Encantadas. La personale di Davide Benati a Palazzo da Mosto

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Microcredito

per le aziende

 


Davide Benati, Conversazioni, 2009, acquarello e carta nepalese su tela, 180 x 360 cm

Reggio Emilia, di origine romana, nota come “Città del Tricolore” per avere dato i natali nel 1797 al vessillo divenuto poi bandiera nazionale, essere stata il cuore della contea di Matilde ed essere la patria di Ariosto, è oggi famosissima ai gourmet di tutto il mondo per lo squisito parmigiano reggiano, il Lambrusco “reggiano” (una delle 11 tipologie di tale nettare) e l’aceto balsamico tradizionale di Reggio di cui si parla da circa il 1000 d.C. e comunque diffusissimo dal Rinascimento. Ha un’ottima qualità della vita e presenta “gli asili più belli del mondo” grazie al pedagogista Loris Malaguzzi (Correggio 1920-Reggio Emilia 1994). È anche città d’arte in cui spiccano, oltre a testimonianze del passato, anche quattro affascinanti segni della contemporaneità realizzati dal geniale archistar Santiago Calatrava con lo scopo di modificare l’area nord di Reggio Emilia riqualificando l’urbanistica per risistemare il territorio rendendolo prestigiosa e funzionale porta d’accesso alla città: i tre ponti a vela a corredo della Stazione Mediopadana dell’Alta Velocità.

Rituffiamoci nel passato e più precisamente a Palazzo da Mosto (Via Giovanni Battista Mari 7), una delle più significative dimore del ‘400 acquistata nel 1472 da Francesco da Mosto (alto funzionario ducale) che la trasforma da domus a palatium. Alla sua scomparsa. passa ad altri proprietari finché nel 1857 Pietro Manodori, sindaco della città, lo rileva per aprirvi un asilo gratuito, attivo fino al 1991. Oggi è proprietà della Fondazione Manodori che l’ha restaurato conservando elementi architettonici di rilievo e nei sotterranei vestigia urbanistiche medievali e l’ha messo a disposizione della vita culturale e sociale reggiana.

Davide Benati, Azzorre, 2016, acquarello e carta nepalese su tela, 200 x 300 cm, collezione privata

Nei suoi maestosi e suggestivi spazi hanno trovato accoglienza e valorizzazione opere di Davide Benati (Reggio Emilia 1949), artista dal tratto raffinato che oggi vive e lavora nella sua città natale, ma che ha frequentato il liceo artistico a Modena e l’Accademia di Brera a Milano dove ha poi insegnato anatomia e pittura oltreché all’Accademia di Bologna. Dopo la prima personale del 1972, le mostre anche collettive cui partecipa divengono sempre più numerose a livello nazionale e internazionale ottenendo numerosi successi di pubblico e di critica. Sue opere sono presenti nella sede di Milano de collezioni delle Gallerie d’Italia (braccio culturale di Banca Intesa Sanpaolo).

Finanziamenti personali e aziendali

Prestiti immediati

 

Questa nuova mostra, Davide Benati. Encantadas (fino al 2 marzo 2025) -dopo quelle ai Musei Civici (1992) e a Palazzo Magnani (2003)- con la quale l’artista torna a esporre nella sua città natia, va delibata con attenzione in quanto presenta una cinquantina di opere di grande formato – provenienti da collezioni pubbliche e private e dal nuovo studio dell’artista in città – che costituiscono una panoramica del suo percorso artistico più che cinquantennale. Promossa dalla Fondazione Palazzo Magnani, con la curatela di Walter Guadagnini, l’esposizione inizia dai lavori attraverso cui Benati si è fatto conoscere: raffinati acquarelli di grande formato su carta di riso nepalese capaci di creare con l’uso sapiente di colore e luce un ponte tra Oriente e Occidente, tra onirico e reale come dimostrano anche le opere create tra gli anni ’90 e l’inizio del nuovo millennio e gli ultimi grandi trittici inediti.

Veduta della mostra Davide Benati. Encantadas, Palazzo da Mosto, Reggio Emilia, 2024. Ph. outTherecollective

In questo lieve fluttuare delle sue figure astratte balenano forme naturali, animali e soprattutto vegetali, che paiono formarsi e disfarsi seguendo un clinamen non epicureo o lucreziano, ma “benatiano” che così traduce e manifesta il suo io interiore sempre impegnato a ricercare, provare e sentire il sussurro del vivere. Ciascun visitatore, nel silenzio di questa grande dimora, potrà ascoltare il brusio dolce e garbato dell’artista ed entrarne in sintonia.

Molto intrigante il settore che comprende Composizioni di carte e Taccuini di viaggio, “fresche” annotazioni private nelle quali in frammenti di carta con pochi segni di matita o gocce di acquarello sono abbozzate in nuce alcune delle grandi opere esposte.

Per approfondire la poetica di Davide Benati risulta utile l’esaustivo catalogo edito da Dario Cimorelli Editore con un testo del curatore della mostra e numerosi saggi critici oltreché la documentazione delle opere esposte.

Davide Benati nel suo studio. Ph. Maurizio Malagoli

Commenta con Facebook





Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link