Il dibattito sull’installazione di impianti eolici in Appennino si fa sempre più acceso. Circa settemila cittadini hanno firmato una petizione per chiedere alla Regione Umbria di individuare l’intera fascia dell’Appennino umbro-marchigiano come area non idonea alla realizzazione di impianti eolici, in particolare di grande e media taglia.
Il documento, intitolato “No agli impianti eolici sull’Appennino, difendiamo l’Umbria cuore verde d’Italia”, nasce in risposta alla presentazione, solo nell’ultimo anno, di ben otto progetti di impianti eolici di grandi dimensioni destinati a modificare in modo significativo il paesaggio montano.
La questione è stata recentemente discussa in Regione, alla presenza del coordinatore della petizione, Alessandro Alessandri, insieme a Natalia Mezzenga e Angelo Velatta, in rappresentanza dei cittadini firmatari. L’incontro con la Seconda Commissione regionale, presieduta da Letizia Michelini, ha visto la partecipazione dei sindaci di Foligno, Trevi, Sellano, Valtopina, Nocera Umbra e Gualdo Tadino, oltre al presidente dell’Anci Umbria, Federico Gori, e ai rappresentanti tecnici della Provincia di Perugia.
Promotori della petizione chiedono alla Regione Umbria di individuare linee idonee
I promotori della petizione chiedono alla Regione Umbria di individuare con chiarezza le aree idonee e non idonee all’installazione di impianti eolici, cercando di equilibrare la necessità di produzione di energia rinnovabile con la tutela dell’ambiente, del paesaggio e della biodiversità.
Nel documento si propone di favorire l’utilizzo di superfici già edificate, come capannoni industriali e parcheggi, e di destinare gli impianti alle aree già a vocazione industriale o artigianale, evitando invece di collocarli in aree naturali o agricole.
Un’altra richiesta fondamentale riguarda il coinvolgimento dei cittadini, delle associazioni e dei Comuni nelle decisioni riguardanti la localizzazione degli impianti. I firmatari chiedono che, nel processo di formazione della normativa regionale, venga garantita la partecipazione attiva della popolazione attraverso strumenti di consultazione pubblica.
Durante la riunione, i sindaci dei territori interessati hanno espresso forte preoccupazione per il possibile impatto degli impianti eolici.
Il sindaco di Foligno, Stefano Zuccarini, ha sottolineato che 100 torri eoliche alte oltre 200 metri nella montagna folignate non avrebbero nulla di ecologico, ma rappresenterebbero una devastazione territoriale. “Dobbiamo preservare il nostro ambiente per le generazioni future”, ha dichiarato Zuccarini, aggiungendo che l’Umbria ha già dato un contributo energetico significativo rispetto ad altre regioni.
Il Sindaco di Gualdo Tadino, Presciutti ha ribadito opposizione del Comune
Anche il sindaco di Gualdo Tadino, Massimiliano Presciutti, ha ribadito l’opposizione del Comune, che ha espresso parere negativo da oltre un anno, con un documento di 47 pagine contenente tutte le motivazioni contrarie. “Siamo fermamente contrari a questi impianti, ma crediamo nella transizione energetica. Il problema è come questa viene realizzata”.
Sulla stessa linea si è espresso il sindaco di Nocera Umbra, Virginio Caparvi, che ha evidenziato come le scelte in materia di energia non possano essere lasciate solo all’iniziativa privata. “Non possiamo accettare che l’intero obiettivo di energie rinnovabili venga caricato sull’Appennino umbro-marchigiano”, ha detto.
L’assessore del Comune di Trevi, Silvia Speroni, ha poi aggiunto che nei progetti presentati mancano informazioni chiare su come gli impianti verranno realizzati, mentre il sindaco di Sellano, Attilio Gubbiotti, ha sottolineato le difficoltà dei piccoli Comuni nel gestire la questione senza supporto tecnico adeguato.
L’assessore regionale all’Ambiente, Thomas De Luca, ha dichiarato che la Giunta sta cercando di bilanciare la necessità di produrre energia rinnovabile con la tutela del paesaggio, ma ha evidenziato un problema normativo: la decisione finale sulle autorizzazioni spetta al Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica (MASE).
Secondo De Luca, senza una legge regionale chiara, il rischio è che i progetti vengano approvati automaticamente dal Ministero, senza considerare i pareri dei Comuni e delle comunità locali. Per questo motivo, ha ribadito la necessità di accelerare la preadozione della legge regionale, in modo da poter regolamentare il settore in modo più efficace.
L’assessore ha anche annunciato di voler coinvolgere i parlamentari umbri, chiedendo loro di intercedere presso il Ministero per garantire una maggiore attenzione alle esigenze del territorio.
La questione degli impianti eolici in Appennino solleva un tema più ampio: come conciliare la transizione energetica con la tutela dell’ambiente e del paesaggio?
L’Unione Europea ha fissato obiettivi ambiziosi per la riduzione delle emissioni di CO₂, imponendo agli Stati membri di aumentare la produzione di energia rinnovabile. Tuttavia, molti progetti di impianti eolici vengono realizzati senza un’adeguata valutazione dell’impatto ambientale e paesaggistico, generando forti opposizioni da parte delle comunità locali.
Secondo gli esperti, le turbine eoliche hanno effetti negativi sulla fauna e generano inquinamento acustico
Gli esperti sottolineano che le turbine eoliche possono avere effetti negativi sulla fauna, disturbando uccelli migratori e pipistrelli, oltre a generare inquinamento acustico e modificazioni dell’ecosistema.
D’altra parte, i sostenitori dell’eolico ricordano che la dipendenza dalle fonti fossili non è più sostenibile, e che la crisi climatica impone scelte coraggiose per ridurre l’impatto ambientale delle attività umane.
Alla luce del dibattito in corso, il futuro degli impianti eolici in Umbria resta incerto. La Regione dovrà decidere se accogliere la richiesta dei cittadini e dichiarare l’Appennino “area non idonea”, o se cercare una soluzione di compromesso, individuando aree specifiche dove gli impianti possano essere realizzati senza compromettere il paesaggio.
Nel frattempo, i sindaci e i comitati locali continueranno a fare pressione affinché le decisioni vengano prese nel rispetto delle comunità e dell’ambiente.
Quello che è certo è che la transizione energetica non può prescindere dall’ascolto delle popolazioni locali. Per evitare conflitti e resistenze, è fondamentale che le scelte in materia di energia siano condivise, e che le soluzioni adottate siano davvero sostenibili, sia dal punto di vista ambientale sia sociale.
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