Più soldi dalla lotta all’evasione ma aumenta il debito pubblico e i conti… non tornano

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Nuovo record dalla lotta all’evasione fiscale italiana. L’Agenzia delle Entrate ha fatto sapere che nel corso del 2024, è riuscita a recuperare circa 33,4 miliardi di euro. Questa cifra comprende il recupero dalle attività di controllo da parte del Fisco per circa 26,3 miliardi di euro: 1,6 miliardi in più rispetto all’anno precedente. Se a questi numeri si aggiungono gli euro recuperati per conto dei comuni e di altri enti, come ad esempio l’Inps, si arriva a quasi 34 miliardi di euro.

Come spiega il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni: “La somma recuperata nel 2024 ha raggiunto la cifra record di 33,4 miliardi di euro: ben 8,2 miliardi di euro in più rispetto al 2022, quando questo governo non si era ancora insediato. Una somma mai raggiunta prima nella storia della nostra nazione”. Per la premier, “Sono risultati ottenuti, certamente, grazie all’ottimo lavoro dell’Agenzia delle Entrate, ma anche grazie a specifiche norme che sono state introdotte da questo governo”.

Il trend della lotta all’evasione

Questi numeri si inseriscono in un trend di recupero dei fondi iniziato dal 2019. Dopo la pausa del Covid, quando i controlli si son praticamente azzerati a causa della pandemia e del blocco delle attività produttive, nel 2022 e nel 2023 le Entrate avevano già fatto segnare un record. I valori dello scorso anno, dunque, confermano un andamento molto importante che vien esplicitato meglio anche leggendo i dati del Ministero dell’Economia e delle Finanze che certificano un calo del valore assoluto dell’evasione in Italia. Il cosiddetto “tax gap”, cioè la differenza tra le imposte realmente versate dagli italiani e quelle che dovrebbero versare, è in continua diminuzione nel Belpaese.

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Negli ultimi anni, esso è ampiamente calato. Secondo alcune stime, ad oggi, sarebbe intorno ad una percentuale compresa tra il 7 e il 9 per cento rispetto a una media europea pari al 5,3 per cento. Bisogna precisare, però, che negli ultimi anni il tax gap italiano è quello che ha registrato il maggior calo tra quelli europei: meno 12,7 per cento. Un passo avanti significativo che indica bene come si sta muovendo la macchina del fisco italiano affinché tutti paghino quanto dovuto allo Stato.

È’ evidente, allo stesso tempo, che in questo enorme calderone ci sono coloro che sfuggono totalmente al radar dello Stato, i cosiddetti evasori fiscali totali, e quelli che invece non pagano per “necessità”: imprenditori o cittadini che non arrivando a fine mese scelgono di non pagare sperando poi di potersi regolarizzare al meglio. Non bisogna dimenticare, inoltre, che il sistema fiscale italiano è tra i più complessi al mondo ed è facile per il contribuente cadere in errore. Ecco perché è bene non fare di tutta l’erba un fascio quando si parla di evasione in Italia. Mettendo la lente di ingrandimento, infatti, emergono situazioni molto diverse tra loro.

Spesa, il paradosso: aumenta debito pubblico

La cosa che più colpisce nella lotta all’evasione è la destinazione del recupero. Le imposte non versate e incassate dallo Stato tramite l’Agenzia delle Entrate dovrebbero essere destinate a far calare il debito pubblico. O, in una situazione ottimale, ad abbassare il gettito di coloro che pagano puntualmente fino all’ultimo centesimo, cioè i contribuenti Irpef. Invece cosa succede? Nel 2025 il debito pubblico italiano continuerà a crescere e la spesa pubblica avanza senza sosta. Qui non si tratta di discutere sulla necessità dei servizi pubblici ma si parla di soldi “in più” che potrebbero essere finalizzati a migliorare la situazione delle casse dello Stato.

Non dimentichiamo che il debito pubblico italiano a novembre ha raggiunto la non invidiabile cifra di 3mila miliardi di euro e che, sebbene il deficit sia previsto leggermente in calo, in valori assoluti esso continuerà a crescere per tutto il 2025. Destinare una parte di quei 33,4 miliardi al suo taglio sarebbe stata una ottima operazione finanziaria oltre che di immagine per i mercati che avrebbero colto la volontà italiana di agire su questa cifra esagerata. Un’altra operazione possibile poteva essere un sostanzioso taglio delle imposte. Il calo del cuneo, ad esempio, costa circa 10 miliardi di euro.

Di quanto si sarebbe potuto tagliare l’Irpef con i 33 miliardi di euro o una parte di essi? Niente di tutto ciò. Il debito pubblico italiano è una sorta di Leviatano che si nutre di qualsiasi entrata in più che il sistema genera. Anziché mettere a dieta questo “mostro” che uccide il futuro del Paese lo si alimenta in una sorta di bulimia irrefrenabile fatta di bonus, sconticini e prebende.

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