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I dati che fotografano lo stato di salute dell’agriturismo italiano provengono dal Rapporto Istat sulle aziende agrituristiche in Italia, pubblicato il 7 febbraio 2025. indicano che il 2023 è stato un anno positivo per il settore: in Italia le aziende agrituristiche hanno raggiunto quota 26.129, con un aumento dell’1,1% rispetto al 2022. Il valore della produzione è cresciuto del 15,4%, superando i 1,9 miliardi di euro, mentre il numero di agrituristi ha raggiunto 4,5 milioni (+11%), di cui il 51% stranieri.
In questo quadro di sviluppo, la Sicilia si conferma una regione con un grande potenziale ma ancora con difficoltà nel colmare il divario con le aree più avanzate del Paese.
Le regioni che trainano questa crescita sono il Centro (+2,3%) e le Isole (+1,7%), mentre il Nord-Ovest e il Sud mostrano una crescita più contenuta o addirittura una lieve contrazione. Il settore si sta trasformando: aumentano le aziende che offrono degustazioni (+3,8%) e attività ricreative, mentre resta stabile il numero di agri-ristoranti (+0,8%).
Il report analizza l’andamento del settore a livello nazionale e regionale, mettendo in evidenza le tendenze, la crescita delle strutture e le principali criticità. IlSicilia.it ha analizzato e riassunto i numeri principali emersi a livello siciliano e nazionale.
La Sicilia: un’agricoltura forte, un turismo rurale in crescita
La Sicilia, con la sua ricca tradizione agricola, è una delle regioni italiane con il maggior numero di prodotti a denominazione protetta. Tuttavia, la conversione di questo patrimonio in un’offerta agrituristica strutturata procede a ritmi più lenti rispetto ad altre regioni.
Nel 2023, il numero di aziende agrituristiche in Sicilia è aumentato dell’1,4%, un dato positivo ma inferiore rispetto alla media nazionale. L’isola si distingue per la varietà di attività offerte: il 9,4% delle aziende italiane con degustazione si trova qui, mentre si registra una forte presenza di escursioni (19,7%), equitazione (16,7%) e sport (22,4%).
L’indice di ricettività (arrivi per azienda) è di 245, superiore alla media nazionale (173), il che suggerisce una capacità di attrazione significativa. Tuttavia, il valore della produzione per azienda in Sicilia è tra i più bassi del Paese, attestandosi sui 45mila euro, molto al di sotto degli 84mila euro registrati nel Nord Italia.
Un punto critico per la Sicilia è la sostenibilità economica delle aziende agrituristiche. Il valore della produzione per azienda è di circa 45mila euro, molto inferiore rispetto alla media nazionale di 71.600 euro e ancor più rispetto alle aziende del Nord, dove si superano gli 84mila euro. Questo evidenzia un divario strutturale che incide sulla redditività del settore nell’isola.
Infine, l’analisi della natalità e mortalità delle aziende mostra una dinamica contrastante: nel 2023 la Sicilia ha registrato una crescita di nuove strutture, ma anche un tasso di cessazione del 26,1%, il più alto del Mezzogiorno dopo la Calabria. Questo suggerisce che, sebbene l’interesse per il settore sia vivo, le difficoltà economiche e amministrative restano elevate.
Agriturismo siciliano: un’analisi provinciale
A livello provinciale, la distribuzione delle aziende agrituristiche in Sicilia non è uniforme. Le province con la maggiore concentrazione di strutture sono quelle di Palermo, Trapani e Messina, che beneficiano di un turismo più consolidato. Tuttavia, anche le province interne come Enna e Caltanissetta stanno sviluppando un’offerta incentrata sulla ruralità autentica.
Un caso emblematico è Noto, nel siracusano, inserito tra i “Comuni polo” dell’agriturismo italiano per la sua capacità di attrarre turisti, grazie a un mix vincente di paesaggi, storia e offerta enogastronomica. Questo dimostra che, laddove vi siano investimenti mirati, l’agriturismo può diventare un motore di sviluppo locale.
Il confronto con le altre regioni: dove si colloca la Sicilia?
A livello nazionale, le regioni leader del settore restano la Toscana e il Trentino-Alto Adige. La Toscana ospita il 28,1% degli agrituristi italiani ed è prima per numero di strutture, mentre la Provincia autonoma di Bolzano eccelle per attrattività e ricettività. In confronto, la Sicilia ha ancora molta strada da fare, non solo in termini di quantità ma anche di qualità dell’offerta.
Rispetto ad altre regioni del Sud, la Sicilia si colloca in una posizione intermedia: meglio della Calabria in termini di attrattività, ma con numeri inferiori rispetto alla Puglia, che ha investito molto nel turismo rurale. Un esempio interessante che abbiamo primo descritto è proprio Noto (SR), individuato tra i comuni polo dell’agriturismo italiano, segno che alcune aree dell’isola hanno saputo intercettare il trend della valorizzazione rurale.
Le tipologie: stabili gli agri-ristoranti, in aumento le strutture con attività di degustazione
Le aziende agrituristiche che svolgono attività di ristorazione sono poco più di 13mila (circa il 50% del totale) e, rispetto al 2022, sono in lieve aumento (+0,8%). La crescita maggiore di queste aziende si registra nel Centro (+2,3%).
Circa il 29% degli agri-ristoranti si localizzano nelle regioni del Centro, il 24,2% in quelle del Nord-est, il 19,7% nel Sud, il 18,1% nel Nord-ovest e l’8,9% nelle Isole. La Regione con la maggior dotazione di aziende agrituristiche con agri-ristoranti è la Toscana (16,5%) seguita dalla Lombardia (8,4%) e dal Piemonte (7,2%).
Tra le aziende agrituristiche che offrono ristorazione, il 13,9% svolge solo ristorazione (erano 14,2% lo scorso anno). Di esse il 58,1% si trova nel Nord-est, il 19,5% nel Nord-ovest, il 10,5% nel Centro, il 6,5% nel Sud e il 5,4% nelle Isole. Di contro, il 72,7% delle aziende con ristorazione combina questa attività anche con l’offerta di all’alloggio. Queste strutture sono pressoché equamente ripartite tra il Nord, il Centro e il Mezzogiorno.
A livello regionale, delle circa 9.500 strutture che offrono alloggio e ristorazione, oltre il 19,6% si trova in Toscana; seguono, ma a maggiore distanza, Puglia, Campania e Piemonte, con valori compresi tra il 6,5% e il 6,3%.
Tra le tre attività di alloggio, ristorazione e degustazione, quest’ultima registra la crescita maggiore (+3,8%); un dato che sembra confermare la connessione tra il settore agrituristico e quello del vasto e variegato “mondo” dei prodotti di qualità: due settori, questi, che contribuiscono al prestigio a livello nazionale e internazionale del made in Italy.
Le aziende con il servizio di degustazione sono oltre 6.500. Il 44,6% si localizza nelle regioni del Centro, dove spicca la Toscana (28,3%), il 17,7% nel Sud, con la Puglia al primo posto (6,7%), il 17,3% nel Nord-ovest con il Piemonte che conferma la propria importanza (12,1%), l’11,3% nelle Isole con il forte contributo della Sicilia (9,4%) e, infine, con il 9,1% il Nord-est, con il Trentino-Alto Adige/Südtirol che ospita il 6,6% di queste strutture.
Tendenze nazionali, criticità e prospettive per il settore agrituristico in Sicilia
Il settore agrituristico italiano sta vivendo una fase di trasformazione, con un crescente interesse per l’esperienza autentica e la sostenibilità ambientale. Le aziende che offrono degustazioni e attività outdoor sono in aumento, mentre quelle focalizzate solo sull’alloggio faticano a competere con l’offerta alberghiera tradizionale.
In Sicilia, il principale punto di forza è proprio l’unicità del territorio: paesaggi incontaminati, tradizioni enogastronomiche di eccellenza e un clima favorevole per il turismo in ogni stagione.
Tuttavia, restano alcune criticità da affrontare:
–Accessibilità e infrastrutture stradale carenti: molte zone rurali siciliane sono difficilmente raggiungibili a causa di una rete stradale inadeguata e trasporti “ballerini”, penalizzando l’accessibilità e il raggiungimento delle strutture agrituristiche.
–Promozione e marketing in ritardo: la Sicilia è nota per il turismo balneare e culturale, ma l’agriturismo non ha ancora un’identità forte nell’immaginario turistico. Altro elemento critico è la bassa digitalizzazione e il marketing insufficiente di molte strutture che non sfruttano appieno le potenzialità del web e delle piattaforme di prenotazione online, limitando la loro visibilità sui mercati internazionali.
–Sostenibilità economica: il basso valore della produzione per azienda indica la necessità di strategie di crescita più efficaci e che produce meno reddito rispetto alle regioni del Centro-Nord. Ciò è dovuto a un’offerta meno strutturata e a una minore propensione alla diversificazione dei servizi. E le note difficoltà burocratiche per il settore che è regolamentato da normative complesse, che variano a livello regionale e provinciale. In Sicilia, i tempi di autorizzazione per l’avvio di nuove strutture sono più lunghi rispetto ad altre regioni, scoraggiando gli investimenti.
L’agriturismo, se adeguatamente supportato, potrebbe diventare uno dei motori della ripresa economica dell’isola. Nonostante le difficoltà, il settore agrituristico siciliano ha grandi margini di sviluppo.
Per colmare il divario con le regioni leader del settore, potrebbero essere adottate alcune strategie mirate a livello regionale e locale:
–Investimenti in infrastrutture e trasporti, potenziare la promozione internazionale
Il miglioramento della viabilità e dei collegamenti con le zone rurali è essenziale per facilitare l’accesso agli agriturismi, soprattutto per i turisti stranieri. Una campagna di marketing mirata sui canali digitali e nei mercati esteri potrebbe aumentare la visibilità del settore.
-Valorizzare il turismo esperienziale e diversificare l’offerta per ridurre la stagionalità
Il successo della Puglia dimostra che i turisti cercano esperienze autentiche. La Sicilia potrebbe puntare su percorsi enogastronomici, corsi di cucina tradizionale, trekking tra i vigneti e degustazioni di prodotti tipici. L’organizzazione di eventi e attività nei mesi autunnali e invernali potrebbe attrarre visitatori anche fuori stagione. Ad esempio, il turismo legato alle sagre, al vino e all’olio potrebbe essere un’opportunità per destagionalizzare l’offerta.
-Semplificare le procedure burocratiche e incentivi per gli investimenti
Ridurre i tempi di autorizzazione e fornire incentivi fiscali per chi investe nel settore agrituristico potrebbe facilitare l’apertura di nuove strutture e ampliare qualitativamente e quantitamente l’offerta dell’Isola.
L’agriturismo secondo i dati del report conferma che il settore è in forte e costante crescita da anni a livello nazionale e la Sicilia ha tutte le carte in regola per diventare un punto di riferimento nel turismo rurale.
Il patrimonio naturalistico, la cultura gastronomica e la storia dell’isola rappresentano un valore aggiunto che pochi altri territori possono vantare.
Tuttavia, per rendere il settore più competitivo, è necessario un piano strategico che affronti le criticità attuali e valorizzi le opportunità di crescita. Se supportato adeguatamente, l’agriturismo siciliano potrebbe diventare non solo un volano per il turismo, ma anche uno strumento per il rilancio dell’economia rurale dell’isola.
La sfida è aperta: investire oggi significa costruire il futuro del turismo siciliano.
Fonte dati: ISTAT- Report Agriturismi_Anno-2023
Nota metodologica: Per la produzione di statistiche annuali sulle aziende agricole autorizzate all’esercizio dell’agriturismo l’Istat si avvale della collaborazione delle Regioni e Province autonome, che acquisiscono e trasmettono all’Istat i dati richiesti utilizzando gli archivi amministrativi di loro competenza, aggiornati al 31 dicembre dell’anno di riferimento. La lista delle aziende agrituristiche è compilata dalla Regione che autorizza l’imprenditore agricolo all’esercizio dell’attività agrituristica. Ricevuta questa autorizzazione l’imprenditore deve avviare la Segnalazione Certificata di Inizio Attività (SCIA) o altra procedura amministrativa a seconda della Regione presso il Comune che ospita la struttura e che trasmette agli organi regionali l’avvio dell’attività economica.
I risultati dell’Indagine vengono pubblicati entro la fine dell’anno di rilevazione (successivo all’anno di riferimento), entro 180 giorni dalla conclusione della raccolta dei dati.
I risultati definitivi dell’Indagine vengono diffusi, oltre che nell’Allegato statistico al presente Report, mediante tavole regionali e provinciali (anni 2003-2018) nella banca dati IstatData.
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