Napoli, De Luca si erige un monumento

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La circostanza è casuale, ma merita di essere sottolineata. Ieri è stata fissata la data (9 aprile) dell’udienza della Corte Costituzionale durante la quale si discuterà il ricorso del governo contro la legge approvata dal consiglio regionale della Campania che permetterebbe a Vincenzo De Luca di candidarsi per il terzo mandato, a dispetto della contrarietà della segreteria nazionale del Pd. Proprio ieri De Luca ha presentato alla Stazione Marittima di Napoli “Il Faro”: mastodontica struttura, composta da due grandi edifici, che De Luca vuole destinare a nuova sede della regione Campania. Realizzata in prossimità di piazza Garibaldi e su suoli di Ferrovie dello Stato (quelli dell’ex scalo merci) nell’ambito della riqualificazione dell’area orientale.

UN FARO perché, a quanto si è capito da rendering e filmati proiettati con incalzante sottofondo musicale, gli edifici saranno illuminatissimi nella notte e brilleranno oltre ogni immaginazione. Il progetto è dello studio Zaha Hadid Architects che si è aggiudicato il bando da 300mila euro, imponendosi su altri quattro studi di progettazione, e vale un investimento di 700 milioni di euro circa sul totale di un milione di euro destinato al progetto Porta Est. Fondi statali e regionali, ai quali dovrebbero poi aggiungersi investimenti privati. Benzina nel motore del governatore lanciato alla rincorsa del terzo mandato perché a Napoli e in Campania il partito dei costruttori ha sempre spostato voti e consensi. De Luca lo sa bene e ieri – per nulla turbato dall’assenza del sindaco Manfredi – non ha lesinato enfasi: «Volevamo organizzare un’opera di grande architettura che rappresentasse l’identità moderna di Napoli, della Campania, dell’Italia. Vogliamo dare all’Italia un simbolo di identità moderna. In Europa non c’è un’opera di queste dimensioni, di questo valore, con questa carica simbolica».

AGGIUDICATA LA GARA per la progettazione da parte della regione, la palla torna adesso al comune. Il consiglio dovrà infatti esprimersi sulla variazione agli strumenti urbanistici indispensabile all’apertura dei cantieri. Il 28 settembre 2023 l’assemblea aveva peraltro già ratificato l’accordo di programma tra regione, Ferrovie dello Stato e comune che aveva avviato l’intero processo. Arriverà poi la fase delle gare di appalto, per l’aggiudicazione dei lavori, che dovrebbero protrarsi per non meno di trent’anni. La schiera dei sostenitori più fedeli di De Luca si è accodata senza ripensamenti o titubanze all’entusiasmo del capitano. Diego Venanzoni, per esempio, uno degli eletti in consiglio regionale con la lista De Luca Presidente, ha parlato di «un grande progetto di rigenerazione urbana senza precedenti nella nostra città, che non riguarderà soltanto la creazione dei nuovi uffici regionali ma riqualificherà tutta la zona che va da Piazza Garibaldi fino al Centro direzionale». Per poi proseguire, con non minore entusiasmo: «Una nuova Porta per Napoli, un Faro di modernità che illuminerà la nostra città e di cui potranno godere tutti i cittadini».

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IL PROGETTO prevede la torre 1 di circa 100 metri e la torre 2 di circa 80 collegate da una grande piazza urbana coperta. Nella torre 1, al penultimo piano, ci saranno gli uffici del presidente. Il governatore vuole ripetere a Napoli l’effetto Crescent: il mega edificio lungo 300 metri sulla costa di Salerno progettato da Ricardo Bofill, considerato da De Luca il suo marchio alla lunga stagione da sindaco. Un progetto lungamente contestato dagli attivisti per l’impatto sul lungomare e la cementificazione. Anche allora venne giocata la carta della riqualificazione e dell’architetto di grido. A Napoli il gigantismo è salito di livello. E la cementificazione pure per fare posto a un progetto che invece di distinguere la città la omologa a tante altre. E proprio alla vigilia di elezioni che potrebbero non vedere De Luca protagonista.

IRONIZZA Emma Buondonno, docente di Progettazione Architettonica all’Università Federico II ed esponente cittadina dello stesso partito di De Luca, il Pd: «Abbiamo le piramidi del Cheope nostrano e soprattutto abbiamo una colata di cemento che va perfino oltre i due edifici destinati a nuova sede della regione. L’area dell’intervento si estende per 200mila metri quadrati e su essi saranno realizzati anche tre edifici per complessivi 80mila metri quadrati da Ferrovie dello Stato, tramite Real Estate, come compensazione per la cessione dei suoli. Lo sbandierato parco pubblico è verde residuale, un alibi per giustificare i palazzi». Incalza: «I due edifici del Faro sono assolutamente fuori scala: 25 piani di acciaio, vetro e cemento in un territorio che si sta surriscaldando con estati sempre più torride».



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