Beko, il Mimit: “Reindustrializzazione”. Poi critica Regione e Provincia, la risposta: “Strumentalizzazione politica”

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Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) annuncia attraverso una nota di lavorare alla reindustrializzazione dello stabilimento Beko di Siena, avviando interlocuzioni con il Comune e Invitalia per favorire l’acquisizione del sito da parte di un soggetto pubblico e creare le condizioni per attrarre nuovi investitori e garantire un futuro produttivo all’impianto.

Durante un incontro tecnico a Palazzo Piacentini, presieduto dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto, hanno partecipato i vertici della proprietà, le strutture del Mimit e le organizzazioni sindacali. Il Ministero ha spiegato che “Beko ha confermato il proseguimento delle attività fino al 31 dicembre 2025 e la disponibilità a rispettare il contratto di locazione fino a dicembre 2027”. Nel frattempo, l’azienda investirà circa 7 milioni di euro per sostenere i costi di locazione, individuare un advisor per la ricerca di un nuovo investitore e proseguire le attività di bonifica del sito.

L’incontro segue i recenti confronti con la Regione e il Comune, oltre alla missione del ministro Urso in Turchia, durante la quale Beko ha aggiornato il piano industriale, confermando investimenti per “300 milioni di euro”. Il tavolo di confronto tra le parti verrà aggiornato il 27 febbraio presso il Mimit.

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Il Mimit punta il dito contro Regione e Provincia

L’iniziativa arriva a seguito del “disimpegno della Regione Toscana e delle delibere della Provincia di Siena”, che, evidenzia il Mimit, “escludono un intervento per l’acquisizione del sito, senza aver prima le garanzie di un progetto industriale”.

Regione e Provincia al Mimit: “Strumentalizzazione politica. A Siena i lavoratori siamo abituati a guardarli in faccia”

Così il presidente Eugenio Giani risponde alla nota del Mimit: “Nessun disimpegno, tutto il contrario. Noi siamo impegnati a sostenere per quanto è nelle nostre competenze la lotta dei lavoratori e la prospettiva di investimenti per l’attività industriale Beko a Siena. Semplicemente non siamo stati invitati alla riunione di oggi al Ministero, addirittura attribuendo posizioni alla Regione che mai sono state richieste od oggetto di interlocuzione, compiendo grave scorrettezza istituzionale. Vi è una chiara volontà di mistificare con parole false e improprie, quali “disimpegno”, il ruolo della Regione, ad oggi molto importante per sollevare, amplificare, difendere le ragioni dei lavoratori Beko di Siena. Invece che unire il ruolo delle Istituzioni si cerca di dividere e strumentalizzare, provocando danno alla lotta dei lavoratori e all’impegno per salvare la realtà industriale di Siena. Chiariremo in tutte le sedi questo irresponsabile comportamento che emerge dalla nota Mimit su Beko”.

“E’ del tutto evidente che ormai siamo di fronte ad una vera e propria strumentalizzazione politica arrivando perfino ad evocare atti e delibere mai assunte. Per buona prassi e buon governo a Siena i lavoratori siamo abituati a guardarli in faccia e sia loro che i loro rappresentanti sindacali che siedono al tavolo di coordinamento che accompagna la crisi dall’avvio della vertenza, sanno bene ciò che questo territorio ha chiesto in modo unitario: e cioè che la vertenza Beko Europe per Siena non è chiusa finché non ci saranno le condizioni per garantire la continuità industriale per il sito di viale Toselli e la salvaguardia dei 299 posti di lavoro. Condizioni che, ad oggi, ancora stiamo aspettando e rispetto alle quali il territorio, come abbiamo sempre detto, è pronto a fare la sua parte”. Lo sottolinea la Presidente della Provincia di Siena Agnese Carletti al termine del tavolo di crisi convocato dal Mimit a Roma sulla crisi della Beko Europe.

 

I sindacati: Cambiamenti a piano industriale insufficienti”

I sindacati Fim, Fiom, Uilm e Uglm giudicano insoddisfacenti le modifiche al piano industriale di Beko, sottolineando che “non trovano una soluzione per tutte le fabbriche e le divisioni impiegatizie, non garantiscono investimenti idonei a rilanciare le produzioni italiane e valorizzare al meglio gli enti di ricerca e sviluppo prodotto, qualità, prevedono soluzioni organizzative non condivise e implicano un numero molto alto di esuberi”.

Dopo l’ultimo incontro con la newco turco-americana e i rappresentanti sindacali nazionali e regionali, le sigle annunciano la volontà di “scongiurare chiusure e licenziamenti” e confermano la prosecuzione del negoziato presso il Ministero delle Imprese e del Made in Italy nelle date del 27 febbraio, 14 e 18 marzo.

Per il sito di Cassinetta, la direzione aziendale ha comunicato “350 esuberi nella fabbrica di frigoriferi, specificando però che a parità di professionalità le varie fabbriche possono essere considerate come vasi comunicanti”. A Melano vengono confermati “68 esuberi”, mentre a Carinaro il piano industriale prevede la trasformazione in un centro europeo per parti di ricambio con “40 esuberi”.

Per Comunanza, viene ipotizzato “uno scenario di continuità produttiva, ma con la presenza di 80/100 esuberi su un totale di 320 occupati”. La situazione più critica riguarda Siena, dove “resta ferma purtroppo la decisione aziendale di cessare la produzione a fine anno”. Beko si è detta disponibile alla ricerca di un nuovo investitore e alla richiesta di ammortizzatori sociali fino al 2027, mentre il governo si è impegnato a favorire “l’acquisizione del sito da parte di un soggetto pubblico, al fine di fornire una base concreta alla ricerca di una ipotesi di reindustrializzazione”.

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Per quanto riguarda il settore impiegatizio, gli esuberi sono stati rivisti al ribasso di circa 50 unità, attestandosi a “628 su un personale di 1.529 impiegati”. Gli investimenti previsti sono pari a “78 milioni di euro nelle attività trasversali e di infrastruttura”.

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