Il fronte è compatto e trasversale e la richiesta a Michele Emiliano è netta: stralciare dalla legge elettorale la norma che in Puglia costringe i sindaci che vogliano candidarsi alle Regionali a dimettersi sei mesi prima del voto. Niente dimissioni “al buio” in sintesi. Gli amministratori salentini ora fanno quadrato contro una previsione che ritengono, «penalizzante e ingiusta per i sindaci e limitante per la scelta degli elettori». E si rivolgono a un legale per fare valere le proprie ragioni a Bari. Ma il fronte della protesta sembra già destinato a valicare i confini leccesi: gli amministratori salentini contano di raccogliere decine di nuove adesioni su tutto il territorio pugliese.
L’istanza, redatta dall’avvocato Paolo Gaballo e già sottoscritta dalla quasi totalità dei sindaci salentini (oltre 90 su 96 e non solo gli amministratori interessati direttamente alle Regionali del prossimo autunno), è indirizzata al governatore Emiliano, alla presidente del Consiglio, Loredana Capone e al capo di Gabinetto. Tra i primi firmatari il sindaco di Nardò, Pippi Mellone e il primo cittadino di Gallipoli e presidente della Provincia, Stefano Minerva. Ma tra le sottoscrizioni anche quelle dei primi cittadini di Lecce, Adriana Poli Bortone, di Casarano, Ottavio De Nuzzo, di Copertino, Vincenzo De Giorgi, di Galatina, Fabio Vergine e di Trepuzzi, Giuseppe Taurino. E poi, Dina Manti per Corigliano d’Otranto, Flavio Filoni per Galatone e Gabriele Abaterusso per Patù.
Una presa di posizione che non lascia margini di fraintendimento: “ In nome e per conto dei sindaci dei comuni pugliesi – si legge nella missiva a firma del legale – vi chiedo di porre in essere tutte le iniziative legislative necessarie per abrogare l’art. 219 della Legge Regionale 42/2024 e di riallineare l’articolo 6, comma 2, della Legge regionale 2/2005 alla normativa, di rango nazionale. Manifesto l’urgenza, stante l’imminente scadenza del termine entro il quale i sindaci firmatari, per effetto della novella legislativa in oggetto, sarebbero costretti a dimettersi per poter partecipare alle prossime elezioni del Consiglio regionale». Dead line fissata al 20 marzo prossimo. “O addirittura al 28 febbraio. qualora le dimissioni richieste dalla norma dovessero essere intese come definitive” ricorda l’avvocato.
Dunque le ragioni della richiesta, motivate facendo esplicito riferimento alle ossrevazioni già prodotte dal Viminale e all’ipotesi concreta di impugnazione davanti alla Corte costituzionale. “La normativa costringe i sindaci pugliesi, che intendono partecipare a dette elezioni, a dimissioni formalizzate al buio – osserva il legale – senza, cioè, conoscere i nomi dei candidati presidenti al consiglio regionale, i nomi dei candidati nelle relative liste, la data stessa del voto e senza avere certezza alcuna dell’inserimento del proprio nominativo nel listino”.
Inoltre, le dimissioni, così come “imposte” dalla legge regione, secondo gli amministratori salentini, finirebbero per condannare i Comuni e i cittadini a lunghi periodi di commissariamento. Non basta. “La modifica normativa disattende il principio costituzionale di uguaglianza e di libero accesso alle cariche elettive – rileva Gaballo – compromette, in maniera irreparabile, l’attuale mandato degli organi di governo comunali ed è volta, unicamente, ad ostacolare l’esercizio dei diritti politici dei sindaci che hanno consenso elettorale in ragione delle loro buone amministrazioni”. Dunque il riferimento alla nota dello scorso ottobre con la quale il Ministero dell’Interno, ufficio affari legislativi e relazioni parlamentari, aveva manifestato alla Puglia una serie di perplessità e criticità, sotto il profilo della nuova disciplina della ineleggibilità. “Come stigmatizzato dal Ministero nella predetta nota, la nuova disposizione regionale, prevedendo un termine molto anticipato rispetto a quello di presentazione delle candidature, ha ricadute eccessivamente penalizzanti sul compimento del mandato degli organi di governo comunale” prosegue la nota. E se a detta degli amministratori locali, la normativa regionale non sembra operare un equo bilanciamento tra la ratio sottesa alla causa di ineleggibilità e l’interesse degli organi di governo degli enti locali ad arrivare a naturale scadenza del mandato, “il Ministero ha invitato la Regione a rivederla, risultando, in caso contrario, inevitabile l’impugnativa diretta della stessa davanti alla Corte costituzionale”.
Intanto a Bari la proposta di legge è stata depositata nei giorni scorsi e l’iter per l’approvazione prevede prima il passaggio in commissione e poi in Consiglio. Sullo stesso fronte dei sindaci salentini è già schierato il Partito Democratico. Ma il centrodestra non ha nessuna intenzione di offrire un assist a una maggioranza sfilacciata. E già la scorsa settimana l’opposizione aveva annunciato che «la legge elettorale non si cambia». Ma ora, con la sottoscrizione del documento anche da parte dei sindaci salentini del centrodestra, la partita sembra destinata inevitabilmente a riaprirsi.
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