Mafia, nelle carte di “Mari e Monti” la prima comunione che svelò l’asse tra montanari e Sinesi-Francavilla

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Una prima comunione dove i protagonisti non erano solo parenti e amici della famiglia festeggiata, ma anche figure di primo piano della criminalità organizzata foggiana e garganica. L’episodio, documentato nelle carte dell’operazione “Mari e Monti”, rappresenta per gli investigatori una conferma dell’asse tra il clan foggiano Sinesi-Francavilla e il clan del Gargano Li Bergolis-Miucci, noto anche come “dei montanari”.

La festa, i presenti e l’ombra della mafia

L’evento si svolse il 2 giugno 2009 presso una sala ricevimenti nelle campagne di Foggia. Il festeggiato era la figlia di Mario Clemente, esponente di spicco della criminalità locale e cognato di Alessandro Lanza, detto “Bussolotto”, morto suicida in carcere a Foggia nel 2021. Clemente, oltre a essere legato al clan, risultò tra coloro che favorirono la latitanza di Franco Li Bergolis, boss storico del Gargano.

Ma a rendere l’evento ancora più significativo per gli investigatori è la presenza di veri e propri pezzi da novanta della mafia pugliese, tra cui proprio Franco Li Bergolis, oggi in carcere con ergastolo e regime di 41 bis per il processo Iscaro-Saburo, e Enzo Miucci detto “U’ Criatur”, attuale reggente del clan Li Bergolis-Miucci.

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Le foto agli atti delle indagini mostrano chiaramente i partecipanti all’evento, tra cui Franco Li Bergolis, Enzo Miucci, Mario Lanza, il fratello Alessandro, Emiliano Francavilla e Sabrina Campaniello, quest’ultima poi divenuta testimone di giustizia. 

L’informativa del R.O.N. del Comando Carabinieri di Foggia, datata 31 luglio 2010, sottolinea come questa celebrazione sia una prova chiara dell’asse criminale tra Foggia e il Gargano, che da anni si sostiene reciprocamente nella gestione dei traffici illeciti e nel controllo del territorio.

Favori per le latitanze: un’alleanza di protezione

L’inchiesta “Mari e Monti” ha fatto emergere anche il sistema di protezione e favoreggiamento delle latitanze tra i due clan. In particolare, le carte processuali evidenziano il ruolo di Enzo Miucci, che avrebbe violato gli obblighi della Sorveglianza Speciale per aiutare la latitanza di Franco Li Bergolis.

Secondo i documenti giudiziari: “Miucci Enzo si sottraeva volontariamente agli obblighi scaturiti dalla misura di sicurezza della Sorveglianza Speciale cui era sottoposto, per favorire la latitanza di Franco Li Bergolis, trascorrendo con il predetto un arco temporale.”

Per questa vicenda, Miucci venne condannato a 5 anni di reclusione dal Tribunale di Foggia nel 2012; la pena venne rideterminata dalla Corte d’Appello di Bari nel 2015 e la Cassazione nel 2017 annullò l’assoluzione e dispose un nuovo processo, che portò alla conferma della condanna nel 2019.

Le sentenze descrivono la rete di protezione offerta a Franco Li Bergolis da uomini fidati del clan dei montanari e dal gruppo foggiano, un’alleanza strategica che andava oltre il controllo criminale del territorio, estendendosi alla copertura delle latitanze e alla gestione dei rifugi sicuri.

Lo stesso Roberto Sinesi, boss storico di Foggia, passò negli anni ’90 un periodo di latitanza sul Gargano godendo della protezione dei Li Bergolis, questo grazie ai suoi rapporti con il patriarca Francesco Li Bergolis detto “Ciccillo”.

L’alleanza mafiosa che resiste nel tempo

L’episodio della prima comunione dimostra, secondo gli inquirenti, come il legame tra i clan foggiano e garganico sia solido da anni e non sia stato scalfito nemmeno dalle operazioni antimafia. Le due organizzazioni criminali continuano a operare in sinergia, garantendosi protezione reciproca e una rete logistica per la gestione degli affari illeciti.

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La Direzione Distrettuale Antimafia ha ribadito come il clan Sinesi-Francavilla e il clan Li Bergolis-Miucci abbiano stretto un’alleanza criminale che si rinnova nel tempo, nonostante arresti e condanne eccellenti.

L’evento religioso, immortalato nelle foto agli atti, è diventato uno degli elementi più evidenti della persistenza e dell’organizzazione della mafia foggiana e garganica, capace di adattarsi e riorganizzarsi di fronte alla repressione dello Stato.

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