La politica ora vuole controllare meglio la RUAG

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“Avremo certamente uno sguardo più critico sui rapporti che ci vengono presentati ogni anno”: così l’esponente del Centro Charles Juillard, presidente della Commissione della gestione del Consiglio degli Stati, reagisce ai tre audit concernenti la RUAG pubblicati lunedì dal Controllo federale delle finanze (CDF). Dai documenti emerge in particolare che lo scandalo scoppiato un anno e mezzo fa con la compravendita di 100 carri armati dall’Italia – con diverse lacune formali, secondo una precedente perizia dello stesso Controllo delle finanze, e svolta all’insaputa della responsabile del Dipartimento – è molto più grande di quanto finora noto. L’operazione, lo ricordiamo, era culminata nell’estate del 2023 con il tentativo di RUAG, stoppato dal Consiglio federale, di cedere i panzer alla tedesca Rheinmetall che li avrebbe poi consegnati all’Ucraina tramite un Paese terzo.

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“I Dipartimenti della difesa e delle finanze non sono stati abbastanza diligenti”

Quanto emerge ora è che non si era infatti trattato di un singolo episodio ma di un vero e proprio sistema fraudolento orchestrato da un ex manager della stessa RUAG, con un potenziale danno pari a svariate decine di milioni di franchi. “A livello politico, sia il Dipartimento della difesa che quello delle finanze non sono stati sufficientemente diligenti”, afferma Juillard ai microfoni della RSI. E in una nota la Commissione rincara la dose: “I rapporti attestano l’esistenza di preoccupanti lacune”, “risultano particolarmente gravi la rendicontazione lacunosa al proprietario (ossia la Confederazione, per il tramite del DDPS, ndr) da parte di Ruag MRO per quanto riguarda il raggiungimento degli obiettivi strategici nonché la mancanza di una verifica approfondita di tali rendiconti da parte del proprietario”.

Il Dipartimento dell’uscente Viola Amherd di nuovo nell’occhio del ciclone

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Questa situazione, prosegue la commissione nel comunicato pubblicato già lunedì in tarda serata, “ha reso impossibile un’alta vigilanza parlamentare efficace”. Prima conseguenza: una sottocommissione è stata incaricata di svolgere ulteriori accertamenti.

Viola Amherd risponde solo in forma scritta

A sorprendere, di fronte alla gravità di quanto emerso, è il silenzio del Dipartimento della difesa e della sua responsabile Viola Amherd, come noto dimissionaria e in carica ancora solo fino alla fine di marzo. Il dipartimento è già sotto pressione per le difficoltà dell’esercito nel gestire diversi progetti di vitale importanza. Amherd, che potrebbe parlare mercoledì, si è affidata finora a un semplice comunicato nel quale ha chiesto un chiarimento completo e si è rallegrata del fatto che sia stato avviato un procedimento penale e che i responsabili siano chiamati a risponderne.

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I tre audit, ricorda la presa di posizione scritta di Viola Amherd, sono stati redatti su sua richiesta e su mandato della Delegazione delle finanze delle Camere federali. Dimostrano “che è stato giusto avviare le indagini subito dopo che sono state rese note le irregolarità relative ai carri armati Leopard 1”. Anche dal rapporto intermedio di NKF, la società incaricata da RUAG di realizzare un’indagine esterna, emergono atti criminali. “Allo stato attuale stato delle nostre conoscenze, questi risalgono al 2015”, ha sottolineato Amherd. La consigliera federale uscente risale poi indietro nel tempo, per ricordare che una lettera anonima del 2019 e relativa alle irregolarità di RUAG era stata indirizzata all’allora presidente di RUAG Holding, Remo Lütolf. “Subito dopo essere venuto a conoscenza di questa lettera anonima, il servizio competente in seno alla Segreteria generale del DDPS ha richiesto una presa di posizione” da parte dell’azienda. Questa rispose che aveva indagato sulle accuse e che si erano rivelate infondate. “A posteriori e sulla base delle indagini avviate dal dipartimento, dalla DelFin e da RUAG MRO, è chiaro che si trattava di un’affermazione errata”, aggiunge Amherd. Che poi conclude: i reati “con un alto livello di energia criminale” probabilmente non possono mai essere esclusi al 100%. Tuttavia, i meccanismi di controllo potrebbero essere rafforzati”.

Il presidente del CdA di RUAG MRO, Jürg Rötheli

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RUAG attuerà le raccomandazioni del CDF e la Confederazione, in quanto proprietaria, chiederà l’introduzione di misure adeguate. L’anno scorso il Consiglio federale aveva inoltre deciso, su richiesta del DDPS, di rivedere la forma giuridica di RUAG. Il dipartimento presenterà al Governo un progetto da porre in consultazione entro la fine dell’anno.

Le rassicurazioni della RUAG

In un comunicato, RUAG MRO sostiene che “queste derive e questi comportamenti inappropriati sono inaccettabili”. La nuova dirigenza è consapevole delle proprie responsabilità e porrà rimedio alle mancanze del passato e adotterà misure concrete. Sono stati avviati procedimenti legali e cambiamenti nel personale. RUAG MRO ha inoltre annunciato che farà tutto il possibile per migliorare la situazione e il rispetto delle regole di condotta. La riorganizzazione è prevista per il secondo trimestre di quest’anno.

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Verdi e PS chiedono una Commissione parlamentare di inchiesta

I rapporti sulla RUAG svelano tutta una serie di elementi, ma bisogna scavare ancora più a fondo, secondo i Verdi, che esigono la creazione di una Commissione parlamentare di inchiesta, unico strumento per “ristabilire la fiducia”. Sono state evidenziate “carenze gravi in termini di gestione e sorveglianza”, secondo il vicecapogruppo alle Camere Fabien Fivaz, non solo in seno all’azienda di proprietà della Confederazione ma anche dell’esercito e del Dipartimento della difesa. Per Balthasar Glättli, inoltre, “c’è una percezione insufficiente della responsabilità del DDPS in quanto proprietario”. Lo zurighese critica pure la “cecità deliberata” dell’esercito e della sua base logistica.

Analoga la posizione del PS, che in un comunicato giudica la CPI una necessità. Da vedere se solo sulla vicenda RUAG o per portare luce “sul caos in seno al Dipartimento della difesa”. I socialisti si dicono contrari a investire altri “miliardi alla cieca in un esercito disfunzionale”.

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Voci critiche arrivano anche da un altro partito, l’UDC, che per bocca di Werner Salzmann, membro della Commissione di politica di sicurezza della Camera dei cantoni, si scaglia contro la mancanza di controlli “senza la quale ci saremmo accorti che qualcosa non andava”. Colpa dei vertici della RUAG, sostiene, ma anche di quelli del Dipartimento della difesa. Salzmann dà a Viola Amherd unicamente il merito di aver avviato l’inchiesta ma lamenta nel contempo anche che dopo i rapporti del 2020 e del 2021 non si sia fatto niente.

Il GSsE: “Fermare le esportazioni di armi”

Sulla vicenda ha preso posizione anche il Gruppo per una Svizzera senza esercito (GSsE), che chiede misure drastiche e in particolare la fine dell’esportazione di materiale bellico, in un momento in cui al contrario il Governo chiede mani più libere per poter fare eccezioni alle norme che regolano l’export. Per il GSsE, i risultati del lavoro del Controllo federale delle finanze sono “deludenti ma non sorprendenti”, perché RUAG è da tempo su una brutta strada.

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01:36

RG 09.00 del 25.02.2025 La corrispondenza di Gian Paolo Driussi

RSI Info 25.02.2025, 10:31

Cosa dicono gli audit

Nei documenti si parla di sospetti di frode, mancanza di fiducia, trasparenza e continuità, e per una cultura dell’errore non sufficientemente sviluppata. In particolare, su richiesta della Delegazione delle Finanze del Parlamento, il CDF ha nuovamente esaminato il dossier relativo ai carri armati Leopard 1 e 2. Sono state riscontrate irregolarità durante il loro acquisto da parte di Ruag MRO Holding. Ruag MRO ha commissionato la già citata perizia esterna a Niederer Kraft Frey (NKF), che è ancora in corso. Secondo il rapporto del CDF, ci sono motivi sufficienti per sospettare gravi casi di frode, punibili penalmente. Al momento vale comunque la presunzione di innocenza.

Il caso concerne almeno un ex quadro, che ricopriva incarichi sia in Svizzera che in Germania. Insieme alla moglie e a un intermediario tedesco avrebbe sottratto materiale militare. Il CDF ha scoperto che i pezzi di ricambio di seconda mano per i carri armati Leopard 1 e 2 erano stati registrati sommariamente nel sistema di gestione dell’inventario. Una parte dello stock era stata ceduta a RUAG GmbH (Germania) per circa 3 milioni di franchi. L’analisi ha però dimostrato che il valore effettivo di questi pezzi era di 48 milioni di franchi. Un’altra porzione era conservata in Svizzera. Il suo valore era stato stimato dal quadro in 1,5 milioni di franchi, ma in realtà era solo di circa 400’000 franchi. Sono state individuate anche altre irregolarità: fatture venivano falsificate e venivano utilizzate denominazioni diverse per lo stesso materiale. A ciò vanno aggiunti multe e arretrati di IVA su attività commerciali in Italia. La perdita finanziaria ammonta come già detto a diverse decine di milioni di franchi.

L’indagine esterna di NKF ha inoltre constatato numerose violazioni delle direttive e delle procedure. In diverse transazioni, i pezzi di ricambio e i veicoli non sono stati registrati nella contabilità dell’inventario o lo sono stati in modo errato. Per diverse transazioni mancava l’approvazione degli organi direttivi. Il Controllo delle finanze raccomanda a RUAG MRO di segnalare immediatamente i fatti sospetti alle autorità di perseguimento penale. RUAG è anche invitata a intraprendere un’azione civile per garantire che le richieste di rimborso e di risarcimento siano presentate in tempo utile. In Germania è in corso un procedimento penale per corruzione contro il quadro coinvolto.

Gli audit si concentrano anche sulla gestione dell’azienda più in generale, evidenziandone le instabilità. Dopo la scissione del 2020, ha avuto cinque direttori generali e tre direttori delle finanze. Tali frequenti cambiamenti hanno ostacolato l’istituzione di processi di gestione e di una direzione stabile, ritiene il CDF. La mancanza di continuità non ha permesso di creare un rapporto di fiducia con il consiglio di amministrazione. L’azienda non è riuscita a garantire una comunicazione trasparente e una sana gestione degli errori, elementi essenziali per un’azienda di armamenti, e così non si è stati in grado di identificare i problemi. “La Confederazione non è stata abbastanza critica”, ha dichiarato il direttore del CDF Pascal Stirnimann durante un briefing con la stampa.

02:49

RUAG nella bufera

Telegiornale 25.02.2025, 12:30

02:05

RG 12.30 del 25.02.2025 – Il servizio di Alessio Veronelli

RSI Info 25.02.2025, 12:52

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