Caro Avvenire, Trump doveva risolvere la guerra in Ucraina in 24 ore. Quello che ha fatto nelle ultime è una vergogna agli occhi del mondo: ha tradito un popolo orgoglioso che da tre anni combatte per la propria libertà contro l’invasore russo. Trump non ha tradito solo gli ucraini ma anche tutti coloro che credono nella libertà e nella democrazia. Penso sia giunto il momento per scelte definitive in Europa: le parole di Mario Draghi sono un faro per tutti noi.
Celso Vassalini
Brescia
Caro Vassalini, si parla troppo di Donald Trump, proprio ciò che egli vuole con tutte le sue provocatorie affermazioni, ma purtroppo non se ne può fare a meno. Le confesso che, personalmente, sono più amareggiato che indignato dalle ultime mosse del presidente americano. Se c’è un “mondo al contrario”, per dirla con un trumpiano di casa nostra, ebbene quello è il mondo dalla Casa Bianca di oggi, dove Volodymyr Zelensky diventa un dittatore che per di più ha cominciato la guerra contro la Russia. No, semplicemente falso, oltre che oltraggioso (così come chiamarlo “mediocre comico”). Vladimir Putin, semmai, è un dittatore, e a ordinare l’invasione, culminata in stragi di civili e crimini di guerra, è stato il capo del Cremlino, sul quale grava un mandato di arresto dalla Corte penale internazionale. Ma quello che addolora e deve preoccupare davvero non sono le offese e le bugie nella ricostruzione dei fatti – compresi l’entità degli aiuti statunitensi e il reale sostegno popolare al presidente che ha contribuito a salvare finora il proprio Paese –, bensì l’annunciato cedimento alle presunte ragioni di Mosca.
Arrivare alla pace è il più lodevole degli obiettivi, demolire tutti i principi dell’ordine internazionale per consegnare all’aggressore ciò che vuole non può risultare accettabile. Qualcuno pensa ancora che Trump stia creando una cortina fumogena per sparigliare la trattativa e che poi, al tavolo con Putin, cambierà atteggiamento dimostrandosi il grande negoziatore che proclama di essere. C’è da sperarlo. Tuttavia, mi pare un ottimismo alquanto immotivato. Lanciare messaggi concilianti al leader che disprezza l’Occidente, cedere al Cremlino su tutta la linea nella contesa territoriale, addirittura riportare la Russia nel G8 (dal quale fu esclusa dopo l’invasione della Crimea nel 2014), il tutto mentre le armi Usa continuano a essere usate sul campo dagli ucraini per colpire l’Armata d’invasione, sono segni di un cinismo politico con pochi precedenti nella storia americana.
Mario Draghi, intervenendo martedì al Parlamento europeo, ha ribadito la sua parola d’ordine: fare qualcosa. L’Europa si muove con troppa cautela e lentezza. Il motivo è noto: manca una procedura snella e vincolante per mettere d’accordo i 27 Paesi. Non si può non concordare con l’ex premier e presidente della Bce. Tuttavia, io completerei lo slogan: Europa, fa’ la cosa giusta. Oggi più che mai serve la capacità di agire tempestivamente e lucidamente per impedire una semplice capitolazione dell’Ucraina, imposta da quello che era il suo principale alleato. E per costruire un argine alla tentazione americana di saldare i propri interessi a quelli russi a scapito dell’Unione. Bisogna dare messaggi chiari e univoci, tenere il punto sui nostri valori e le nostre scelte, come ha ribadito coraggiosamente il presidente Mattarella: prima Mosca rispetti il diritto dei popoli e degli Stati sovrani, solo dopo potremo riprendere normali relazioni.
Gli Stati Uniti resteranno, comunque, nel nostro orizzonte. Si tratterà di capire se Trump rappresenta una sorta di “invasione degli hyksos”, una parentesi nella vicenda secolare della democrazia americana, o se interpreta una profonda trasformazione di almeno una parte consistente dell’opinione pubblica americana. Questo però lo stabiliranno gli storici. Oggi, non dobbiamo assuefarci alla post-verità dei proclami via social media e temere la truthiness, concetto inventato da un comico (si veda l’ironia della storia) secondo cui qualcosa è vero non in quanto sostenuto da fatti e prove, ma perché “suona vero” a chi lo ascolta, anticamera dell’irrazionalità elevata a sistema e anche di qualcosa di peggio.
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