L’opinione
I problemi di quella civile vengono costantemente marginalizzati, soffocati dai toni da stadio su cui si accende lo scontro fra poteri dello Stato
Giustizia malata”. Fosse una canzone sarebbe una hit sempreverde, un tormentone, uno di quei brani che ti entrano in testa tante volte li senti, e non da ieri.Esistessero ancora i 45 giri “Giustizia malata” sarebbe un disco ormai rotto e pure con il lato b tristemente inascoltato, il vinile usurato soltanto sul lato a, la puntina del giradischi che salta sui graffi del tempo, il suono e le parole che vengono restituiti gracchianti dagli altoparlanti. Si presta ascolto, soltanto al titolo principale.Peccato, perché il lato b di “Giustizia malata” avrebbe meritato ben altra attenzione, non essendo un’appendice rituale, un brano malriuscito.Trasferissimo l’eterno dibattito sulla Giustizia dalle aule parlamentari e dai salotti tv al campo musicale, il lato b narrerebbe dell’emergenza dei procedimenti civili. Del tunnel in cui ci si è infilati dopo anni di scelte a metà, se non fallaci, senza che se ne veda la luce dell’uscita.
Di fronte al solito ritornello della separazione delle carriere – totem irrinunciabile o tabù inscalfibile – dei pur necessari ritocchi all’organo di autogoverno, dell’obbligatorietà dell’azione penale, della cancellazione proprio di quei reati da Palazzo, dell’indipendenza del magistrato rispetto alla politica, di fronte a questo ritornello cantato comunque con voci sguaiate e stonate, i problemi della Giustizia civile vengono costantemente marginalizzati, soffocati dai toni da stadio su cui si accende lo scontro fra poteri dello Stato. Come se quelli della Giustizia fossero problemi di Serie B.Cambiano i governi, mutano i colori delle coalizioni, tramonta una stagione politica in favore di un’altra, ma quest’altro aspetto del nodo Giustizia resta sullo sfondo.Con un duplice effetto: non s’interviene alla radice dell’emergenza cronica – ossimoro che rende l’idea – del civile e non ci si rende conto che la sfiducia del cittadino verso le Istituzioni parte proprio dalla difficoltà se non impossibilità di vedere riconosciuto in un’aula di tribunale un proprio diritto. Quanto è devastante per chi crede davvero nella democrazia – di cui l’ordinamento giudiziario è pilastro portante – sentir dire a un cittadino «basta, ci rinuncio», arrendendosi alla prepotenza di un inquilino moroso, per parlare di vicende minime, quindi le più sentite dalla gente comune?Eppure questo lato b viene dimenticato. Non sono fin qui bastate le “scorciatoie” dei riti alternativi per il penale, l’aggiramento dell’enorme arretrato reclutando “giudici” con le virgolette necessarie per qualificare soggetti che non appartengono all’ordine giudiziario, arranca il processo telematico. E si profila la madre di tutte le condanne: perdere parte dei fondi del Pnrr destinati alla Giustizia.Come si legge negli atti giudiziari:PQMa sventolare la Costituzione, una prossima volta, sia quel cittadino che non ha avuto Giustizia perché gli è stata negata.COPYRIGHT LASICILIA.IT © RIPRODUZIONE RISERVATA
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link