Disastro Stellantis, Elkann si scopre trumpiano e no-green

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Sellantis presenta i conti peggiori da quando è nata sei anni fa. L’utile netto è sceso a 5,5 miliardi di euro, in calo del 70%. Calano anche i ricavi, pari a 156,9 miliardi di euro, segnando -17% rispetto al 2023. Le consegne sono diminuite del 12% a livello globale – sono state 5,4 milioni – “per gap temporanei nella gamma prodotti e azioni di riduzione delle scorte ormai completate”, fa sapere il gruppo nella nota con cui ha presentato i conti. Il dividendo è stato dimezzato passando da 1,55 a 0,68 euro. “Dati drammatici”, commenta il vicepremier Matteo Salvini che, durante l’incontro con la stampa estera, punta il dito contro l’Europa. “Non occorreva uno scienziato – attacca il leader della Lega – per capire che il suicidio imposto da Bruxelles nel nome dell’auto elettrica avrebbe avuto morti e feriti tra gli operai, tra gli ingegneri, non tra i politici”.

Tifoso di Trump

Nelle dichiarazioni rilasciate nel corso dell’assemblea anche Elkann fa marcia indietro sul tema della transizione energetica. Annuncia un po’ a sorpresa la sua fiducia in Trump e le sue politiche ambientali tutte giocate in retromarcia. “Abbiamo sostenuto con forza la politica del presidente Trump che punta a promuovere l’industria manifatturiera americana. Nelle prime 100 ore della nuova amministrazione abbiamo annunciato grandi investimenti negli Stati Uniti.” L’appoggio al nuovo inquilino della Casa Bianca copre qualche evidente contraddizione. Stellantis, sotto la sua guida, ha intrapreso un percorso verso la produzione di veicoli elettrici e investimenti in piattaforme multi-energia, come evidenziato dall’annuncio del lancio di dieci nuovi prodotti e dall’impegno nelle joint venture per la produzione di batterie per veicoli elettrici. Ora però annuncia il sostegno alle politiche del presidente Trump, che hanno sostenuto una visione decisamente più “tradizionale” dell’industria automobilistica Questa posizione, seppur dettata da ragioni economiche legate alla geopolitica e ai dazi, sembra entrare in contrasto con le dichiarazioni relative all’impegno di Stellantis verso la “mobilità verde”. In particolare, il suo elogio delle politiche protezionistiche di Trump, che mirano a rilanciare l’industria automobilistica americana con forti investimenti, si inserisce in una dinamica che ha potenzialmente effetti devastanti sul lungo periodo riguardo agli obiettivi di riduzione delle emissioni globali. Le dichiarazioni di Elkann rischiano così di suscitare dubbi riguardo alla sincerità di Stellantis nella sua transizione verso la sostenibilità, apparendo come una mera risposta agli incentivi economici immediati piuttosto che un vero impegno per il cambiamento.

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Le critiche tardive alla Ue

Un altro punto focale delle dichiarazioni di Elkann è la sua critica alle normative europee in materia di emissioni, che considera “dure e contradditorie”. Questo tipo di retorica, che appare nel suo intervento in conference call, segna una protesta nei confronti della Commissione Europea, finora abbastanza contenuta.. Le leggi sulle emissioni, che impongono alla industria automobilistica di ridurre drasticamente le proprie impronte ecologiche, sono viste da Elkann come ostacoli alla competitività e alla sopravvivenza dell’industria tradizionale. Tuttavia, questo tipo di critica doveva essere esplicitata prima. Invece è stata lasciata briglia lunga all’ex amministratore delegato del gruppo Carlos Tavares che aveva fatto dell’auto a batteria il suo vessillo (tanto pagavano i governi). Se da un lato Elkann si proietta ottimisticamente verso il futuro, parlando di “crescita”, “redditività” e “fiducia” per il 2025, dall’altro non nasconde i risultati economici deludenti del 2024, con un utile netto in calo del 70% e una riduzione delle consegne globali. In questo contesto, il suo appello al lancio di nuove piattaforme e modelli multi-energia appare più come un tentativo di rassicurare gli investitori e il pubblico piuttosto che un piano concreto per affrontare le sfide poste dalla transizione energetica. Le “forti contraddizioni” di cui parla Elkann sono, in effetti, la chiave per comprendere l’attuale fase di Stellantis. L’azienda, pur cercando di allinearsi alle esigenze del mercato automobilistico moderno, sembra ancora legata a modelli di business tradizionali che potrebbero non essere sufficienti per far fronte alle richieste di un futuro più verde e sostenibile. In un periodo di “forti contrasti”, la domanda è se l’industria automobilistica possa davvero prosperare in un contesto globale sempre più focalizzato su questioni ambientali e se Stellantis saprà superare le sue stesse contraddizioni interne.





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