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Negli ultimi anni, i pagamenti elettronici sono diventati una prassi sempre più diffusa in Italia, complici i cambiamenti normativi che nel 2012 con il governo Monti hanno introdotto l’obbligo del Pos. Alla spinta in atto ha contribuito senz’altro anche l’innovazione digitale che ha visto l’affermazione di nuovi strumenti di pagamento.
Tra questi spicca Satispay, innovativa app per i pagamenti di tutti i giorni che recentemente fa ha fatto parlare di sé per aver deciso di applicare una percentuale dell’1% su tutti i pagamenti, anche sotto i 10 euro (dal 7 aprile).
Non è la sola a rimodulare le condizioni. In precedenza anche PagoBancomat aveva fatto sapere di voler introdurre un cambio di tariffe. Una misura che scatterà a partire dal 1° luglio di quest’anno. Questo cambio potrebbe portare ad aumenti per i negozianti, che già segnalano commissioni troppo onerose, e a cascata anche sui consumatori.
Il dibattito sulle commissioni applicate ai commercianti per l’utilizzo dei Pos torna così in primo piano. Ma quanto costano davvero questi pagamenti agli esercenti? E quali strategie possono adottare per contenere i costi?
Poca trasparenza
Non è semplice costruire un quadro sul costo che i commercianti devono sostenere per ogni singola transazione. Ogni volta che un cliente paga con carta, l’esercente deve sostenere una commissione che varia in base al tipo di carta utilizzata, al circuito di pagamento e agli accordi con la propria banca o con il fornitore del Pos. C’è poi il costo del noleggio da sborsare per la macchinetta su cui il cliente avvicina la sua carta e che registra le operazioni.
«Dai dati delle simulazioni condotte in collaborazione con Confcommercio su diversi profili di esercente (e basate su offerte promozionali valide per il 2024), emerge che il costo delle commissioni che impatta sul transato annuale varia da meno dello 0,9% per un negozio con scontrino medio pari a 5 euro, a oltre l’1,20% nello scenario in cui non vi siano microtransazioni in negozio (percentuali che possono però crescere per esercizi commerciali in zone turistiche o con grande flusso di viaggiatori)» ha detto Ivano Asaro, direttore dell’Osservatorio Innovative Payments.
Le componenti del costo sono tante. Tuttavia si può dire che le commissioni sono generalmente più basse per le carte di debito rispetto alle carte di credito. Non esiste però un costo fisso universale. Le tariffe variano sensibilmente tra i diversi istituti di credito e i circuiti di pagamento.
Per esempio, le carte di credito Visa e Mastercard possono avere commissioni complessive in media dell’1,2% mentre American Express, che ha una rete di gestione separata, applica commissioni più elevate.
Le strade più economiche
Il circuito PagoBancomat, che si occupa prevalentemente delle carte di debito italiane, applica commissioni generalmente più basse. «Le commissioni di debito Bancomat incidono attualmente per lo 0,2-0,3% sul costo della transazione per l’esercente, contro lo 0,7% delle commissioni complessive medie» come rileva una recente analisi di Facile.it.
A luglio sarà rivisto il listino prezzi. Non è ancora chiaro come. Quel che finora si sa è che il nuovo listino prevede una differenziazione delle commissioni in base al valore dell’acquisto: tariffe più basse per beni di minor valore, come un caffè, e più alte per prodotti di lusso, come un abito griffato. Inoltre, il prezzario rifletterà l’introduzione di nuovi servizi innovativi, come gli accordi con Apple Pay e Amazon, e quelli futuri ancora in fase di sviluppo.
Come ridurre i costi delle commissioni
Nonostante l’aumento delle commissioni, esistono diverse strategie che gli esercenti possono adottare per ottimizzare i costi. La prima tra tutte è quella di negoziare le condizioni con la propria banca: spesso, le commissioni Pos non sono standardizzate e gli esercenti con un volume di transazioni significativo possono ottenere condizioni più vantaggiose.
Inoltre è possibile fare una valutazione dei metodi di pagamento in uso per capire se ci sono circuiti di pagamento alternativi: il circuito PagoBancomat e le soluzioni di pagamento offerte da fintech emergenti potrebbero risultare più economici.
Un’altra strada è quella di adottare soluzioni Pos digitali: alcune fintech, come SumUp o Nexi, propongono dispositivi Pos con commissioni fisse più basse rispetto alle banche tradizionali.
Alcuni esercenti, pur non potendo rifiutare i pagamenti con carta, incoraggiano l’uso di metodi di pagamento più economici, come le carte di debito rispetto alle carte di credito.
Vanno inoltre ricordate le agevolazioni fiscali: il governo ha recentemente introdotto incentivi e detrazioni per gli esercenti che utilizzano Pos, con l’obiettivo di compensare parte delle spese legate alle commissioni.
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