Il 24 febbraio 2022, la Russia lanciò la sua “operazione militare speciale” con un’offensiva su più fronti: nord (verso Kiev), est (Donbass) e sud (Crimea e Mariupol). L’obiettivo era chiaro: conquistare la capitale e rovesciare il governo ucraino in pochi giorni. Tuttavia, la resistenza ucraina, armata con missili Javelin e droni Bayraktar TB2, e i problemi logistici russi (convogli fermi per mancanza di rifornimenti) portarono al ritiro da Kiev entro il 31 marzo. Questo segnò il primo fallimento strategico di Mosca.
Parallelamente, tra marzo e aprile si tennero negoziati mediati dalla Turchia, con incontri chiave a Istanbul il 29 marzo 2022. L’Ucraina propose la neutralità in cambio di garanzie di sicurezza, mentre la Russia chiedeva il riconoscimento della Crimea e del Donbass separatista. Le difficoltà emersero subito: Mosca vedeva i colloqui come tattica dilatoria ucraina, mentre Kiev temeva una capitolazione mascherata. Il processo si arenò dopo che nessuna delle parti riuscì a superare la reciproca diffidenza, e i combattimenti ripresero con forza a est (battaglia di Mariupol, conclusa a maggio con la caduta di Azovstal).
Dopo il ritiro da Kiev, la Russia concentrò le forze nel Donbass, conquistando Severodonetsk (25 giugno) e Lysychansk (2 luglio) con un’intensa campagna di artiglieria (lanciarazzi Grad e obici da 152 mm). L’Ucraina, pur subendo perdite, iniziò a ricevere sistemi HIMARS dagli USA, che permisero di colpire depositi russi in profondità, rallentandone l’avanzata.
L’estate segnò un’inversione: l’Ucraina lanciò una controffensiva a Kharkiv (6-12 settembre), liberando oltre 8.000 km², grazie a una combinazione di HIMARS, carri T-64 modernizzati e intelligence occidentale. Poi, l’11 novembre 2022, la Russia si ritirò da Kherson, unica capitale regionale occupata, dopo un’offensiva ucraina che sfruttò missili anticarro e droni per tagliare le linee di rifornimento sul Dnipro. Questo fu un duro colpo simbolico e strategico per Mosca.
Il maggiore momento di difficoltà del 2022 per l’Ucraina
Tra questi eventi, il maggiore momento di difficoltà per l’Ucraina si colloca tra febbraio e marzo 2022, durante le prime settimane dell’invasione. Ecco perché.
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Ragioni: l’avanzata russa verso Kiev fu rapidissima, con colonne di carri armati a poche decine di chilometri dalla capitale (battaglia di Irpin e Bucha). Il governo ucraino rischiò di collassare, la popolazione civile fu colpita duramente (massacro di Bucha scoperto ad aprile), e l’esercito, ancora in fase di riorganizzazione, dipendeva da armi leggere contro una potenza superiore in numero e tecnologia.
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Operazioni e armamenti: la Russia impiegò missili Iskander e bombe aeree per colpire infrastrutture chiave, mentre l’Ucraina si affidò a una difesa disperata con Javelin, NLAW e volontari inesperti. La sopravvivenza di Kiev dipese dalla resilienza popolare e dai primi aiuti occidentali, arrivati appena in tempo.
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Impatto: se Kiev fosse caduta, la guerra avrebbe potuto concludersi con una vittoria russa lampo, cambiando l’intero corso del conflitto.
I maggiori momenti di difficoltà del 2022 per la Russia
A settembre è cominciata la fase di maggiore difficoltà per la Russia.
A) Kharkiv
La riconquista di Kharkiv, o più precisamente la liberazione della gran parte della regione di Kharkiv da parte dell’Ucraina, avvenuta tra il 6 e il 12 settembre 2022, è stata uno dei momenti più significativi del conflitto bellico del 2022. Questa controffensiva fulminea ha segnato una svolta strategica e psicologica, dimostrando la capacità ucraina di riprendere l’iniziativa contro la Russia e consolidando il sostegno internazionale.
Contesto
La città di Kharkiv, seconda per grandezza in Ucraina con circa 1,4 milioni di abitanti prima della guerra, si trova a soli 30 km dal confine russo ed è stata un obiettivo primario dall’inizio dell’invasione il 24 febbraio 2022. Nei primi mesi, la Russia occupò gran parte della regione circostante (oblast di Kharkiv), arrivando a controllare città come Kupiansk, Izium e Balakliya, ma non riuscì mai a prendere il centro urbano di Kharkiv, grazie alla strenua resistenza ucraina. Entro l’estate, le linee russe si erano stabilizzate, ma erano fragili, con truppe sparse e logistica sotto pressione.
La controffensiva (6-12 settembre 2022)
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Preparazione: l’Ucraina pianificò segretamente l’operazione mentre annunciava pubblicamente una controffensiva nel sud (Kherson), ingannando la Russia e costringendola a ridistribuire truppe. Le forze ucraine, rafforzate da aiuti occidentali, includevano brigate ben addestrate (es. la 92ª Brigata Meccanizzata) e riservisti motivati.
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Inizio: il 6 settembre, l’Ucraina attaccò da nord-est di Kharkiv, puntando a sfondare le linee russe vicino a Balakliya. L’offensiva fu rapidissima, sfruttando la sorpresa e la debolezza delle difese russe, composte spesso da unità sotto organico della Guardia Nazionale Russa (Rosgvardia) e milizie separatiste.
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Svolgimento
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Balakliya: liberata l’8 settembre dopo scontri leggeri, aprendo la strada verso sud-est.
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Izium: presa il 10 settembre, un nodo logistico cruciale per i rifornimenti russi nel Donbass. La conquista fu facilitata dal collasso delle linee russe, con truppe in fuga che abbandonarono armi e veicoli.
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Kupiansk: liberata l’11 settembre, tagliando una delle principali arterie di approvvigionamento russe sul fiume Oskil.
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Armamenti chiave
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Ucraina: sistemi HIMARS colpivano depositi e centri di comando russi a decine di chilometri di distanza, mentre carri T-64 e T-72 modernizzati, supportati da veicoli leggeri e droni, avanzavano rapidamente. L’artiglieria da 155 mm (es. obici M777) garantiva copertura.
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Russia: le difese si affidavano a carri T-80, artiglieria Grad e posizioni trincerate, ma mancavano di coordinamento e rinforzi, con l’aviazione (Su-34) incapace di fermare l’avanzata ucraina.
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Fine: entro il 12 settembre, l’Ucraina aveva liberato oltre 8.000 km² e circa 300 insediamenti, spingendo le forze russe oltre il fiume Oskil.
Perché è stata importante la controffensiva urcaina del settembre 2022
La riconquista della regione di Kharkiv ha avuto implicazioni profonde su più livelli:
1. Impatto militare
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Interruzione delle linee russe: la perdita di Izium e Kupiansk spezzò le catene di rifornimento russe verso il Donbass, indebolendo la loro capacità di sostenere offensive su Sloviansk e Kramatorsk. Il fronte orientale fu costretto a ripiegare su posizioni più difensive.
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Dimostrazione di capacità: l’Ucraina mostrò di poter condurre operazioni combinate su larga scala, usando armi occidentali (HIMARS) e tattiche NATO apprese durante l’addestramento con alleati come Regno Unito e USA. Questo segnò un’evoluzione dalla difesa statica a una guerra di movimento.
2. Impatto psicologico
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Per l’Ucraina: la vittoria galvanizzò il morale nazionale. Le immagini di bandiere ucraine sventolate a Izium e di civili che abbracciavano i soldati a Kupiansk rafforzarono la determinazione a resistere. Fu una prova tangibile che la Russia poteva essere sconfitta.
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Per la Russia: il collasso fu un’umiliazione. Putin affrontò critiche interne da nazionalisti e blogger militari (es. Rybar), mentre il morale delle truppe, già provato, peggiorò. Il 21 settembre, Putin annunciò la mobilitazione parziale (300.000 uomini), un’ammissione implicita della crisi.
3. Impatto geopolitico
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Sostegno occidentale: la riconquista convinse gli alleati dell’efficacia degli aiuti militari. Dopo Kharkiv, aumentarono le consegne di armi più avanzate (es. sistemi antiaerei NASAMS e, successivamente, Patriot), consolidando la fiducia nella capacità ucraina di vincere.
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Perdita di credibilità russa: la fuga disordinata ridimensionò l’immagine della Russia come potenza militare invincibile.
4. Impatto strategico a lungo termine
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Riorientamento del conflitto: con il nord-est liberato, l’Ucraina poté concentrarsi su altri fronti, come Kherson (liberata a novembre). Per la Russia, la perdita costrinse a una strategia più difensiva nel Donbass, rallentando i piani di espansione.
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Prossimità al confine: riportare il controllo vicino al confine russo aprì la possibilità di incursioni future (es. Kursk nel 2024), portando la guerra in territorio nemico.
B) Kherson
Il ritiro russo da Kherson, annunciato ufficialmente l’11 novembre 2022, rappresenta un altro dei momenti più significativi e umilianti per la Russia nel corso del conflitto armato in Ucraina nel 2022. Questa ritirata segnò la perdita dell’unica capitale regionale ucraina conquistata da Mosca dall’inizio dell’invasione e fu un trionfo strategico e simbolico per l’Ucraina.
La dinamica del ritiro: cronologia e operazioni
1. Controffensiva ucraina (agosto-ottobre 2022)
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Inizio: l’Ucraina lanciò una controffensiva nel sud a fine agosto 2022, con l’obiettivo dichiarato di liberare Kherson. A differenza dell’offensiva lampo a Kharkiv (settembre), questa fu graduale e metodica, mirando a logorare le linee russe.
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Armamenti chiave: l’Ucraina utilizzò sistemi HIMARS (forniti dagli USA) per colpire depositi di munizioni, ponti e linee di rifornimento sul Dnipro, come il Ponte Antonovskij e il Ponte Nova Kakhovka. I droni e l’artiglieria da 155 mm (es. obici M777) distrussero infrastrutture critiche, isolando le truppe russe sulla riva ovest.
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Progressi: entro ottobre, le forze ucraine avanzarono da nord e ovest, liberando villaggi come Davydiv Brid e spingendo le linee russe verso il fiume. La strategia puntava a tagliare i rifornimenti, rendendo insostenibile la posizione di Mosca.
2. Decisioni russe (ottobre-novembre 2022)
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Segnali preliminari: già a settembre, i funzionari russi iniziarono a evacuare civili e amministratori collaborazionisti da Kherson, un segnale di preparativi per un ritiro. La propaganda russa parlava di “protezione della popolazione”, ma il morale delle truppe era in calo.
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Annuncio ufficiale: il 9 novembre 2022, il generale Sergey Surovikin, appena nominato comandante delle operazioni in Ucraina, e il ministro della Difesa Sergei Shoigu annunciarono in TV il ritiro dalla riva occidentale del Dnipro, definendolo una “decisione difficile” per “salvare vite”. La ritirata iniziò immediatamente e fu completata l’11 novembre, con le forze russe che si attestarono sulla riva orientale.
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Operazioni di copertura: la Russia fece saltare sezioni del Ponte Antonovskij e altre infrastrutture per rallentare l’avanzata ucraina, mentre le truppe si ritiravano sotto il fuoco nemico.
3. Entrata ucraina a Kherson (11-12 novembre 2022)
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Il 11 novembre, le forze ucraine entrarono a Kherson senza incontrare resistenza significativa. Video mostrano folle festanti che accoglievano i soldati con bandiere ucraine, un’immagine potente di liberazione. Entro il 12 novembre, l’Ucraina aveva ripreso il controllo totale della città e della riva occidentale.
Ragioni del ritiro russo
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Isolamento logistico
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I continui attacchi ucraini con HIMARS resero i ponti sul Dnipro inutilizzabili, costringendo la Russia a usare traghetti e pontoni, vulnerabili ai bombardamenti. Le truppe sulla riva ovest (stimabili in 20.000-30.000 uomini) erano tagliate fuori da rifornimenti adeguati di cibo, munizioni e carburante.
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Pressione militare ucraina
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La controffensiva, pur lenta, era inarrestabile. Le forze ucraine, rafforzate da carri T-64 modernizzati e unità ben addestrate, avanzavano su più assi, minacciando di accerchiare le truppe russe. La perdita di villaggi chiave come Snihurivka (10 novembre) fu l’ultimo campanello d’allarme.
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Costo umano insostenibile
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Difendere Kherson avrebbe richiesto un sacrificio enorme contro un nemico sempre più equipaggiato. Le perdite russe totali nel 2022 erano già stimate tra 70.000 e 100.000 (morti e feriti), e Surovikin preferì preservare le truppe per il Donbass.
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Cambio di strategia
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Dopo il fallimento su Kiev, la Russia riorientò la guerra sul Donbass e sul mantenimento dei territori annessi. Kherson, pur importante, era meno vitale rispetto a Donetsk e Luhansk, e il Dnipro offriva una barriera naturale per stabilizzare il fronte.
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Il ritiro da Kherson l’11 novembre 2022 fu una sconfitta tattica e simbolica per la Russia, resa inevitabile dalla superiorità logistica e militare ucraina, supportata dall’Occidente. Fu il risultato di una controffensiva ben pianificata che sfruttò i punti deboli russi, in particolare la dipendenza dal Dnipro per i rifornimenti. Sebbene non così devastante come il fallimento su Kiev (che compromise l’intero piano iniziale), rappresentò un’ulteriore prova della difficoltà di Mosca nel mantenere i territori conquistati, aprendo una nuova fase nel conflitto.
Il rischio nucleare nel 2022
Il timore di un’escalation nucleare emerse più volte nel 2022, raggiungendo il picco in autunno.
Le dichiarazioni di Putin
Dopo la controffensiva ucraina e il ritiro da Kherson, Vladimir Putin annunciò il 21 settembre 2022 la mobilitazione parziale e dichiarò che la Russia avrebbe usato “tutti i mezzi a disposizione” per difendere i territori annessi (Crimea e Donbass).
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Contesto: questo avvenne mentre gli USA intensificavano il supporto con HIMARS e sistemi Patriot, e la NATO rafforzava il confine orientale. Esperti occidentali, come quelli del Bulletin of the Atomic Scientists, segnalarono un rischio nucleare al livello più alto dai tempi della crisi dei missili di Cuba (1962).
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Armamenti in gioco: la Russia disponeva di testate nucleari tattiche (portata limitata, trasportabili da missili Iskander), e Putin fece esercitazioni simulate a ottobre 2022.
Le dichiarazioni di Biden
Biden affrontò il rischio nucleare con una combinazione di moniti pubblici, cautela diplomatica e rassicurazioni, cercando di scoraggiare la Russia senza provocare un’escalation diretta. Ecco le sue dichiarazioni più significative:
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6 ottobre 2022 – Raccolta fondi a New York
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Dichiarazione: durante un evento privato con donatori democratici, Biden disse: “Non affrontiamo la prospettiva di un Armageddon nucleare dal tempo di Kennedy e della crisi dei missili di Cuba.” Aggiunse che le minacce di Putin sull’uso di armi nucleari tattiche erano “reali” e che il rischio era “il più alto dagli anni ’60”. Parlò anche del pericolo che un’esplosione nucleare tattica potesse “scatenare una reazione a catena fuori controllo”.
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Contesto: queste parole seguirono il discorso di Putin del 21 settembre e l’annessione delle regioni ucraine. Biden cercava di sensibilizzare sull’entità della minaccia senza compromettere la postura ufficiale degli USA.
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Impatto: la dichiarazione, riportata da giornalisti presenti (es. CNN), fece scalpore.
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Il rischio nucleare non si concretizzò, ma amplificò la tensione, specialmente dopo Kherson, quando la Russia si sentì umiliata e cercò di riaffermare la propria potenza.
Il generale americano Milley: “Quando la pace può essere raggiunta, coglietela”
Il generale Mark Milley, figura di spicco del Pentagono come Chairman of the Joint Chiefs of Staff, fece una serie di dichiarazioni pubbliche che riflettevano una posizione pragmatica sulla guerra, basata sulla sua valutazione militare e sulle prospettive di una soluzione negoziata.
La proposta di Milley: negoziare da una posizione di forza
Poco prima e subito dopo il ritiro russo da Kherson, Milley avanzò l’idea che il successo ucraino potesse aprire una finestra per negoziati.
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9 novembre 2022 (Economic Club di New York). Milley disse: “Quando c’è un’opportunità per negoziare, quando la pace può essere raggiunta, coglietela. Cogliete il momento”. Sottolineò che una vittoria militare totale (espellere tutte le forze russe dall’Ucraina) era improbabile nel breve termine e che entrambe le parti avrebbero dovuto riconoscere che “la vittoria militare, nel senso pieno del termine, non è probabilmente realizzabile con mezzi militari”.
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16 novembre 2022 (Conferenza stampa al Pentagono). Dopo Kherson, Milley ribadì che la Russia era “in difficoltà” e che l’Ucraina si trovava in una posizione di forza. Suggerì che questo fosse il momento ideale per negoziare, dato che “si negozia meglio quando sei in una posizione di forza e il tuo avversario è debole”. Tuttavia, precisò che la decisione spettava all’Ucraina e che gli USA avrebbero continuato a sostenerla militarmente.
La logica di Milley
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Valutazione militare: Milley notò che, nonostante i successi ucraini, un’espulsione completa della Russia da tutti i territori occupati (Crimea inclusa) avrebbe richiesto uno sforzo prolungato e costoso, con probabilità di successo “non alte” nel breve termine. L’inverno imminente, con il rallentamento delle operazioni, offriva una pausa naturale per esplorare soluzioni diplomatiche.
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Lezioni storiche: paragonò la situazione alla Prima Guerra Mondiale, quando i leader non colsero opportunità di pace nel 1914, portando a milioni di morti inutili. Voleva evitare un’escalation simile.
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Posizione della Russia: il ritiro da Kherson e le perdite stimate in 100.000 uomini (morti e feriti) indicavano una Russia indebolita, potenzialmente più incline a compromessi.
- Il generale Milley non fu ascoltato e la guerra continuò.
Le fasi del 2023: una timeline dettagliata
Fase 1
Stallo invernale e la battaglia di Bakhmut (gennaio-maggio 2023)
Il 2023 si aprì con una guerra di posizione, dopo i successi ucraini di fine 2022. La Russia concentrò le sue forze su Bakhmut, nel Donbass, in una delle battaglie più lunghe e sanguinose del conflitto. Guidata dal Gruppo Wagner, Mosca impiegò tattiche di “carne da cannone” (assalti frontali con reclute poco addestrate) e un’intensa campagna di artiglieria con obici D-30 e droni kamikaze Shahed-136. L’Ucraina rispose con sistemi HIMARS e artiglieria da 155 mm fornita dalla NATO, ma subì gravi perdite. Bakhmut cadde il 20 maggio 2023, segnando una vittoria simbolica per la Russia, ma a un costo umano e materiale altissimo.
Fase 2: Preparazione della controffensiva ucraina (febbraio-giugno 2023)
Parallelamente, l’Ucraina si preparò per una grande controffensiva, ricevendo armamenti occidentali più avanzati: carri armati Leopard 2 (Germania), Challenger 2 (Regno Unito) e sistemi antiaerei Patriot (USA). La Russia, nel frattempo, fortificò le sue linee difensive nel sud e nell’est con trincee, campi minati e barriere anticarro (“denti di drago”), rendendo qualsiasi avanzata ucraina estremamente complessa.
Fase 3
La controffensiva ucraina e il suo stallo (giugno-ottobre 2023)
La controffensiva iniziò ufficialmente il 4 giugno 2023, con attacchi principali verso Zaporizhzhia e il Donbass orientale. L’Ucraina schierò brigate addestrate dalla NATO e veicoli corazzati Bradley, ma si scontrò con una resistenza russa ben preparata. I campi minati, i droni Lancet e l’artiglieria russa (con un vantaggio di 5-10 colpi per ogni colpo ucraino) rallentarono i progressi. Entro ottobre, l’Ucraina aveva liberato solo piccole porzioni di territorio (circa 300 km²), molto meno delle aspettative, segnando il fallimento dell’offensiva.
Fase 4
Consolidamento russo e crisi ucraina (novembre-dicembre 2023)
Dopo lo stallo della controffensiva, la Russia riprese l’iniziativa, avanzando lentamente nel Donbass (es. verso Avdiivka) e intensificando gli attacchi aerei con missili Kalibr e bombe guidate FAB-500. L’Ucraina, a corto di munizioni e uomini, affrontò una crisi interna: ritardi negli aiuti USA (bloccati al Congresso) e tensioni tra il presidente Zelensky e il generale Zaluzhnyi emersero a fine anno, indebolendo la coesione.
Il maggiore momento di difficoltà del 2023 per l’Ucraina
Il maggiore momento di difficoltà per l’Ucraina nel 2023 è stato il fallimento della controffensiva estiva, culminato tra settembre e ottobre 2023.
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Ragioni: l’Ucraina puntava a sfondare le linee russe per raggiungere il Mar d’Azov e tagliare il “corridoio terrestre” verso la Crimea, ma non riuscì a superare le difese russe, profonde fino a 20 km. La mancanza di superiorità aerea (nessun caccia F-16 ancora consegnato), la carenza di munizioni per HIMARS e Patriot, e l’esaurimento delle truppe dopo mesi di preparazione resero l’impresa impossibile. La Russia, al contrario, sfruttò la sua superiorità numerica (circa 600.000 uomini in teatro) e un’efficace guerra elettronica per neutralizzare i droni ucraini.
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Operazioni e armamenti: iLeopard 2 e Bradley furono decimati da mine e droni Lancet, mentre i Patriot abbatterono alcuni missili russi ma non poterono contrastare l’artiglieria a corto raggio. Questo stallo segnò un punto di svolta psicologico e strategico: l’Ucraina perse l’iniziativa, e la guerra si cristallizzò in un conflitto di attrito, favorendo la Russia nel lungo termine.
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Impatto: il fallimento erose la fiducia degli alleati occidentali e aumentò la pressione interna su Kiev, con un inverno difficile in vista.
Analisi del 2024 in Ucraina
Le fasi del 2024: una timeline dettagliata
Fase 1
Offensiva russa nel Donbass (gennaio-marzo 2024)
Il 2024 si è aperto con la Russia decisa a capitalizzare il fallimento della controffensiva ucraina del 2023. L’obiettivo principale fu il Donbass, con un assedio prolungato ad Avdiivka. La Russia ha impiegato bombe FAB-1500 guidate, droni Lancet e un’intensa artiglieria, mentre l’Ucraina, a corto di munizioni HIMARS e Patriot per ritardi negli aiuti USA, si è affidata a droni FPV e difese statiche. La caduta di Avdiivka il 17 febbraio 2024 è stata un successo chiave per Mosca, consolidando il controllo nel Donbass orientale.
Fase 2
Incursione ucraina a Kursk (agosto-settembre 2024)
In estate, l’Ucraina ha lanciato un’operazione audace: il 6 agosto ha invaso la regione russa di Kursk con circa 10.000 uomini, usando carri T-80 e HIMARS per colpire depositi russi. L’obiettivo era costringere Mosca a ridistribuire truppe dal fronte ucraino. La Russia ha reagito con rinforzi e attacchi aerei (Su-34 e missili Kalibr), riprendendo gran parte del territorio, ma l’incursione ha dimostrato la capacità ucraina di portare la guerra in casa russa.
Fase 3
Autorizzazione all’uso di armi per colpire la Russia e escalation (settembre-novembre 2024)
Il 17 settembre 2024, il Parlamento europeo ha approvato l’uso di missili occidentali (ATACMS e Storm Shadow) contro obiettivi in Russia, segnando un’escalation. L’Ucraina ha colpito basi russe a oltre 300 km dal confine, rallentando la logistica di Mosca. La Russia ha risposto con attacchi su infrastrutture ucraine (centrali elettriche) usando droni Shahed e missili ipersonici Kinzhal, intensificando la guerra a distanza.
Fase 4
Avanzate russe (novembre-dicembre 2024)
A fine anno, la Russia è avanzata verso Pokrovsk e Chasiv Yar nel Donbass, sfruttando una superiorità numerica e nuove reclute mobilitate. L’Ucraina, pur rafforzata dai missili a più lungo raggio, ha subito perdite territoriali (circa 4.168 km² nel 2024, secondo l’ISW) e ha dovuto affrontare un inverno difficile per carenze energetiche e affaticamento delle truppe.
Il maggiore momento di difficoltà ucraina del 2024
Il maggiore momento di difficoltà per l’Ucraina fu la caduta di Avdiivka (17 febbraio 2024).
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Ragioni: Avdiivka era una roccaforte strategica; la sua perdita aprì la strada a ulteriori avanzate russe nel Donbass. L’Ucraina era in svantaggio numerico (rapporti 1:3) e mancavano munizioni per HIMARS e artiglieria NATO, bloccate da ritardi USA. La Russia, con 40.000 uomini nell’area, usò tattiche brutali e un’intensa campagna aerea.
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Operazioni e armamenti: le FAB-1500 russe hanno distrutto le difese ucraine, mentre i droni Lancet hanno neutralizzato i carri.
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Impatto: questo evento ha segnato un punto di svolta, confermando il vantaggio russo in una guerra di attrito e indebolendo il morale ucraino.
Mobilitazione, forze in campo, renitenti e disertori nel 2024
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Russia: dopo la mobilitazione del 2022 (300.000 uomini), Mosca ha intensificato il reclutamento nel 2024, aggiungendo circa 200.000-250.000 soldati (stime ISW), portando le forze totali in Ucraina a 600.000-700.000, di cui 300.000-450.000 sul fronte.
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Ucraina: Kiev ha schierato 200.000-300.000 uomini sul fronte. La legge marziale ha abbassato l’età di leva a 25; i renitenti sono aumentati assieme ai disertori.
Analisi del 2025 in Ucraina
Le fasi del 2025: una timeline dettagliata
Fase 1
Transizione politica e stallo (gennaio-febbraio 2025)
Con l’insediamento di Donald Trump il 20 gennaio 2025, il conflitto entrò in una fase di attesa diplomatica. La Russia continuò a premere su Pokrovsk, usando artiglieria e droni, mentre l’Ucraina consolidò le difese con missili ATACMS e Storm Shadow, colpendo depositi russi. Nessuna svolta militare significativa si è verificata finora, ma gli occhi sono puntati su possibili negoziati.
Fase 2
Prosecuzione delle operazioni a Kursk (gennaio-febbraio 2025)
L’incursione ucraina a Kursk, iniziata nel 2024, si è protratta nel 2025. La Russia ha rafforzato la regione con truppe e missili S-300, ma non ha ancora espulso del tutto gli ucraini.
Il maggiore momento di difficoltà del 2025 (finora)
Il maggiore momento di difficoltà per l’Ucraina è la crisi logistica e morale di gennaio 2025.
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Ragioni: l’incertezza sugli aiuti USA sotto Trump (che ha promesso di rivedere il sostegno) e le perdite cumulative (stimabili in 300.000-400.000 tra morti e feriti dal 2022) hanno minato la capacità ucraina di tenere il fronte. La Russia, pur non avanzando rapidamente, mantiene pressione costante.
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Operazioni e armamenti: per l’Ucraina la carenza di uomini e munizioni è evidente. La Russia usa droni Shahed-136 e bombe FAB-500, logorando le difese.
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Impatto: senza una chiara direzione diplomatica o militare, questo è un momento di maggiore vulnerabilità per Kiev.
Mobilitazione, forze in campo, renitenti e disertori nel 2025
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Russia: Mosca ha continuato a reclutare (circa 30.000 uomini al mese nel 2024-2025), mantenendo 600.000-700.000 militari in Ucraina, con 300.000-450.000 sul fronte.
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Ucraina: le forze totali sul fronte scendono a 200.000-250.000 per perdite e rotazioni. La mobilitazione si è inasprita (controlli stradali per reclutare), aumentando i renitenti e i disertori, stimati in crescita, spinti da stress e paura.
Il ciclone Trump
Ecco un elenco delle più recenti dichiarazioni di Donald Trump sulla guerra in Ucraina, basate sulle informazioni disponibili fino al 23 febbraio 2025. Le dichiarazioni riflettono il periodo successivo alla sua entrata in carica il 20 gennaio 2025, durante il suo secondo mandato come Presidente degli Stati Uniti. Sono ordinate cronologicamente, dalla più vecchia alla più recente, e tratte da fonti attendibili come discorsi ufficiali, conferenze stampa e post sulla sua piattaforma Truth Social, con un’analisi critica per contestualizzarle.
22 gennaio 2025 – Minaccia di sanzioni e tariffe contro la Russia
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Dichiarazione: “Sto facendo un grande favore alla Russia e al presidente Putin. Risolvete ora e fermate questa guerra ridicola! Sta solo peggiorando. Se non arriviamo a un accordo presto, non avrò altra scelta che imporre alti livelli di tasse, tariffe e sanzioni su tutto ciò che la Russia vende agli Stati Uniti e ad altri Paesi partecipanti”.
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Contesto: pubblicata su Truth Social dopo una conferenza stampa a Mar-a-Lago, questa dichiarazione ha segnato un primo monito pubblico a Putin per spingerlo a negoziare. Trump ha sottolineato il suo desiderio di evitare ulteriori sanzioni e si è presentato come un mediatore benevolo.
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Fonte: BBC, NPR.
4 febbraio 2025 – Scambio tra aiuti militari e minerali rari
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Dichiarazione: “Stiamo cercando di fare un accordo con l’Ucraina in cui loro garantiranno quello che gli stiamo dando con i loro minerali rari e altre cose. Voglio la sicurezza dei minerali rari, e loro sono disposti a farlo”.
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Contesto: pronunciata nell’Ufficio Ovale, questa affermazione ha risposto a una proposta di Zelensky del suo “Victory Plan” dell’ottobre 2024, che offriva agli USA accesso a risorse ucraine (litio, uranio, titanio) in cambio di aiuti. Trump ha mostrato interesse a legare il sostegno militare a benefici economici per gli Stati Uniti.
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Fonte: NBC News.
12 febbraio 2025 – Comprensione della posizione russa
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Dichiarazione: “La Russia ha combattuto per quella terra in Ucraina e ha perso molti soldati per farlo, quindi la Russia dovrebbe tenerla”.
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Contesto: durante un briefing, Trump ha suggerito che i sacrifici russi giustificassero il mantenimento dei territori occupati, una posizione che riecheggia la retorica del Cremlino e ha scatenato critiche per il suo apparente appoggio alle conquiste territoriali di Mosca. Non ha chiarito se si riferisse a tutto il territorio occupato o solo a parti di esso.
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Fonte: Post su X, ripresi da media come The Guardian.
18 febbraio 2025 – Accusa all’Ucraina di aver iniziato la guerra
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Dichiarazione: “Oggi ho sentito [dall’Ucraina], ‘Oh, non siamo stati invitati.’ Beh, siete lì da tre anni. Avreste dovuto finirla tre anni fa – non avreste mai dovuto iniziarla. Avreste potuto fare un accordo”.
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Contesto: durante una conferenza stampa a Mar-a-Lago, dopo i colloqui USA-Russia in Arabia Saudita (escludendo l’Ucraina), Trump ha accusato Kyiv di responsabilità per il conflitto, ignorando l’invasione russa del 24 febbraio 2022. Ha aggiunto che lui avrebbe potuto negoziare un accordo per preservare “quasi tutta la terra” senza perdite umane.
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Fonte: NBC News, Politico.
18 febbraio 2025 – Critica a Zelensky e richiesta di elezioni
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Dichiarazione: “Abbiamo una situazione in cui non ci sono state elezioni in Ucraina, c’è la legge marziale, e il leader dell’Ucraina – odio dirlo – ha un indice di gradimento del 4%. […] Quando vogliono un posto al tavolo, non dovrebbero forse i cittadini ucraini dire, ‘È passato molto tempo dall’ultima elezione’?”
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Contesto: nella stessa conferenza stampa, Trump ha definito Zelensky “incompetente” e ha insistito sulla necessità di elezioni, allineandosi a una richiesta russa ma presentandola come una sua idea.
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Fonte: CNN, The Guardian.
19 febbraio 2025 – Fiducia nella fine della guerra
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Dichiarazione: “Penso di avere il potere di porre fine a questa guerra, e penso che stia andando molto bene.”
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Contesto: sempre a Mar-a-Lago, Trump si è mostrato ottimista sui negoziati USA-Russia, definendo i colloqui di Riyadh “molto buoni” e sostenendo che “la Russia vuole fare qualcosa”. Non ha fornito dettagli concreti sul piano, ma ha enfatizzato il suo ruolo personale.
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Fonte: BBC, AP News.
21 febbraio 2025 – Riconoscimento dell’invasione russa e accordo sui minerali
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Dichiarazione: “La Russia ha invaso l’Ucraina per ordine di Putin, ma Zelensky e Biden non avrebbero dovuto permettergli di attaccare. […] Prevedo che un accordo sui minerali critici con l’Ucraina sarà firmato a breve.”
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Contesto: in un’intervista a Fox News Radio, Trump ha rettificato parzialmente le sue accuse a Kyiv, riconoscendo l’invasione russa ma criticando la gestione ucraina e americana pre-2022. Confermò l’intenzione di legare gli aiuti a un accordo sui minerali, un tema su cui il suo consigliere Mike Waltz disse che Zelensky era vicino a cedere.
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Fonte: The Guardian.
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