La mafia romana e l’omicidio di Fabrizio Piscitelli al centro della puntata di Farwest stasera in tv venerdì 21 febbraio su Rai 3

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L’inchiesta dedicata alla mafia romana al centro della puntata di Farwest, stasera in tv su Rai 3venerdì 21 febbraio alle 21.35. La trasmissione condotta da Salvo Sottile, si concentrerà sull’omicidio di Fabrizio Piscitelli, noto come Diabolik. Il caso ha rappresentato un momento cruciale, segnando una crescente interconnessione tra la criminalità della Capitale, il settore imprenditoriale e il mondo dello spettacolo, con tentativi di infiltrazione anche nelle Istituzioni. Stando a quanto dichiarato dalla Procura, Roma si è trasformata in un’enorme macchina del riciclaggio, capace di pulire 150 milioni di euro in pochi mesi, denaro proveniente da traffici di cocaina, usura e altre attività illecite della nuova criminalità.


Chi era Fabrizio Piscitelli

Conosciuto anche come Diabolik, si distinse nel traffico di sostanze stupefacenti a Roma, affiancandosi a figure influenti come Michele Senese e Massimo Carminati. Piscitelli era anche leader degli Irriducibili, il gruppo di ultras della Società Sportiva Lazio, fino al suo omicidio avvenuto il 7 agosto 2019 presso il Parco degli Acquedotti di Roma. Piscitelli nacque a Roma il 2 luglio 1966 ed era uno dei tre figli di un ispettore di polizia e di un’impiegata. Divenne rapidamente una figura di spicco nell’ambiente ultras, ed entro la fine degli anni ’80 e l’inizio degli anni ’90, era tra i capi degli Irriducibili, la frangia più radicale dei tifosi della Lazio.

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In questo contesto, gestì due società, Fans Edition e Mister Henrich, dedicate alla vendita di gadget legati agli Irriducibili. Il capitale delle aziende era diviso tra la moglie, Rita Corazza, e le figlie, Giorgia e Ginevra. Piscitelli manifestò apertamente il suo sostegno al fascismo nell’ambito delle sue attività ultras. Nel 1998 arrivò la sua prima condanna per danneggiamento, seguita nel 1999 da una condanna a tre anni e dieci mesi di reclusione per reati connessi al traffico di droga.

Negli anni successivi, subì ulteriori condanne per gioco d’azzardo e scommesse clandestine nel 2000, per ingiurie e resistenza a pubblico ufficiale nel 2005 e per lesioni aggravate nel 2007. Nel 2015, Piscitelli fu condannato in primo grado a tre anni e due mesi di reclusione, insieme ad altri esponenti degli Irriducibili e dirigenti della SS Lazio, per tentata estorsione ai danni di Claudio Lotito e dei suoi collaboratori più stretti.

Secondo l’accusa, subito dopo l’acquisto della società sportiva da parte di Lotito nel 2004, quest’ultimo fu minacciato affinché cedesse le azioni a un presunto gruppo di aziende ungheresi, sponsorizzato da Giorgio Chinaglia, ex attaccante della Lazio e della Nazionale italiana, anch’egli coinvolto nel processo. All’inizio, si ipotizzò che le minacce facessero parte di una strategia più ampia riconducibile al clan dei Casalesi, interessato ad acquisire il club sportivo per operazioni di riciclaggio. Tuttavia, secondo le indagini, il coinvolgimento degli ultras era motivato principalmente dagli interessi economici legati al merchandising, al controllo dei servizi di sicurezza e alle coreografie negli stadi.

Nel settembre 2013, nell’ambito dell’operazione Castillos condotta dal Gruppo d’investigazione sulla criminalità organizzata della Guardia di Finanza, Piscitelli emerse come “principale referente di un’organizzazione autonoma di narcotrafficanti”, responsabile dell’importazione in Italia di eroina dalla Germania e Turchia e di hashish dalla Spagna attraverso il clan Abate di San Giorgio a Cremano. Di conseguenza, fu emesso nei suoi confronti un mandato di custodia cautelare, eseguito con ritardo a causa della sua latitanza.

A seguito dell’inchiesta, nell’operazione Ginko, il GICO sequestrò beni per 2,3 milioni di euro alla famiglia Piscitelli. Nel gennaio 2015, venne condannato a quattro anni e otto mesi di reclusione, optando per il rito abbreviato, per il traffico di sostanze stupefacenti. Nel 2017, Piscitelli avrebbe anche facilitato una pax mafiosa a Ostia tra i clan Spada ed Esposito, finendo coinvolto in un’inchiesta che portò alla condanna per associazione mafiosa del boss Salvatore Casamonica e dell’avvocatessa Lucia Gargano.

L’omicidio

Il 7 agosto 2019, intorno alle 19.00, è stato ucciso al Parco degli Acquedotti di Roma con un colpo di pistola alla testa mentre si trovava seduto su una panchina. In seguito a questo drammatico evento, in via degli Annibaldi nel rione Monti, nei pressi del Colosseo, è apparso uno striscione con la scritta “Diablo Vive!”. Inoltre, presso la sede degli Irriducibili in via Amulio, nel quartiere Tuscolano, è stato realizzato un murales commemorativo in onore della vittima, che è stato successivamente rimosso due volte su richiesta di Roma Capitale.

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Diabolik, bruciata nella notte la panchina dove è stato ucciso Piscitelli

In occasione del primo e del secondo anniversario della sua scomparsa, molti manifesti sono stati affissi per le strade della capitale. Dopo circa due anni e mezzo di complesse indagini, la Direzione Distrettuale Antimafia (DDA) di Roma ha ordinato l’arresto di Raul Esteban Calderon, sospettato di essere l’autore materiale dell’omicidio. Calderon è già noto alle forze dell’ordine per il delitto di Shehaj Selavdi a Torvaianica e per un tentato duplice omicidio contro Emanuele ed Alessio Costantino nella zona dell’Alessandrino.

Funerali Fabrizio Piscitelli, l’ultimo saluto al Santuario del Divino Amore a Roma

Per quanto riguarda i mandanti, le indagini suggeriscono il coinvolgimento dei fratelli Leandro ed Enrico Bennato, rivali della cosiddetta batteria di Ponte Milvio capeggiata da Piscitelli. Calderon è stato accusato di omicidio volontario aggravato dall’utilizzo di metodi di stampo mafioso e di detenzione illegale di armi.





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