Lidi, il Tar boccia la proroga delle concessioni al 2027

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Il Tar Liguria boccia la proroga al 2027 delle concessioni balneari del governo Meloni. In una sentenza di ieri, il tribunale amministrativo ha dato torto ai titolari di tre stabilimenti di Zoagli (Genova), che chiedevano l’applicazione della norma prevista dal decreto Salva infrazioni approvato lo scorso novembre. Secondo il giudice, il comune ha fatto bene a disporre subito i bandi.

LA PRONUNCIA rende palese il pasticcio fatto dal governo sulle spiagge. La sua legge non solo ha tradito le promesse della premier di salvare i balneari dalle gare, ma ha anche fatto esplodere il caos nel settore. Nel 2021 il Consiglio di Stato aveva annullato l’estensione al 2033 del primo governo Conte, imponendo le gare entro il 2023. Due anni dopo la commissione europea ha avviato una procedura di infrazione contro l’Italia, contestando la mancata applicazione della direttiva Bolkestein. Anche la Corte di giustizia Ue ha più volte dichiarato l’illegittimità delle proroghe sulle concessioni balneari. Nonostante tutto ciò, il Salva infrazioni ha dato la possibilità ai comuni di prendere tempo fino al 2027. Qui sta il trucco: l’esecutivo non ha disposto un’altra proroga automatica e nazionale (che non avrebbe potuto fare) bensì ha lasciato ai sindaci la responsabilità di scegliere tra gare subito o entro tre anni.

LA MAGGIOR PARTE dei comuni ha recepito il tempo bonus, mentre alcuni si sono rifiutati di applicare una legge in contrasto col diritto italiano ed europeo, avviando subito le riassegnazioni. È il caso di Genova, Maiori e Roma, che ha pubblicato i bandi su Ostia la settimana scorsa. In entrambi i casi, si è aperta una valanga di contenziosi. Dove è stata disposta la proroga, i ricorsi sono di Agcm, comitati e imprenditori interessati a entrare nel settore; mentre dove si sono avviate le gare, i balneari invocano i tre anni previsti dal Salva infrazioni. La giurisprudenza ha un orientamento consolidato contro le proroghe, perciò era questione di settimane, prima che pure il rinvio al 2027 crollasse.

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LA SENTENZA su Zoagli ha una rilevanza locale, ma i giudici sono stati chiamati a esprimersi in molte altre località sulla stessa questione. Il Tar ligure aveva già disapplicato la proroga al 2027 in un’analoga pronuncia lo scorso 14 dicembre, ieri ha ribadito che «in forza delle sentenze del Consiglio di Stato» le concessioni balneari «beneficiarie di plurime proroghe ex lege, hanno cessato i loro effetti in data 31 dicembre 2023, le nuove assegnazioni devono avvenire mediante selezioni imparziali e trasparenti tra i potenziali candidati, ai sensi della direttiva Bolkestein».

IL TRIBUNALE è intervenuto anche sull’accordo tra il governo italiano e la commissione Ue. La proroga al 2027 è stata il frutto di un negoziato portato avanti dall’allora ministro Fitto, che si stava giocando la poltrona a Bruxelles. Dopo avere contestato per anni le proroghe sulle concessioni balneari disposte da vari governi italiani, la commissione Ue a settembre ha cambiato idea, definendo la norma di Meloni «una soluzione globale, aperta e non discriminatoria». Un beneplacito che aveva destato stupore ma che secondo il Tar Liguria non conta nulla: «Non vale invocare un accordo tra lo Stato italiano e la Commissione Ue, secondo cui le amministrazioni avrebbero l’obbligo di prorogare le concessioni balneari sino al settembre 2027», recita la sentenza di ieri. «Sia perché non risulta esistente un documento scritto racchiudente tale patto sia in quanto, in ogni caso, un simile accordo non potrebbe prevalere sul dictum della Corte di giustizia Ue in ordine all’incompatibilità unionale del rinnovo automatico delle concessioni».

DAL CENTRODESTRA a esprimersi è Zucconi (FdI), che fa trapelare «stupore» per la sentenza; mentre le opposizioni si sono scatenate. Per Piero De Luca (Pd) «le bugie raccontate dalla destra sulle concessioni balneari si sono scontrate contro il muro della realtà rappresentato dalla direttiva Bolkestein»; mentre Croatti (5s) fa un appello ai comuni «affinché cessino di assecondare l’inazione e l’ignavia di questo governo e facciano partire immediatamente le gare». Magi e Hallissey (+Europa): «Meloni smetta di scappare anche su questo e apra le nostre coste alla concorrenza».



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