Referendum, al via la campagna della Cgil Liguria

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La campagna referendaria in Liguria è stato il tema centrale della mattinata di oggi dove, alla Sala Chiamata del porto di Genova, si sono riuniti oltre 500 delegate e delegati Cgil in rappresentanza di tutte le categorie e dei territori liguri. La campagna referendaria sulla quale la Cgil ha raccolto 4 milioni di firme a livello nazionale (160 mila in Liguria di cui 90 mila a Genova), ha l’obiettivo di mettere fine alla precarietà e ai licenziamenti ingiusti, migliorare le norme su salute e sicurezza sul lavoro, ridurre i tempi di attesa della cittadinanza per migliaia di italiane e italiani.

Cinque i quesiti referendari sui quali si voterà in primavera e sui quali la Cgil chiede di votare 5 sì: due riguardano la dignità del lavoro e sono contro i licenziamenti nelle grandi e nelle piccole aziende, uno è contro la precarietà, uno per salute e sicurezza sul lavoro, uno per il diritto di cittadinanza a chi vive e a chi lavora nel nostro Paese.

La situazione ligure 

“In Liguria – si legge in un comunicato della Cgil Genova e Liguria – c’è una situazione di grande criticità su temi delicati come salute e sicurezza sul lavoro, precarietà e licenziamenti. Sul primo tema il dito è puntato sugli appalti, uno tra i settori dove più spesso si verificano infortuni sul lavoro anche quando i committenti sono enti pubblici o grandi aziende. Gli ultimi dati Inail: nel 2024 sono stati 26 i morti sul lavoro contro i 22 dell’anno precedente, 4 in più.

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Dal 2018 sono state ben 250 le denunce di infortunio con esito mortale registrate in Liguria. In aumento del +39% sull’anno precedente le denunce per malattie professionali (1.992 contro le 1.433 del 2023). Si tratta dell’aumento in percentuale più elevato sia tra tutte le regioni del Nord-Ovest, sia della media nazionale. Con il sì al referendum sugli appalti si introduce la responsabilità anche per l’azienda capofila ossia l’appaltante”.

Troppi stagionali e intermittenti e aumentano i licenziamenti

Il sindacato fa inoltre sapere che i dati Inps registrano in Liguria un abuso del contratto stagionale che tra il 2014 e il 2024 aumenta del +168%, sorpassato solo da quello intermittente che registra un aumento percentuale del +171%. Se a questi dati si aggiungono quelli sul contratto a tempo indeterminato, sempre più una chimera per chi sia affaccia al mondo del lavoro e al fatto che complessivamente uno su tre (35,7%) ha un contratto di lavoro part time e quindi con bassa intensità di lavoro, si può affermare che in Liguria è in atto una forte destrutturazione del mercato del lavoro. Con il sì al referendum si cancellano alcune norme sulla precarietà e vengono ripristinate le condizioni per cui il contratto di lavoro principale torna ad essere quello a tempo indeterminato.

Ultimo tema referendario legato al lavoro è quello sui licenziamenti. “Secondo i dati Inps – si prosegue – tra gennaio e settembre 2024 in Liguria si sono registrati quasi 7 mila licenziamenti di lavoratrici e lavoratori con contratti a tempo indeterminato. Ad aumentare sono stati soprattutto i licenziamenti di natura disciplinare che presentano alti profili di arbitrarietà e sono letteralmente esplosi passando dai 781 del 2014 agli attuali 1.468. Prima dell’entrata in vigore del Jobs act (2015) chi veniva licenziato senza giusta causa o giustificato motivo era reintegrato sul posto di lavoro. Con il referendum si chiede di ripristinare le norme vigenti prima del Jobs act e rendere nullo un licenziamento ingiusto dando la possibilità a chi è stato licenziato di poter tornare sul proprio posto di lavoro.

Cittadinanza agli stranieri

Il quinto quesito riguarda la cittadinanza. “In Liguria nel 2023 su 633 mila occupati gli stranieri sono stati 67 mila ossia il 10,6% del totale e hanno prodotto un Pil del 12,8% che vale 6,6 miliardi di euro. A fronte di queste cifre, nello stesso anno, sono stati solo 4.416 gli stranieri che hanno ottenuto la residenza: nessuna invasione, ma solo una norma di civiltà. Con il referendum si chiede di dare agli stranieri che vivono e lavorano in Italia i diritti e i doveri legati alla cittadinanza da ottenere in 5 anni anziché in 10”.

Quindi l’invito a recarsi tutti alle urne, la prossima primavera, per dare il proprio sì ai 5 referendum , perché, come ha affermato lo storico Alessandro Barbero, “il voto conta”,  la democrazia fa sentire tutti parte di qualcosa. 



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