Le Relazioni Difettose – Il decalogo definitivo sull’amore

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Cara Ester,

Single da sempre eccetto brevi relazioni, dove ho sempre sofferto da cani a prescindere che l’altro fosse bello, brutto, interessante, intelligente o un cretino patentato.

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Ho sempre avuto la sindrome fra l’Anna Karenina e la Rossella O’ Hara. Come hai scritto tu una volta: le pene d’amore inflitte e autoinflitte hanno aiutato la carriera. Sulla base della mia esperienza, non esiste anestetico migliore per far tacere un cuore rotto che perde lacrime da tutte le parti.

Relazioni tossiche ne abbiamo?

Quasi 4 anni fa riesco a mettere un punto a una “relazione” tossica con L, che si trascinava fra andate e ritorni (i suoi, io ero sempre lì ad aspettare) per ben 7 anni.

Dopo un anno e mezzo dalla rottura, quando cominciavo a stare bene (complice una bella terapia), entra nella mia vita Francesco.

Francesco che, a dire il vero, conosco da sempre, da quando ho 18 anni, più grande di me di 14 anni, collega e amico di mio padre e poi, per le sorti della vita, mio. Francesco che per anni non ho mai proprio guardato, che mi stava sulle palle, coi suoi modi da ingegnere “so tutto io”, che mi metteva soggezione, che avevo sempre ritenuto altezzoso e distaccato, tanto che non avevo mai capito l’amicizia con mio padre. Francesco che si è divorziato 6 anni fa dopo 25 anni di matrimonio, due figli grandi ma ancora a carico suo, una ex moglie che conoscevo e che, sebbene una donna affascinante, molto problematica, mentalmente squilibrata, a detta di molti “la rovina della sua vita”, e che pare l’abbia pure tradito alla fine (da cui, il divorzio).

Francesco che dal nulla comincia ad invitarmi in barca a vela, ad andare a nuotare assieme (entrambi appassionati di nuoto in acque libere, cioè sulle lunghe distanze in mare), a cena. Francesco che comincio a conoscere e capisco che invece siamo similissimi, un po’ disillusi, un po’- molto – idealisti e sognatori (e mi sembra quasi impossibile per un uomo della sua età e professione, ma poi mi dico che anch’io sono un’eccezione), a cui piacciono le cose semplici, tenero ma di quelli che si vergognano e non lo fanno vedere, e attaccano per non essere attaccati. Appassionato di cinema, stesse idee politiche (a sinistra, molto a sinistra, altra eccezione nel nostro ambiente), libri, etc. Gli argomenti non mancano. Tutto sembrava un sogno, lui cancella tutti quelli venuti prima, perché è qualcosa di bello, quieto, sereno, non lo sturm und drang al quale sono sempre stata abituata.

Lui non vuole relazioni

Riassunto:

La lettera racconta poi il complicato rapporto tra G. e Francesco, un uomo affascinante e apparentemente semplice che condivide con lei la passione per il nuoto in acque libere, il cinema, la politica di sinistra e la lettura. All’inizio, Francesco inizia a invitarla a fare attività insieme – gite in barca a vela, nuotate e cene – facendola sentire come se ogni esperienza passata si fosse dissolta, lasciandola sognare ad occhi aperti. Tuttavia, dopo un mese e mezzo di frequentazioni intense, lui chiarisce di non poter offrire né una storia d’amore né una semplice avventura sessuale: ammette di essere emotivamente esaurito dopo il suo passato coniugale, di avere una vita complicata tra figli, ex moglie e impegni lavorativi, e di preferire mantenere un rapporto amichevole e senza aspettative.

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L’ambiguità

Nonostante il dolore di questa confessione, la relazione prosegue nell’ambiguità di un sentimento che sembra più basato sul piacere del momento che su un reale impegno emotivo. La narrazione si fa ancora più intricata quando, nel corso dei mesi, emergono tensioni legate al lavoro di Francesco, che subisce un declassamento e sembra sempre più oppresso dalle proprie insicurezze. La narratrice si ritrova così a dover fare i conti con il desiderio di affetto e la consapevolezza di non voler compromettere la propria indipendenza: pur essendosi lasciata coinvolgere, sa che una relazione completa e sincera sembra sempre fuori portata.

Alla fine, la protagonista si interroga sul futuro di questo rapporto, chiedendosi se le difficoltà di Francesco – legate al suo passato, alle complicazioni familiari e lavorative – siano insormontabili o se, in qualche modo, vi sia ancora una speranza. Pur restando attratta da lui, decide di non sacrificare la propria serenità e indipendenza, scegliendo di mettere la vita in stand-by e vedere come evolveranno le cose.

Speranza di buone relazioni in futuro?

Mi piacerebbe sapere però cosa ne pensi tu (che so che in ogni caso il tuo sarebbe sempre un giudizio soggettivo) di tutta questa storia, se secondo te banalmente a quest’uomo non piaccio abbastanza, come a tanti prima di lui, se è troppo incatenato al suo passato e troppo disilluso per vedere una speranza nel futuro, se a quasi 60 anni è impossibile crederci e come detto sopra preferisce la tranquillità, se oggettivamente ci sono troppi problemi (lavoro, almeno per ora, ex moglie, compagna da lasciare, preoccupazioni per i figli, il rapporto pluridecennale con mio padre, stravolgimenti di vita) che ne basterebbe anche uno solo di questi per fare capitolare qualsiasi possibilità, o se, forse, uno spiraglio di luce/speranza c’è secondo te e, pur continuando a fare la mia vita, adesso sono io quella che deve mettere tutto in stand-by e vedere cosa succederà e guardare fuori dalla finestra vista mare nel frattempo.

Se mai dovessi decidere di rispondermi e pubblicare quest’e-mail (o un riassunto che mi rendo conto è lunghissima), ti chiedo per privacy di cambiare tutto il possibile: nomi, luoghi, occupazioni, etc., tranne il suo nome (che poi è anche il mio al maschile), credo che capirò.

Grazie, G.

La risposta di Ester Viola

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Cara G.,

Non c’è da preoccuparsi per te. I poco inclini a piangersi addosso ce la fanno sempre, inutile chiedersi “a che prezzo” perché è un prezzo equo. Ti danno in cambio degli sforzi di resistenza una vita in cui le cose si rimettono più o meno a posto. Tra prendere o lasciare, prendere.

E quindi G. voglio fare uno sforzo in più di umiltà e di affetto, e magari raduno un decalogo come si deve. Non sono tavole della legge, non ce ne sono per queste lande perché tutto è soggetto a clamorose eccezioni, ma di aspettare le clamorose eccezioni si muore quindi lo sconsiglio un po’.

Perciò eccomi con un elenco di cosine, vicissitudini, fortune e sciagure che ho visto succedere a me e poi succedere ad altre persone, e siccome la ripetizione di frequenza mi diceva qualcosa ho deciso – arbitrariamente – di prenderle come probabilità accreditate. Sì, mi rimprovero da sola, si banalizza con troppa disinvoltura. Ma a semplificare si fa prima.

 

Il decalogo delle Relazioni Difettose

1) I vent’anni, intesi nel senso di “innamorarsi come a vent’anni”, devono finire a un certo punto o finiranno per rosicchiarti tutta la vita. Che non può avere come unico pozzo di felicità l’oddio-come-sono-innamorato.

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2) Dopo un poco di batoste prese, il Nino Sarratore lo si riconosce molto in anticipo e al posto del “cambierà” si può cominciare l’utile operazione di raffreddamento entusiasmi. Specialmente se i vent’anni sono finiti, si è in grado. Si è molto in grado di evitare trascinamenti.

3) Le incertezze esistono e possono coincidere con il provare grandi sentimenti. Chiedersi il perché della prevalenza dell’esitazione è il tempo più buttato della vita.

4) Troppo desiderio – pure di essere amati, soprattutto di essere amati – è respingente.

5) L’amore muove verso quello che più gli è contrario. E il desiderio di riuscita aumenta gli sforzi e l’aumento degli sforzi genera quello che viene normalmente definito “grande amore non corrisposto”.

6) Nell’ipotesi in cui il “grande amore non corrisposto” sia finalmente corrisposto, il primo istinto di quello che non era amato e adesso invece sì è di fuggire lontano sulla luna. Non solo l’oggetto del desiderio non lo vuoi più, la verità è che ti fa pure discretamente schifo.

7) Esistono gli amori per riflessione. Quelli che lo chiamano “accontentarsi” di solito sono povericristi che si sfracellano fino a cinquant’anni appresso ad amorazzi inguaiati.

8) Intesi gli amori come fiumi di una cartina, le relazioni clandestine agiscono solo come grandi affluenti di matrimoni altrui.

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9) “Le imbecilli furono, sono le donne: infatti sono gli uomini che non hanno possibilità di sopravvivenza senza la famiglia e invece hanno indotto le donne a credere di essere loro a non poterne fare a meno: essi riuscirono a costruire leggi, costumi, costumi, religioni, morale, abitudini, desideri per non lasciare altra strada alle donne che il matrimonio.” N. Aspesi, Lui, visto da lei.

10) Far gli scienziati d’amore è un’operazione ridicola, si strologa tronfi solo perché si sta temporaneamente seduti sopra un mucchietto di circostanze favorevoli. Il francese dei biscotti aveva spiegato ogni virgola: “la conoscenza in questo campo è intermittente e non sopravvive alla presenza effettiva del sentimento”.

iO Donna ©RIPRODUZIONE RISERVATA





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