Emilia Romagna. Congresso Fai Cisl. Confermato Segretario generale Roberto Cangini: “La Romagna accoglie eccellenze nazionali e non solo, ma la crisi si fa sentire” 

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Mercoledì 26 febbraio Si è svolto a Milano Marittima il quarto congresso della Fai-Cisl Romagna, un’importante occasione di confronto tra i delegati della categoria che rappresenta i lavoratori dell’agricoltura, dell’industria alimentare, della forestazione, dei consorzi di bonifica e della pesca. È stato rieletto Segretario generale Roberto Cangini, che sarà affiancato in segreteria da Roger Raganini e Serena Russo.

Il congresso ha avuto come tema centrale la situazione del settore agroalimentare in Romagna, con lo slogan “Lavoro, partecipazione, sostenibilità e futuro”, ma ha anche permesso un ampio dibattito sulle attività svolte a livello nazionale e regionale. Hanno partecipato al congresso il Segretario generale nazionale Onofrio Rota e il Segretario generale regionale Daniele Saporetti e il Segretario Generale della Cisl Romagna Francesco Marinelli.

Tra gli ospiti  presenti anche diversi rappresentanti del mondo associativo agricolo (Confcooperative, Legacoop, Confagricoltura e CIMLA, CIA, Copagri, Fimav e Coldiretti).

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Roberto Cangini, rieletto Segretario generale, ha evidenziato come la Romagna si distingua per un’agricoltura altamente specializzata e con una forte vocazione all’export, che gioca un ruolo chiave nella produzione ortofrutticola, vitivinicola e zootecnica. “Il settore avicolo romagnolo produce oltre il 20% delle carni bianche e l’11% delle uova prodotte in Italia, con valori economici che superano i 2 miliardi di euro se si considera anche la commercializzazione”, ha affermato Cangini.

“La Romagna si distingue per un’agricoltura specializzata, con una forte vocazione all’export e un ruolo chiave nella produzione ortofrutticola, vitivinicola e zootecnica – afferma il neo eletto Segretario generale Roberto Cangini –. Il solo settore avicolo romagnolo produce oltre il 20% delle carni bianche e l’11% delle uova complessivamente prodotte in Italia e, se si considera anche la commercializzazione, si sfiora il 40%, con valori assoluti ben oltre i 2 miliardi di euro”.

“Tuttavia, il territorio ha subito pesanti danni a causa degli eventi climatici estremi del 2023 e del 2024, tra cui alluvioni, frane e siccità, che, dopo le criticità degli anni precedenti, hanno messo a dura prova la produzione e la stabilità economica delle imprese. Come FAI CISL Romagna assieme a Terra Viva e alle associazioni di categoria abbiamo chiesto misure urgenti per accelerare l’erogazione dei ristori e semplificare le procedure burocratiche per le richieste di aiuto, ma al momento non sembra ci siano grosse novità se non la nomina del nuovo commissario”.

“Oltre a questo – prosegue Cangini – il settore si confronta con una crescente carenza di manodopera, sia specializzata che generica, dovuta alla disaffezione verso il lavoro duro nei campi, alla diminuzione di flussi migratori e alle difficoltà burocratiche  che mettono in seria difficoltà le imprese. Infatti in Romagna oltre il 50% dei lavoratori nell’agroalimentare sono stranieri. La procedura attuale della “chiamata al buio” dall’estero, non risponde alle reali esigenze delle aziende, che spesso si trovano a dover aspettare mesi prima di poterimpiegare i lavoratori richiesti, che spesso arrivano a campagna conclusa”.

Un tema importante del congresso è stato il lavoro degli immigrati, il cui ruolo è cruciale per il funzionamento delle filiere agroalimentari in Romagna. Come dimostra il rapporto sull’immigrazione, presentato nei mesi scorsi a Cesena, le province di Forlì-Cesena, Ravenna e Rimini dipendano fortemente dalla manodopera straniera. Nella provincia di Forlì-Cesena, infatti, sono stati impiegati 20.575 lavoratori agricoli, di cui 13.694 provenienti da Paesi comunitari e 6.881 da Paesi extracomunitari. Una situazione simile si riscontra a Ravenna, con 18.175 lavoratori agricoli (11.960 comunitari e 6.215 extracomunitari), e a Rimini, dove sono stati impiegati 2.542 lavoratori (1.394 comunitari e 1.148 extracomunitari).

Francesco Marinelli, Segretario generale CISL Romagna, ha infine toccato il tema del caporalato, un fenomeno purtroppo ancora presente anche nel territorio romagnolo. “Purtroppo, anche in Romagna, negli ultimi anni si sono verificati gravi casi di sfruttamento e di caporalato.Nel 2020, la CISL si è costituita parte civile in un caso di sfruttamento lavorativo che ha visto la scoperta di false cooperative e caporali che sfruttavano i lavoratori senza tutele. La legge 199 sul caporalato ha funzionato bene in questi anni sul versante della repressione, ma occorre ancora un grande investimento sul piano della prevenzione di questi fenomeni. Per queste ragioni riteniamo che serva una strategia complessiva nazionale ma soprattutto sul piano di prevenzione, occorrono più controlli, ispezioni nei luoghi di lavoro. E per fare  questo bisogna assumere più ispettori e tecnici della prevenzione. Bisogna incrociare le banche dati. La battaglia contro lo sfruttamento e il caporalato è una sfida da affrontare con un grande lavoro sinergico  di tutto il territorio dalla  politica, alle istituzioni e parti sociali.

Il congresso ha quindi ribadito l’importanza di unire le forze per affrontare le sfide che la Romagna deve superare. Nonostante le difficoltà, il territorio romagnolo rimane un pilastro fondamentale per l’agricoltura e l’industria alimentare italiana.

Il Segretario generale della Fai Cisl nazionale, Onofrio Rota, reduce da un incontro a Danzica con il sindacato agroalimentare polacco e con il fondatore di SolidarnośćLech Wałęsa, ha sottolineato le sfide che legano a doppio filo il mondo del lavoro con le politiche europee: “Dopo avere conquistato la condizionalità sociale per garantire finanziamenti europei soltanto alle imprese agricole che applicano i contratti e rispettano i lavoratori – ha detto Rota – ora dobbiamo difendere questo principio e chiederne l’applicazione non solo in tutti i Paesi Ue e nella riforma della Pac, ma anche nei trattati commerciali internazionali: per questo stiamo chiedendo che l’accordo europeo con i Paesi sudamericani del Mercosur venga firmato soltanto qualora garantisca reciprocità sul piano del lavoro, della concorrenza leale, del rispetto dei consumatori e dell’ambiente. Anche in materia di etichettature – ha aggiunto il leader della Federazione agroalimentare cislina – dobbiamo vigilare perché certe proposte, come il Nutriscore o la volontà di etichettare come nocivo il vino al pari del fumo e del tabacco, rischiano di non difendere affatto la salute pubblica e nel contempo di impattare pesantemente sul made in Italy agroalimentare”.

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