L’Arte della Gioia, un set alla moda: lo speciale sulla serie tv di Valeria Golino. VIDEO

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La regista e co-sceneggiatrice Valeria Golino, gli altri autori del copione, i costumisti, gli scenografi e gli attori de “L’Arte della Gioia”, raccontano i retroscena della produzione e della lavorazione della serie Sky Original, tratta dal romanzo di culto di Goliarda Sapienza, dal 28 febbraio in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.

Le curiosità su location, costumi e scrittura di una storia con una incredibile protagonista femminile interpretata da Tecla Insolia

Manca poco al debutto sul piccolo schermo de L’Arte della Gioia, la serie prodotta da Sky Studios e da Viola Prestieri per HT Film, che dal 28 febbraio sarà disponibile in esclusiva su Sky e in streaming solo su NOW.
La serie televisiva è tratta dal romanzo postumo di Goliarda Sapienza ed è firmata da Valeria Golino che dopo diversi lungometraggi, esordisce con un prodotto a puntate.
Golino, co-sceneggiatrice con Luca Infascelli, Francesca Marciano, Valia Santella e Stefano Sardo, ha messo sullo schermo il personaggio di Modesta, una ragazza nata in Sicilia nei primi del Novecento, alla ricerca di libertà ed emancipazione in un’epoca in cui alle donne non era permesso di scoprire la propria personalità e coltivare i propri desideri.
Nello speciale di venticinque minuti in testa a questo articolo alcune curiosità sulla produzione che si propone di affascinare gli spettatori trasportandoli in un mondo antico. 
 

Il ruolo fondamentale dei costumi  

L’Arte della Gioia è un tuffo nel primo Novecento in una terra ruvida e magica, la Sicilia degli anni prima e dopo la Prima Guerra Mondiale visti attraverso gli occhi di Modesta (l’attrice Tecla Insolia), una protagonista con un approccio alla vita poco convenzionale.
Golino e il team di sceneggiatori hanno lavorato per circa due anni e mezzo per mettere a punto un copione che racconta la giovinezza della protagonista, dall’infanzia povera al trasferimento in convento, al passaggio alla residenza della principessa Gaia Brandiforti (l’attrice Carla Bruni Tedeschi).

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Il contesto è narrativo e non divulgativo perché, sebbene ogni dettaglio della scenografia e dei costumi sia stato messo a punto per rispecchiare fedelmente un’epoca storica, i realizzatori hanno puntato sul fascino del passato piegando la realtà al sogno cinematografico.
L’analisi dei costumi è particolarmente utile per comprendere il senso di questa scelta. Come spesso accade sul set, questi ultimi non sono semplicemente funzionali ma hanno caratteristiche tali da caricare di senso i personaggi che li indossano.
Maria Rita Barbera, costumista de L’Arte della Gioia, ha spiegato nello speciale di aver ideato i costumi dei vari personaggi facendo attenzione al modo di vestire del tempo. Nel realizzarli ha utilizzato pezzi di tessuto antichi per dare l’idea di un mondo lontano ma concreto.
Si tratta di vere e proprie opere d’arte di stoffa, tessuti poveri, tele semplici e grezze del mondo rurale, che diventano più ricchi quando si passa nelle sale delle ville nobili dove si svolge la seconda parte della giovinezza di Modesta.
Gli attori hanno confermato l’importanza dei costumi, essenziali per scivolare immediatamente in un altro mondo.

Valeria Bruni Tedeschi ha sottolineato quanto, ad esempio, indossare abiti col busto l’hanno aiutata ad entrare nel suo personaggio, una donna austera.
Stessa cosa vale per i costumi di scena di Alma Noce, volto di “Cavallina”, il doppio di Modesta, una ragazza affamata di vita ma sempre eterea (che infatti indossa vestiti dai colori tenui e ricchi di dettagli leggeri.
Il busto, in particolare, è un elemento chiave per comprendere come lavoravano le emozioni delle donne del tempo. Sia Insolia che Bruni Tedeschi hanno scelto di tenerlo sempre ben allacciato durante le riprese per non perdere l’effetto dell’accessorio sulla loro recitazione.
Uno studio a parte va fatto per le monache del convento dove si stabilisce Modesta. Gli abiti non sono presi dal vero ma sono la sintesi di dettagli di diversi vestiti monacali, delle divise che suggeriscono qualcosa in più sulle singole sorelle.

L’ultima parte dello speciale è dedicata allo studio degli abiti della principessa Gaia, il personaggio di Valeria Bruni Tedeschi, una donna schietta con un guardaroba che parla per lei.
L’abito fa il monaco per Guido Caprino, l’interprete di Carmine, parola delll’attore. Il suo personaggio è una sorta di imprenditore agricolo del tempo, che indossa camicia e gilet con l’abito di fustagno. Anche nel suo caso, gli è bastato indossare i costumi di scena per sentirsi a suo agio col personaggio.

Le location della serie

L’Arte della Gioia è un racconto di pura bellezza che si traduce in una favola visiva, una sensazione evidente in ogni inquadratura.
Nello speciale Golino e i realizzatori rivelano i segreti della lavorazione e molte esperienze vissute sul set.
La villa dei Brandiforti, ad esempio, è una costruzione a servizio del prodotto in cui figurano parti di diverse e spettacolari residenze d’epoca.
Nelle singole inquadrature, ogni elemento d’arredo, ogni porcellana, è funzionale all’esigenza di trasportare lo spettatore in un altro universo.

Golino si è resa conto quasi immediatamente della complessità di questo progetto, da lei concepito inizialmente come un lungometraggio. La regista spiega nello speciale che non era possibile trasferire una storia così lunga in questo formato, da lì la decisione di scrivere la storia sotto forma di serie.
Anche la linearità della storia è stata messa da parte a favore di un racconto su più piani temporali ma la magia delle ambientazioni ha aiutato tutti, dal cast alla troupe, ad ambientarsi subito nel mondo del romanzo di Sapienza.  



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