iniziative a Messina

Non è un caso – come sottolinea nel suo intervento Liana Cannata, Assessora alle Pari Opportunità del Comune di Messina – che diverse politiche attive si stiano realizzando nella nostra città. Non è un caso che Messina sia stata selezionata per il progetto “GenProcure“, finanziato dal programma europeo URBACT IV, e dedicato alla parità di genere negli appalti, né è un caso che l’Ente locale abbia chiamato il CESV e numerose associazioni a far parte dei partner di territorio.

Conoscere per decidere

Il CESV non è nuovo ad un approccio che si fonda sui dati e sul confronto, sull’acquisizione di conoscenze,  sulla serietà dell’approfondimento, sulla disponibilità a condividere e verificare insieme con gli altri attori della comunità. Un approccio che è quello adottato – per fare qualche esempio – con riferimento alla Sanità territoriale, alla democrazia partecipata siciliana, alla promozione dello strumento “monitoraggio civico”.

È questo approccio a collegare le azioni del CESV alle politiche di advocacy e ricerca di OpenData, sottolinea Andrea Borruso. Il suo è un intervento che pone questioni “a monte”. «Occorre rendere i dati accessibili per prendere decisioni efficaci», dichiara. «E questo vale per qualsiasi aspetto della vita pubblica ma anche per le nostre quotidianità. È ancora più rilevante quando l’attenzione per la conoscenza effettiva viene posta alla base di una politica che tende a realizzare un vero e proprio diritto qual è quello della parità di genere. È dunque importante partire da questo momento per spingere per dati sempre più fruibili e sempre più oggetto di studio, mostrandone i benefici in termini di policy-making».

Prioritario l’empowerment

E la volontà di agire è – ricorda nelle conclusioni Maria Lucia Serio del CESV – l’esito più importante dell’intero percorso. «Due sono le domande che ci vengono poste dalla lettura dei dati. Una riguarda le soluzioni da prevedere affinché le proposte o le iniziative delle donne vengano prese in considerazione quanto quelle degli uomini. L’altra riguarda le azioni da intraprendere affinché le donne coinvolte nel Volontariato siano proporzionalmente rappresentate in ruoli di coordinamento o, più genericamente, in posizioni apicali. E sono due domande le cui risposte sono collegate. Se le proposte delle donne non risultano particolarmente interessanti, ammesso che sia così, è anche e soprattutto perché le donne spesso non “governano” le associazioni e dunque non ne hanno la necessaria visione di insieme».

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Dovrebbe essere l’organizzazione – conclude – a farsi carico di garantire pari opportunità di trattamento e di considerazione a tutte le persone che ne fanno parte promuovendone l’empowerment personale e la partecipazione, mobilitando tutte le risorse interne, creando un clima positivo. Per fare questo «è necessario attivare spazi di confronto e di riflessione dove co-costruire processi di contaminazione in cui donne e uomini possano sperimentare modelli di governance meno dicotomici e meno verticistici e stabilire relazioni simmetriche egualitarie.  Perché scrivere insieme le regole della democrazia fa la differenza».



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