impegno trasversale su tre sfide • Secondo Welfare

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Martedì 12 febbraio, in un evento in presenza e in streaming, la Fondazione Cariplo ha presentato le sue attività e la relativa programmazione per il 2025, che prevede un budget complessivo di oltre 215 milioni di euro e numerosi bandi, tra cui 15 già aperti.

Come anticipato già alla fine del 2024, la novità principale riguarda la scelta della Fondazione di affiancare alla sua attività filantropica tradizionale un impegno trasversale concentrato su tre sfide di mandato. Si tratta di un’innovazione dalle conseguenze molto concrete, sia per gli obiettivi che intende raggiungere sia per le modalità attraverso cui si propone di farlo. E che conferma diverse tendenze in atto nel sistema delle Fondazioni di origine bancaria. Ma andiamo con ordine.

Un nuovo modello di intervento

L’evento è stato introdotto da Sergio Urbani, direttore generale di Fondazione Cariplo, che ha ricordato come l’ente abbia sostenuto circa 39.000 progetti con 4 miliardi di euro dal 1991 a oggi. Accanto alle risorse economiche si è però sviluppata anche l’attenzione alle modalità di intervento e agli approcci adottati. Di conseguenza è cresciuto l’impegno a valutare gli impatti generati e ad aggiornare il proprio modello filantropico, allo scopo di rispondere in modo sempre più appropriato alla vocazione delle Fondazioni di origine bancaria di “restituire alle comunità i frutti delle risorse che ci sono state affidate”.

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Sergio Urbani, direttore generale di Fondazione Cariplo, presenta il nuovo modello di intervento e organizzativo. Fonte: Fondazione Cariplo.

Va proprio in questo senso la novità annunciata nel corso dell’evento di presentazione: la Fondazione ha deciso di individuare tre sfide di mandato in tre ambiti particolarmente cruciali per la riduzione delle disuguaglianze e per lo sviluppo del territorio. Le sfide sono state individuate dalla Commissione Centrale di Beneficenza, l’organo di indirizzo della Fondazione composto da rappresentanti del territorio, professionisti e studiosi, e riguardano:

  1. Giovani, opportunità di formazione e lavoro (ZeroNeet)
  2. L’autonomia di persone con disabilità
  3. Il sostegno alla crescita dei bambini da zero a sei anni

Si tratta, nell’idea della Fondazione, di ambiti rispetto a cui è prioritario intervenire in logica integrata e partecipata: come specificato da Urbani, infatti, sono tre sfide non solo per l’ente filantropico ma per tutta la comunità. L’impegno ad affrontarle deve dunque essere condiviso con tutti gli attori del territorio. Proprio alla luce di questa impostazione – che fa tesoro dell’esperienza dell’ambizioso programma QuBì – è nata l’esigenza di introdurre anche un nuovo modello organizzativo.

La Fondazione ha così deciso di aggiungere alle sue tradizionali quattro aree di intervento (Ambiente, Ricerca scientifica, Servizi alla persona e Arte e cultura) una quarta area denominata “Attività Filantropiche Trasversali e Sfide di Mandato”. Questa nuova struttura si occuperà di progettare in ottica trasversale la risposta alle tre sfide, con l’impegno di attivare e coordinare tutte le energie e tutti i partner che possono lavorare insieme in questi ambiti.

Per le sfide di mandato la Fondazione ha annunciato un finanziamento di 60 milioni di euro per i prossimi tre anni (20 milioni per ogni sfida), auspicando che l’attivazione degli stakeholder locali porti a un aumento delle risorse economiche, ma anche al rafforzamento del patrimonio di idee, conoscenze, energie umane e sociali attivabili intorno a questi tre ambiti.

ZeroNeet: prendersi cura del capitale umano dei giovani

Nell’ambito dell’incontro del 12 febbraio, in particolare, è stata lanciata la prima delle tre sfide di mandato: ZeroNeet. Il fenomeno dei NEET – giovani che non sono coinvolti in percorsi di formazione, lavoro o tirocinio – è un ambito rispetto a cui la Fondazione lavora da anni (per esempio con le iniziative NEETwork e Network in rete). La sfida parte dunque da una buona conoscenza del fenomeno, e dal desiderio di potenziare ulteriormente le attività in questo ambito attraverso un maggiore impegno economico ma anche – come raccontato – grazie alla creazione di alleanze. Una prima alleanza strategica è quella con Intesa Sanpaolo, la banca conferitaria e di riferimento per Fondazione Cariplo, che ha annunciato un investimento di altri 10 milioni di euro per questo programma.

La sfida è stata introdotta da Benedetta Angiari, referente di ZeroNeet, e approfondita nel corso di una tavola rotonda che ha coinvolto il presidente di Fondazione Cariplo Giovanni Azzone e Carlo Messina, consigliere delegato e CEO di Intesa Sanpaolo.

La riflessione si è concentrata innanzitutto sul perimetro del problema: i giovani NEET sono 1,4 milioni in Italia, di cui circa 157.000 in Lombardia (terza regione in Italia per numerosità). Si tratta di una questione da guardare con attenzione anche in relazione alla denatalità: come ha sottolineato in un intervento il demografo Alessandro Rosina, infatti, nell’attuale scenario demografico è molto concreto il rischio che il degiovanimento quantitativo (riduzione della percentuale di giovani sul totale complessivo della popolazione) si traduca in un degiovanimento qualitativo e sociale, ovvero nella perdita di importanza e di centralità dei giovani.

Benedetta Angiari presenta al strategia di Fondazione Cariplo sui NEET. Fonte: Fondazione CariploBenedetta Angiari presenta al strategia di Fondazione Cariplo sui NEET. Fonte: Fondazione Cariplo
Benedetta Angiari presenta al strategia di Fondazione Cariplo sui NEET. Fonte: Fondazione Cariplo

La strategia di intervento sui NEET prevede tre linee di azione: saranno realizzate attività per prevenire il fenomeno, per contrastarlo (aiutando chi è NEET a uscire da questa condizione) e per conoscerlo in modo più approfondito. Nello specifico, Fondazione Cariplo e Intesa Sanpaolo intendono contribuire al raggiungimento del tasso di NEET al 9% (soglia indicata dall’Unione Europea per il 2030), che nel concreto significa accompagnare e attivare 20.000 giovani che si trovano in questa condizione in Lombardia. Si tratta di un obiettivo ambizioso, rispetto a cui i promotori ritengono che la logica di rete possa fare la differenza.

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Come evidenziato nella tavola rotonda da Azzone e Messina si tratta di una sfida che nessun soggetto potrebbe portare avanti in autonomia. Per raggiungerla sarà necessario intervenire attraverso una logica complementare e integrata rispetto alle risorse pubbliche, alle politiche attive del lavoro e alle molte altre progettualità già in essere. Un esempio di questo approccio è il problema dell’intercettazione dei NEET, un aspetto generalmente riconosciuto come complesso per l’avvio di interventi in questo ambito. Come ha sottolineato Angiari, verranno messi in campo diversi strumenti, a partire dalle opportunità offerte dalla tecnologia (social network e AI innanzitutto). Ma sarà fondamentale il lavoro di rete per attivare e mettere in contatto le moltissime possibili “sentinelle” sui territori: famiglie, insegnanti, ma anche tutti gli attori che a vario titolo fanno parte delle comunità educanti.

Un partenariato locale che guarda alla dimensione nazionale

La mattinata si è conclusa con alcuni interventi e testimonianze (è possibile vedere la registrazione qui). Tra gli altri è intervenuta anche Anna Marino, coordinatrice delle attività istituzionali della Fondazione CON IL SUD. Si è trattato di un contributo particolarmente interessante per diversi motivi: innanzitutto questo attore è tradizionalmente molto attivo in questo settore di intervento, anche alla luce della gravità che il fenomeno dei NEET raggiunge nelle regioni meridionali (ne abbiamo parlato, in parte, anche nell’ultima puntata di Intrecci). La cifra distintiva di questi progetti, inoltre, è molto spesso l’attivazione e il consolidamento di reti.

L’idea di coinvolgere Marino è stata interessante anche in quanto espressione del desiderio della Fondazione Cariplo di lavorare sul proprio territorio di riferimento con uno sguardo rivolto anche alla dimensione nazionale. Le Fondazioni di origine bancaria, come spesso raccontiamo, ricoprono una posizione particolare nel proprio contesto locale. Grazie a questa hanno la possibilità di avviare sperimentazioni realizzate attraverso approcci evidence-based e sulla base di una profonda condivisione con il contesto locale: in un’ottica di cambiamento sociale duraturo, infatti, le sperimentazioni che funzionano sono poi auspicabilmente adottate e rese stabili sul territorio.

Qui si dispiega il potenziale innovativo delle fondazioni anche a livello nazionale, come sintetizzato dal Presidente Azzone a conclusione dell’evento: “Il vero successo [dell’iniziativa ZeroNeet, ndr] sarà il fatto che quello che riusciamo a produrre qua sarà scalabile in tutto il Paese e sarà in grado di creare una comunità nazionale coesa e in grado di creare valore per tutti”.

 

Foto di copertina: Fondazione Cariplo.





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