Torniamo a parlare di Eoliann. Il CEO e co-founder, Roberto Carnicelli, 30 anni ancora da compiere ha messo assieme una squadra che oggi anima una startup capace di prevedere l’evento estremo che ha colpito Valencia lo scorso autunno. «Non confondeteci con il meteo. Noi non diciamo se pioverà o ci sarà il sole, ma se il fiume esonderà, se ci sarà un incendio boschivo o un periodo siccitoso». La loro storia per Venti di futuro
L’hanno definita l’alluvione del secolo: quella di Valencia, ottobre 2024. Eppure una startup italiana che si occupa di rischio climatico l’aveva prevista, identificando le aree che sarebbero state allagate. Stesso anno, questa volta nel nostro Paese: si tratta dell’alluvione in Emilia Romagna. Il rischio è stato identificato, accuratezza del 95%. Ancora una volta loro. Loro sono quattro innovatori under 30 e la startup si chiama Eoliann: nata nel 2022, è già entrata per il secondo anno consecutivo nella lista dei migliori posti in Italia dove lavorare.
Cosa fa Eoliann
Fanno modelli predittivi per eventi climatici estremi: alluvioni, siccità, incendi, terremoti, ondate di calore. «Non confondeteci con il meteo. Noi non diciamo se pioverà o ci sarà il sole, ma se il fiume esonderà, se ci sarà un incendio boschivo o un periodo siccitoso. Le nostre previsioni sono la quantificazione del rischio che questi eventi possano accadere nel prossimo anno e negli anni a venire, fino al 2050» spiega Roberto Carnicelli, Ceo e co-founder di Eoliann, 29 anni e una laurea in Bocconi. Con lui ci sono Giovanni Luddeni (29), ingegnere aerospaziale, Emidio Granito ( 27) ingegneria dell’automazione e Chiara Mugnai, 32, data scientist e protagonista del nostro podcast Vite straordinarie.
Eoliann opera nel settore del downstream data, utilizzando dati satellitari per affrontare problemi globali. Funziona così: «Recuperiamo dati e informazioni precise da tre costellazioni satellitari, due della Agenzia spaziale Europea e una della Nasa. Dati morfologici, topologici, atmosferici. Per farti un esempio, recuperiamo la distanza che c’è dal fiume agli abitati, l’inclinazione del suolo, l’urbanizzazione, le piogge… e usiamo tutti questi dati come input per modelli di intelligenza artificiale che abbiamo sviluppato e che ci aiutano a fare previsioni. Ci dicono per esempio quanta acqua potrebbe arrivare, con che probabilità e che danni causerebbe sui singoli edifici».
Il primo incontro
Il modello è in grado di fare previsioni ogni 30 metri. Due i settori dove operano. «Il primo è il modo delle infrastrutture, sia energetiche sia infrastrutture stradali. Il secondo è Il mondo finanziario, banche e assicurazioni». I quattro founder si sono conosciuti nella prima edizione di Vento Venture Building, programma organizzato con il sostegno di Exor, che mira a supportare futuri imprenditori nel lancio di nuove imprese. «Una delle sfide su cui dovevamo lavorare era come sfruttare le immagini satellitari. Siamo partiti da qui e abbiamo capito che c’era spazio di imprese per utilizzare quei dati». Finito il programma, i quattro amici fondano Eoliann.
«Perché si chiama così? È una delle cose più difficili da scegliere per una startup. Ci abbiamo passato intere notti. Eolo è il dio dei venti, il vento è uno dei principali eventi climatici e noi ci siamo conosciuti dentro Vento. Ma le lettere che compongono Eoliann sono le sigle delle 3 tecnologie con cui affrontiamo gli eventi climatici. EO sta per Earth Observation, da cui ricaviamo immagini satellitari, IA sta per intelligenza artificiale e NN sta per Neural Networks che sono le reti neurali, la base dei nostri algoritmi di Machine Learning».
La startup a novembre 2022, pochi mesi dopo la sua nascita, fa un aumento di capitale con Primo Space e con Exor Ventures. «Abbiamo raccolto 1milione e mezzo di euro e abbiamo sviluppato i primi modelli di previsioni. A fine 2023 abbiamo chiuso una collaborazione con l’Agenzia Spaziale Europea, che ci ha dato finanziamenti e supporto. A fine 2024 con il modello predittivo del rischio frane abbiamo vinto un bando del Pnrr. Ora stiamo spingendo per chiudere collaborazioni commerciali e fare un nuovo aumento di capitale nei prossimi mesi. Il lead investor è un fondo californiano».
L’incontro Roberto Carnicelli alla serata milanese dedicata allo spazio e organizzata dall’Associazione Copernicani ETS, no profit nata per stimolare la cultura dell’innovazione e del digitale. Racconta come il clima impatta su aree geografiche diverse e su come cambierà nei prossimi 50 anni. «Il futuro non è prevedibile, ma si può costruire»
Di Gallarate, Carnicelli si laurea in Bocconi, poi prosegue con una laurea magistrale doppia, tra Italia e Australia «È stata una delle esperienze più belle della mia vita». Per uno stage entra in una banca d’affari a Monaco di Baviera e lì capisce che il mondo della consulenza non fa per lui. «Volevo fare qualcosa di mio, avevo già provato a fare startup, ma senza successo. Cercavo chi aveva competenze diverse dalle mie e volevo provarci».
Così per caso, grazie a un post su Linkedin, scopre Vento. Sei mesi di percorso, in cui conosce gli altri co-founder. Il giorno dopo la fine del programma, vanno dal notaio e fondano Eoliann. «Credevamo bastasse trovare un commercialista e partire alla grande, ma non è stato così». I quattro scoprono decine di ostacoli. «Creare un’azienda da zero in Italia è difficile. Non sai dove girarti, Tutto va velocissimo. Devi sviluppare la tecnologia, andare sul mercato, vendere il prodotto. Devi assumere persone, coordinarle, gestirle e non lo hai mai fatto. Trovare il primo cliente è molto difficile, non hai una reputazione. Tutti ti chiedono: a chi hai dato prima il tuo prodotto? Tu fai previsioni, come faccio a capire che posso fidarmi? E ancora: le grandi aziende hanno cicli di vendita molto lunghi. I soldi sono limitati, non puoi aspettare all’infinito».
La crescita del team
Oggi in Eoliann sono in 17. Tanti ostacoli, ma anche tante soluzioni. «Per risolvere parte di queste sfide, la prima persona che abbiamo assunto è stato uno psicologo del lavoro. Si chiama Alessandro, è il responsabile risorse umane: sapevamo che dovevamo crescere e volevamo trovare le persone giuste. Una scelta che inizialmente gli investitori non hanno capito per poi accorgersi che era la strada giusta. In azienda siamo tutti giovani, non c’è scala gerarchica, siamo aperti all’ascolto, abbiamo piani di welfare e di formazione. Abbiamo gli uffici a Torino, ma chi vuole può lavorare in smartworking».
Società benefit, Eoliann per il secondo anno consecutivo è entrata nella classifica Great place to work. La startup ha un manifesto interno. «Noi siamo artisti, scienziati, costruttori. Desideriamo un mondo in cui persone capaci sfruttino la tecnologia per migliorare la sicurezza della società dagli eventi naturali».
C’è una lezione che hai imparato che può servire a chi sta avviando una startup? «Quando sei giovane, tutti vogliono insegnarti qualcosa. E questo è giusto. Ma ogni tanto bisogna credere nelle proprie opinioni. Fidarsi del proprio istinto. E andare avanti con le proprie idee. Questo richiede coraggio e perseveranza.
Siamo una generazione contemporanea, abbiamo bisogno di risposte veloci, ci muoviamo velocemente, ma viviamo in un mondo che non ha i nostri stessi ritmi. Le aziende, soprattutto quelle grandi, non corrono come le startup. Tu sei lì, vivi alti e bassi, spesso sei in attesa e puoi solo fare una cosa: perseverare».
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