Foggia, accompagnatori scuolabus esclusi dalle stabilizzazioni: “È un’ingiustizia”

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“Il Comune di Foggia vuole combattere il precariato mandando a casa noi che siamo precari”. È l’amara constatazione di Luigi Di Paolo, portavoce dei 16 accompagnatori scuolabus attualmente impiegati nel servizio. Sono gli operatori assunti tramite Arpal Puglia, l’Agenzia regionale per le Politiche attive del lavoro, a tempo determinato e part-time, a 24 ore settimanali dal 19 settembre 2024 e al 30 giugno 2025.

La scorsa settimana, da Palazzo di Città è stata annunciata la stabilizzazione degli accompagnatori scuolabus dal prossimo anno scolastico, dopo anni di selezioni a tempo determinato. Era prevista dal Piano assunzionale. Ma ad essere stabilizzati non saranno loro. Il Servizio Personale ha trasmesso all’Arpal la richiesta di avviamento a selezione delle 16 unità a tempo indeterminato e parziale per 30 ore settimanali.

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Appresa la notizia, gli accompagnatori scuolabus sono entrati in fibrillazione: il requisito della disoccupazione li taglierebbe fuori. Il bando che scade il 6 marzo per il reclutamento di 4 custodi a tempo indeterminato e pieno, per esempio, prevede l’iscrizione in qualità di disoccupato nell’elenco anagrafico del Centro per l’Impiego di Foggia entro il 30 ottobre, data antecedente alla presentazione dell’istanza di avviamento da parte del Comune di Foggia. Peraltro, al punteggio in graduatoria concorre l’anzianità di disoccupazione: ogni mese maturato, vale 0,2 punti, fino ad un massimo di 20 punti. “Noi non possiamo partecipare e siamo già fuori da questa selezione”, fa notare Luigi Di Paolo.

Gli accompagnatori lavoreranno per dieci mesi e la richiesta di avviamento a selezione è già partita. La dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (Did) che determina formalmente l’inizio dello stato di disoccupazione, dunque, quasi certamente, dovrà essere di gran lunga antecedente alla data del 30 giugno, quando scade il loro contratto. “Noi automaticamente siamo fuori a prescindere”, osserva il portavoce degli attuali assunti. Hanno interloquito anche con l’Arpal, e si sono sentiti rispondere, in buona sostanza, che in questi casi i requisiti richiesti sono disoccupazione e Isee.

L’esperienza maturata in questo anno scolastico, dunque, con tutta probabilità, non servirà, perché non potranno partecipare alla selezione per il reclutamento del personale a tempo indeterminato. Sono stati a stretto contatto con un’utenza che si abitua alla loro presenza e che, specie nel caso degli studenti disabili, patisce il turnover del personale. “Cambiare sempre persone danneggia anche i bambini”, rimarca l’operatore.

“Noi dovremmo avere il diritto di prelazione – prosegue -, perché quando un contratto supera i 6 mesi e poi la stessa Amministrazione bandisce una selezione a tempo indeterminato per lo stesso ruolo, la stessa posizione, chi sta dentro con un contratto per più di 6 mesi avrebbe anche un diritto di precedenza”.

Si sono attivati e hanno preso i primi contatti con i sindacati. Avevano formalizzato una richiesta di incontro, tramite Pec, alla sindaca Maria Aida Episcopo per chiedere delucidazioni e, in assenza di risposte, dopo una quindicina di giorni si sono presentati a Palazzo di Città. Da lì a poco è stato fissato un appuntamento con l’assessora al Personale Daniela Patano.

Il loro è un “gruppo compatto”, e il Servizio Istruzione del Comune avrebbe apprezzato la dedizione dimostrata fin qui. “Mai una malattia e anche le persone che ne hanno diritto non stanno usufruendo della 104. Se questo è il ringraziamento – prosegue Luigi Di Paolo -, è veramente spiacevole. Siamo persone semplici, senza raccomandazioni e quando siamo entrati ci faceva strano”. Lui è il più giovane, ha 33 anni, ma gli altri operatori hanno tutti tra i 45 e i 50 anni, e a quell’età, si sa, non è facile ricominciare. “Noi lottiamo, quello che possiamo fare lo faremo. Non è normale buttare in mezzo ad una strada 16 famiglie. Stiamo facendo valere il nostro diritto al lavoro. Noi non abbiamo pari opportunità come gli altri di partecipare regolarmente a una selezione per l’assunzione a tempo indeterminato. È la cosa che ci fa più rabbia – conclude l’operatore -. Non è giusto”.



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