Tecnici al lavoro
In un periodo in cui la volatilità dei mercati energetici e le tensioni geopolitiche hanno acuito le difficoltà quotidiane, i tecnici dei ministeri dell’Economia, delle Finanze e dell’Ambiente si sono riuniti per definire le strategie necessarie. L’obiettivo è duplice: fornire immediato sollievo alle fasce più vulnerabili e avviare una riforma strutturale del comparto energetico. La discussione finale sul provvedimento è prevista per il prossimo consiglio dei ministri che si terrà martedì 25 febbraio.
Il pacchetto di interventi
Il piano si articola su diversi fronti:
• Recupero fondi dalle aste ETS: Si prevede di incassare circa 600 milioni di euro dai proventi delle aste del sistema di scambio delle emissioni di CO₂, destinando tali risorse sia alle imprese particolarmente energivore sia alle piccole e medie imprese.
• Bonus elettrico per le famiglie: Il sostegno diretto, stimato in 1,3 miliardi di euro, sarà erogato sulla base dell’indicatore ISEE. Attualmente, l’aiuto è riservato alle famiglie con redditi fino a 9.530 euro (per chi ha al massimo tre figli), ma si sta valutando l’ampliamento della soglia fino a 15.000 euro.
• Eliminazione del differenziale gas: Una misura in fase di definizione prevede l’annullamento del divario tra il prezzo del gas sul mercato europeo (indice Ttf) e quello praticato in Italia (indice Psv), per alleviare ulteriormente il peso delle bollette.
Sostegno alle famiglie e alle imprese
Il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, ha ribadito l’urgenza di orientare l’intervento verso le fasce più fragili, affermando “dare una mano ai fragili”. Parallelamente, il vice ministro Vannia Gava ha sottolineato l’importanza di un supporto che copra l’intero tessuto economico, dichiarando “che sono ricchezza del nostro tessuto economico, e non solo alle energivore, ma anche per la copertura di parte degli oneri di sistema per alleggerire le bollette”.
Il dibattito politico
Le misure, se da un lato suscitano favore per l’approccio interventistico, dall’altro hanno scatenato critiche accese. Il senatore del Pd, Filippo Sensi, ha commentato con toni forti, affermando “Pichetto non vede l’ora di tornare al gas russo”, e aggiungendo: “un rompente le righe sgangherato sull’Ucraina da parte del governo”. Tali dichiarazioni hanno alimentato il dibattito sulla strategia energetica, sollevando interrogativi sulla futura indipendenza dal gas estero.
Riapertura del gasdotto South Stream e prospettive future
Tra le opzioni sul tavolo, figura la possibilità di riattivare il gasdotto South Stream, ipotizzata “in caso di un accordo di pace fra Russia e Ucraina, con la conseguente riapertura degli scambi”.
Questa scelta, insieme al disegno di legge delega sul nucleare – già pronto per essere discusso – rappresenta un tentativo di rinnovare e diversificare il panorama energetico italiano. Inoltre, sono in via di studio ulteriori interventi quali:
• La revisione delle concessioni idroelettriche, con proposte di rinnovo o prolungamento.
• Misure per contenere gli oneri relativi alla distribuzione del gas naturale.
• L’estensione della partecipazione alle comunità energetiche rinnovabili, includendo enti di beneficenza e assistenza.
Critiche e richieste di riforma strutturale
Nonostante l’urgenza delle misure, le associazioni di tutela dei consumatori, tra cui il Codacons, hanno espresso forti riserve. L’associazione auspica provvedimenti più incisivi contro le speculazioni sul prezzo del gas e una revisione definitiva della tassazione legata agli oneri di sistema.
Un punto di svolta?
Mentre il governo si prepara a mettere in discussione il pacchetto al prossimo consiglio dei ministri, l’attenzione resta alta sia nel panorama politico che tra i cittadini. Le decisioni in agenda potrebbero segnare un punto di svolta per l’intera politica energetica italiana, offrendo una risposta concreta a una crisi che interessa non solo il presente ma getta le basi per il futuro.
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