Il corpo di Shiri è ancora a Gaza. Netanyahu minaccia vendetta

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Netanyahu ha annunciato l’invio altri tre battaglioni in Cisgiordania e l’inizio di nuove operazioni militari dopo l’esplosione di tre autobus nei sobborghi di Tel Aviv. Secondo le prime ricostruzioni israeliane i dispositivi piazzati giovedì sui mezzi pubblici sarebbero stati costruiti a Tulkarem e rappresenterebbero una vendetta per l’operazione militare denominata Muro di ferro, che dal 21 gennaio sta stringendo in una morsa la Cisgiordania occupata. La firma sarebbe stata lasciata sulla borsa contenente uno dei due congegni che non sono esplosi. Secondo le autorità di Tel Aviv il piano prevedeva di coordinare le detonazioni nella mattinata di venerdì, quando i mezzi sarebbero stati pieni di pendolari. Ma qualcuno avrebbe fatto un errore nell’impostazione dei timer e le bombe sono esplose senza causare feriti, quando gli autobus erano già fermi nei depositi di Bat Yam e Holon. Due ebrei israeliani sono stati arrestati con l’accusa di aver accompagnato le persone che hanno posizionato gli ordigni sui bus. Anche un palestinese sarebbe stato fermato ma i giudici hanno ordinato il massimo riserbo sulle indagini.

90 PERSONE sono state arrestate in Cisgiordania la scorsa settimana. Il premier e il ministro della difesa Katz sono arrivati a Tulkarem nel pomeriggio di ieri, per far visita ai soldati e lanciare le nuove direttive di guerra. Sono arrivati rinforzi anche a Jenin, dove i militari hanno ucciso una ragazzina di 13 anni, Remas Al-Amouri, colpita alla schiena. Un bambino della stessa età, Ayman Nassar Al-Haimoni, è stato ucciso nel quartiere di Jabal Joher, a Hebron.

Netanyahu ha minacciato vendetta non solo nei confronti dei combattenti palestinesi della Cisgiordania occupata ma anche di quelli di Hamas a Gaza. Quando i test del dna sui resti degli ostaggi riconsegnati giovedì hanno rivelato che le spoglie non appartenevano a Shiri Bibas, il premier ha dichiarato che il gruppo islamico pagherà il prezzo per quello che ha definito un «indicibile cinismo». Le analisi hanno confermato che gli altri corpi appartengono a Oded Lifschitz e ai due figli di Shiri, Ariel di 4 anni e Kfir, 9 mesi quando sono stati rapiti con la madre il 7 ottobre 2023. Nella serata di ieri, una fonte anonima ha dichiarato ad Al Jazeera che il “vero” corpo di Shiri Bibas è stato consegnato alle autorità israeliane.

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DOPO LA SCOPERTA che il cadavere consegnato giovedì non era quello di Bibas, Hamas ha dichiarato che si è trattato di un errore e che probabilmente i resti di Shiri si sono mischiati a quelli di altre vittime palestinesi recuperate in seguito agli attacchi aerei israeliani. Ma secondo il portavoce dell’esercito, Daniel Hagari, la versione di Hamas non è attendibile: non sarebbe stato un attacco israeliano a uccidere la mamma e i suoi due bambini ma gli uomini di Hamas, e lo avrebbero fatto «a mani nude». Hagari ha dichiarato che le ricostruzioni dell’esercito e le analisi avrebbero confermato che, dopo la morte «sono state intraprese azioni orribili per oscurare le atrocità commesse». La famiglia Bibas ha fatto sapere che non cerca vendetta e che vuole sono il ritorno delle spoglie di Shiri. «Non c’è perdono per averli abbandonati il 7 ottobre» ha dichiarato Ofri Bibas-Levy, la zia di Kfir e Ariel, «e nessun perdono per averli abbandonati in cattività».

OGGI VERRANNO rilasciati da Gaza sei ostaggi, nell’ultimo scambio della prima fase del cessate il fuoco: Eliya Cohen, Omer Shem-Tov, Omer Wenkert, Tal Shoham, Avera Mengistu e Hisham al-Sayed. Secondo fonti palestinesi, Israele dovrebbe liberare 602 prigionieri politici, di cui cinquanta condannati all’ergastolo, sessanta a pene considerevoli, 47 liberati in occasione di uno scambio nel 2011 e poi riarrestati e 445 fermati a Gaza dall’inizio della guerra. Difficile al momento immaginare l’avvio della seconda fase dell’accordo, che avrebbe già dovuto essere discussa ma che in molti al governo vorrebbero veder deragliare a favore di una ripresa degli attacchi a Gaza, dove Israele continua a vietare l’ingresso delle case mobili. Secondo l’Ufficio stampa governativo palestinese solo dodici prefabbricati sarebbero stati consegnati, quando ce ne vorrebbero almeno 60.000.

INTANTO sono arrivati in Arabia Saudita, i leader di Egitto, Emirati Arabi Uniti, Qatar, Kuwait, Bahrein e Giordania per partecipare ai colloqui informali su un piano per Gaza da proporre in alternativa a quello del presidente Usa, che prevede la pulizia etnica della popolazione palestinese della Striscia. Il progetto dovrebbe essere presentato a marzo. Trump è tornato ieri a parlare della sua idea per Gaza: «Il mio piano è il piano che funziona davvero, ma non lo sto forzando. Lo consiglio».



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