Ricorso alla Corte di Giustizia UE: caso T-634/24 sul lupo

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Riportiamo di seguito alcune informazioni sul ricorso alla Corte di Giustizia, patrocinato dall’avvocato Luca D’Agostino, sul tema del downlisting nel regime di tutela del lupo, riportate sulla stampa nazionale ed europea.

Il ricorso, promosso da cinque associazioni ambientaliste e animaliste – Green Impact, Earth, Nagy Tavak, LNDC Animal Protection e One Voice – è stato depositato dinanzi al Tribunale dell’Unione Europea con l’obiettivo di ottenere l’annullamento della Decisione (UE) 2024/2669 del Consiglio, con la quale l’Unione Europea ha proposto alla Convenzione di Berna il declassamento del lupo grigio (Canis lupus) dall’Appendice II all’Appendice III della Convenzione stessa. Tale modifica, che ha ricevuto il voto favorevole dell’Unione Europea nella riunione del 3 dicembre 2024, comporta una riduzione del regime di protezione del lupo, aprendo la strada a misure di gestione meno rigorose e potenzialmente più permissive delle pratiche di abbattimento (v. Comunicato Stampa).

Le associazioni ricorrenti sostengono che la Decisione impugnata sia viziata da profili di illegittimità, tra cui il mancato rispetto dei principi di precauzione, proporzionalità e del criterio della best available science, nonché l’assenza di una motivazione fondata su dati scientifici aggiornati e verificabili.

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Il ricorso alla Corte di Giustizia mira a ottenere non solo l’annullamento della Decisione del Consiglio, ma anche di tutti gli atti successivi connessi, inclusa la proposta dell’UE alla Convenzione di Berna e il voto espresso in quella sede. L’accoglimento del ricorso avrebbe effetti giuridici rilevanti, in quanto determinerebbe l’invalidità dell’intero procedimento di declassamento del lupo, impedendo che la modifica della Convenzione di Berna possa essere applicata nell’ordinamento giuridico europeo.

I motivi espressi nel ricorso alla Corte di Giustizia

Il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea si fonda su due principali motivi di diritto, entrambi connessi alla violazione delle norme europee in materia di protezione della biodiversità e al mancato rispetto dei principi sanciti dal Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), dalla Direttiva Habitat e dalla Carta dei Diritti Fondamentali dell’UE (v. notizia del ricorso pubblicato in Gazzetta Ufficiale).

Le ricorrenti lamentano la violazione dell’art. 191, paragrafo 3, TFUE, dell’art. 6, paragrafo 1, TUE e dell’art. 37 della Carta dei Diritti Fondamentali dell’Unione Europea, in quanto il Consiglio ha adottato la Decisione impugnata senza tenere conto dei dati scientifici e tecnici disponibili.

Il ricorso alla Corte di Giustizia evidenzia come la documentazione scientifica esistente – compresi i rapporti elaborati dalla Large Carnivore Initiative for Europe (LCIE) e da altri istituti di ricerca accreditati – indichi chiaramente che il lupo non ha raggiunto uno stato di conservazione favorevole in Europa. Nonostante ciò, il Consiglio e la Commissione hanno deciso di proporre il declassamento della specie basandosi sugli stessi dati che, nel 2022, avevano portato l’Unione Europea a rifiutare una proposta analoga avanzata dalla Svizzera.

Inoltre, la giurisprudenza della Corte di Giustizia dell’UE ha più volte ribadito che le deroghe al regime di protezione del lupo possono essere concesse solo se non pregiudicano il mantenimento di uno stato di conservazione soddisfacente della popolazione della specie nella sua area di ripartizione naturale. Tale principio, espresso nelle recenti sentenze C-436/22 e C-601/22, è stato completamente ignorato dal Consiglio nel proporre il declassamento della specie a livello continentale, senza considerare le differenze nei singoli stati membri e senza garantire una valutazione rigorosa basata su parametri scientifici aggiornati.

Oltre alla violazione di tali principi, il ricorso alla Corte di Giustizia evidenzia come la Decisione impugnata si ponga in contrasto con la Raccomandazione n. 56 (1997) del Comitato Permanente della Convenzione di Berna, che impone che le modifiche agli allegati della Convenzione avvengano in modo coerente e fondato sulle migliori conoscenze scientifiche disponibili. Il mancato rispetto di tali obblighi mina l’intero impianto normativo europeo in materia di tutela della fauna selvatica, creando un precedente pericoloso che potrebbe essere esteso ad altre specie protette.

A ulteriore conferma delle criticità della Decisione impugnata, il Mediatore Europeo ha recentemente aperto un fascicolo d’indagine, sollevando dubbi sulla trasparenza del processo decisionale e sulla metodologia adottata dalla Commissione Europea nella raccolta e nella valutazione dei dati scientifici. L’assenza di un’adeguata istruttoria e il peso preponderante delle pressioni politiche nella decisione finale rappresentano ulteriori elementi che il Tribunale dell’Unione Europea dovrà valutare nell’ambito del giudizio di annullamento.

I prossimi sviluppi del ricorso alla Corte di Giustizia

Il ricorso alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea contro il declassamento del lupo ha ora raggiunto un’importante fase procedurale. L’atto introduttivo è stato formalmente registrato e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea,

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Le Associazioni ricorrenti (v. Comunicato sulla stampa internazionale) ribadiscono la loro posizione secondo cui il declassamento del lupo è stato adottato in violazione delle migliori conoscenze scientifiche disponibili, con un’eccessiva ingerenza di considerazioni politiche prive di fondamento tecnico. La giurisprudenza della Corte di Giustizia ha più volte stabilito che le decisioni relative alla protezione della fauna selvatica devono essere basate su dati scientifici solidi e su un’istruttoria rigorosa, senza essere distorte da pressioni di natura socio-economica che non trovano riscontro nei dati oggettivi.

Nei prossimi mesi, il procedimento giudiziario proseguirà con le memorie difensive delle istituzioni convenute, seguite dall’eventuale fase dibattimentale, durante la quale il Tribunale dell’Unione Europea sarà chiamato a valutare la legittimità della Decisione del Consiglio UE e la fondatezza dei motivi di ricorso presentati dalle Associazioni.

L’esito del ricorso alla Corte di Giustizia avrà un impatto significativo non solo sulla tutela del lupo grigio in Europa, ma anche sui futuri standard di protezione della biodiversità nell’Unione. In un contesto globale in cui la crisi ecologica e la perdita di biodiversità sono riconosciute come emergenze prioritarie, la vicenda giudiziaria in corso rappresenta un banco di prova per l’efficacia della governance ambientale europea e per il rispetto dei principi sanciti dai Trattati dell’Unione.

Per ulteriori informazioni sul ricorso alla Corte di Giustizia contattaci qui.



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