Le affermazioni secondo cui l’Ucraina sarebbe uno Stato artificiale e il suo territorio farebbe parte delle terre storiche russe, mentre gli ucraini e i russi sarebbero storicamente un unico popolo circolano da molto tempo. Putin le ripete quasi in ogni suo discorso e intervista, vengono riportate nei nuovi manuali russi di storia e i funzionari russi mostrano mappe del XVII secolo in cui, a loro dire, l’Ucraina non esisterebbe.
“Nella nostra Corte Costituzionale è stata trovata la copia di una mappa del XVII secolo, compilata sotto Luigi IV, e lì non c’è traccia dell’Ucraina!” – afferma il presidente della Corte Costituzionale della Russia, Valeriy Zorkin, mostrando a Putin una mappa del noto cartografo francese Guillaume Sanson, sulla quale in realtà l’Ucraina è chiaramente indicata. A ciò Putin risponde affermando che “questo è ben noto” e aggiunge: “Le Autorità sovietiche hanno creato l’Ucraina sovietica. Prima di quel momento, l’Ucraina non esisteva nella storia dell’umanità”. Questo servizio, trasmesso dalla televisione pubblica russa nel maggio 2023, è diventato oggetto di scherno, poiché la mappa, immediatamente riconosciuta dagli esperti, non solo riportava l’iscrizione “Ucraina o Paese dei Cosacchi”, ma conteneva anche altre informazioni “scomode” per la propaganda russa.
In contrapposizione a ciò, la Russia si presenta come un unico “Stato – civiltà con una storia pluricentenaria” che svolge una “missione storicamente determinata e unica”. Questo concetto è sancito in una serie di atti normativi della Federazione Russa. Uno degli ultimi documenti significativi su questo tema è stato il Decreto del Presidente della Federazione Russa n. 314 dell’8 maggio 2024, che ha approvato i “PRINCIPI fondamentali della politica statale della Federazione Russa nel campo dell’educazione storica”.
Sebbene la questione dell’eredità storica venga costantemente utilizzata dalla Russia per giustificare l’invasione, mi è sempre sembrato che il mondo civilizzato non potesse accettare simili argomentazioni al giorno d’oggi. Dopotutto, non ha importanza a chi appartenessero certe terre in passato. Il semplice fatto dell’esistenza degli Stati moderni nei confini internazionalmente riconosciuti e dell’esistenza stessa del diritto internazionale dovrebbero essere un deterrente sufficiente contro qualsiasi tentativo di giustificare la conquista forzata di territori.
Tuttavia, recentemente, sullo sfondo della situazione difficile al fronte, delle intense discussioni sulle possibili vie per porre fine alla guerra e avviare negoziati di pace, la questione dell’appartenenza storica dei territori ucraini viene sollevata con maggiore frequenza anche da politici stranieri.
Ad esempio, di recente, il candidato alla presidenza della Romania Călin Georgescu ha espresso, durante un’intervista con il giornalista Ion Cristoiu, la sua visione sui cambiamenti che apporterebbe alla politica estera qualora diventasse presidente. In particolare, ha affermato che la Romania e diversi altri Stati avrebbero presunti diritti su una parte dell’Ucraina, ha dichiarato che la divisione dei territori ucraini dopo la fine della guerra “ci sarà inevitabilmente”, aggiungendo che “una tale soluzione è inevitabile. L’Ucraina è uno Stato inventato”.
Se in passato si sarebbe potuto ignorare tali dichiarazioni, oggi rappresentano un segnale piuttosto allarmante.
In realtà, per la parte ucraina, partecipare a discussioni sulla storia è sempre complicato e spiacevole, poiché sembra quasi di doversi giustificare, di dover dimostrare il proprio diritto all’esistenza e, in definitiva, perché dobbiamo convincere il mondo a cambiare idea su questioni che esso è abituato a considerare come assiomi. Eppure, credo che sia giunto il momento di sollevare alcune questioni, le cui risposte potrebbero cambiare radicalmente la percezione globale della storia dell’Ucraina e della Russia.
Ma come si può trovare la verità? Cosa si dovrebbe considerare una fonte affidabile di informazioni? A differenza della giurisprudenza, dove esistono fonti ufficiali chiaramente definite, con la storia la questione è molto più complessa. Qui c’è sempre spazio per miti e incertezze, molto scetticismo e competizione tra autorità. L’opinione di un rinomatostorico contro quella di un altro, altrettanto rinomato. Inoltre, gli storici accademici scrivono testi così complessi e lunghi che per una persona comune è praticamente impossibile orientarsi. Fortunatamente, oggi sono emersi giovani ricercatori che, grazie alle moderne possibilità di accesso libero ai materiali d’archivio, hanno già scoperto una quantità significativa di documenti storici preziosi e altamente informativi. L’autore di questa pubblicazione, Ihor Poluektov, studia da molti anni materiali conservati negli archivi stranieri. Secondo lui, in particolare, gli archivi svedesi contengono una quantità così vasta di mappe e cosmografie che descrivono il territorio dell’odierna Ucraina che la loro sola analisi potrebbe rivelarci più informazioni di qualsiasi manuale di storia.
Iryna Medved
Parte I
L’Ucraina è uno Stato inventato creato ai tempi dell’URSS
Amo smantellare i miti imperiali e sovietici sull’Ucraina con prove reali e inconfutabili.
Nella biblioteca dell’Università di Uppsala (Svezia) si conserva un esemplare originale della mappa di Radziwiłł del 1613, uno dei primi documenti cartografici europei in cui compare il nome “Ucraina” (nell’angolo in basso a destra della mappa, sotto Kyiv). Questa dettagliata e, per l’epoca, straordinaria carta geografica proveniente da Amsterdam è considerata una delle più grandi realizzazioni degli studiosi dell’epoca. Il lavoro su di essa fu avviato ancora nel 1586 dal principe lituano Mikołaj Krzysztof Radziwiłł (motivo per cui la mappa viene spesso chiamata con il suo nome), con il coinvolgimento di importanti studiosi e figure politico-sociali. La mappa è dedicata al Granducato di Lituania, e l’Ucraina vi è indicata come parte della mappa (figura 1).
Figura 1
Magni dvcatvs Lithvaniae, caeterarvmqve regionvm illi adiacentivm exacta descriptio : illss.mi ac excellss.mi pricipis[sic] et d.ni D. Nicolai Christophori Radziwil … / Lectori S. Hunc Borysthenis tractum ut ad nostrum geographiæ tabulamadjiciamus duo nos praecipuó impulerunt. Persons: Blaeu Willem Janszoon, 1571-1638 (editor), Gerritsz Hessel, сa1581-ca1632 (engraver), Makowski Tomasz, 1575-1630 (cartographer), Radzivill Mikolaj Krszysztof, prins, 1549-1616 (other). Origin: Amsterdam, Netherlands, 1613.
È noto che in diverse fonti scritte il nome “Ucraina” veniva utilizzato per riferirsi alle nostre terre storiche già prima di questa mappa, quasi sempre indicando territori che oggi sono l’Ucraina moderna. Tuttavia, in cartografia, questa rappresenta una delle prime menzioni. È particolarmente significativo il fatto che un cartografo straniero abbia adottato il nome che evidentemente aveva sentito dalla popolazione locale. Per la prima volta sulla mappa compare l’iscrizione: “Volynia Vlterior quae tum Vkraina tum NIS ab aliis vocitatur”, che può essere tradotta come: “La Volinia Ulteriore, che ora è chiamata Ucraina e talvolta da altri Nis”.
Ma la mappa non è interessante solo per questo. Vi si possono ritrovare i fiumi ucraini (idrotoponimi), le città e persino i confini storici delle terre, che sono rimasti quasi invariati e perfettamente riconoscibili ancora oggi. Molti di questi nomi risalgono all’antichità e hanno superato sia le distruzioni causate dagli invasori di Suzdal che saccheggiarono Kyiv nel 1169, sia l’invasione mongola.
Nell’appendice alla mappa si trova una descrizione dettagliata del corso del Dnipro da Cherkasy al Mar Nero e una delle glosse descrive e fa conoscere agli stranieri il concetto di “cosacchi” (De Kozacus).
L’unico esemplare originale della mappa è conservato nel museo dell’edificio principale Carolina Rediviva della biblioteca dell’Università di Uppsala (Svezia) e ha di dimensioni 920×1120 mm (era originariamente stampata su tessuto, ma dopo un restauro nel 2016 è stata trasferita su carta giapponese). Esistono copie simili conservate a Leopoli, nel Museo Nazionale di Storia della Repubblica di Bielorussia, in Lituania e in Polonia.
Dopo la pubblicazione nel 1613 della mappa con il toponimo “Ucraina” iniziarono ad apparire, una dopo l’altra, mappe simili. Una vera sensazione è stata la recente scoperta negli archivi svedesi di una mappa manoscritta del 1635 finora sconosciuta, che contiene l’iscrizione in grandi lettere: “Vkrainy Część” (si tratta di una parte delle terre ucraine). A differenza della precedente mappa di Radziwiłł, questa carta è interamente dedicata all’Ucraina e descrive in dettaglio Kyivscina (Kiiow), Podillia (Podolie) e Volynia (Wolyn’). L’area rappresentata ha una dimensione approssimativa di 350 km × 350 km, estendendosi dall’attuale città di Khmelnytsky fino a Kyiv (situato nell’angolo superiore della mappa). È una mappa stradale manoscritta, esistente in un unico esemplare, con una descrizione molto dettagliata e leggende, tra cui un interessante resoconto su Kyiv (figura 2).
Figura 2
TITEL: En delaf Lilla Pohlen med Volhynien och Woÿwodskapet Kiow och Belz. (Vkrainy Część). 1635. REFERENSKOD: SE/KrA/0402/29/B/003.
Tra i lavori cartografici chiave relativi alle terre ucraine del periodo in questione troviamo Radziwiłł, Nicolas Sanson, Frederik de Wit, la famiglia Blaeu, Moses Pitt, Johann Homann, Matthäus Seutter. Oltre alla già citata mappa del 1613, “Descrizione dell’Ucraina” (1648-1651) è considerata l’opera più scrupolosa, risultato di 17 anni di lavoro in Ucraina dell’ingegnere francese Guillaume Le Vasseur de Beauplan. Fu proprio la “Descrizione dell’Ucraina” a plasmare la percezione europea del Paese tra il XVII e il XVIII secolo. Di questa mappa si hanno molte informazioni.
La prossima mappa che desidero portare all’attenzione del lettore è la “Mappa Geografica Ucraina” (Tabula Geographica Ukrainska) del 1638-1639. Si tratta della prima mappa nella storia a portare tale nome, un documento di grande rilevanza per la nostra storia. Nell’archivio svedese essa è registrata con la seguente descrizione: “Tabula Geographica Ukrainska. Ukraina. Dnjepr (söder om Tjernobyl), Don och Donaus utflöden i Svarta Havet, Krim. Poltava. Tekinia/Bender vid Dnjestr” (Figura 3).
Non deve sorprendere il lettore il fatto che il mare sia rappresentato nella parte superiore della mappa. Più una mappa è antica, più è probabile che l’orientamento non corrisponda a quello moderno e che il sud sia posizionato in alto. Ciò che conta, però, è che la mappa prosegue la tradizione di rappresentare i confini dal Danubio (Danubius) al Don (Don), dal Mar Nero (Pontus Euxinus) fino alle sorgenti del Prypiat (Pripiec), sopra Ciornobyl (Czernobel).
È interessante notare come quasi 400 anni dopo la creazione della mappa i confini della nostra terra siano rimasti quasi invariati. L’autore più probabile di questa mappa è il cartografo francese Guillaume Le Vasseur de Beauplan. Questo documento rappresenta una sorta di “precursore” della sua più celebre mappa del 1648 (“Delineatio Generalis Camporum Desertorum vulgo Ukraina. Cum adjacentibus Provinciis”) che rese l’Ucraina famosa in tutto il mondo.
Raffigurando con la precisione e la completezza i territori ucraini Beauplan, ingegnere e cartografo del XVII secolo, fu uno dei primi a introdurre ufficialmente il nome “Ucraina” nella cartografia europea, identificandola non solo come una regione geografica, ma anche come un’unità politica distinta, con confini che si estendevano dalla Moscovia fino alla Transilvania. Qui voglio ricordare una delle figure più importanti della storia ucraina, che subì persecuzioni proprio per aver cercato di portare l’attenzione su fatti storici legati alla cartografia, Maria Hryhorivna Vavrychyn, autrice di numerose opere, tra cui spiccano i due volumi di “L’Ucraina nelle antiche mappe”.
Ciò accadde durante la “II Conferenza pan-sovietica sulla geografia storica della Russia”, che si tenne a Mosca nel novembre 1980. In quell’occasione, Maria Vavrychyn presentò una relazione intitolata “Le mappe poco conosciute dell’Ucraina di G. Beauplan”, in cui analizzava una raccolta di 11 mappe di Beauplan, scoperte dallo studioso polacco S. Herbst negli archivi della Biblioteca Municipale di Danzica. Nel suo intervento, la ricercatrice definì in modo dettagliato i confini storici dell’Ucraina così come erano stati rappresentati dal cartografo francese in ciascuna delle sue mappe. Questi confini non coincidevano affatto con quelli riportati nella storiografia fortemente politicizzata degli storici di Mosca. Maria Vavrychyn non fece altro che ricordare i confini storici dell’Ucraina meticolosamente documentati da Guillaume Le Vasseur de Beauplan, e dimostrò, attraverso la raccolta delle informazioni sulle edizioni delle sue mappe all’estero, che l’Ucraina aveva suscitato un interesse in Europa Occidentale già nel XVII secolo. Il debutto a Mosca della ricercatrice ucraina sconvolse talmente tanto i partecipanti sovietici alla conferenza con il suo libero pensiero sui confini storici dell’Ucraina che uno dei professori sovietici presenti non esitò a dichiarare apertamente: “Non ci servono i confini dell’Unione Sovietica. Non abbiamo bisogno di mappe con i confini dell’Ucraina.” Per Maria Vavrychyn questa conferenza segnò un punto di svolta, mettendola davanti ad una scelta difficile: accettare la visione “pan-sovietica” della storia dell’Ucraina o rinunciare alla sua tesi di dottorato dal titolo già approvato “Fonti cartografiche della storia dell’Ucraina nei secoli XV-XVII”.
Scelse la seconda opzione e per molti anni non poté pubblicare i propri studi sulla cartografia storica, fino a quando l’Ucraina non dichiarò la propria indipendenza. La mappa, riportata nella Figura 3, ha dimensioni 44,5×62,5 cm, scala: 1:1.500.000, riporta per la priva volta i nomi di 13 rapide sul fiume Dnipro, annota inoltre 275 nomi di insediamenti, 80 nomi di fiumi, 4 nomi di isole, 4 nomi di foreste, ecc.
Figura 3
Tabula Geographica Ukrainska. [Ukraina. Dnjepr (söder om Tjernobyl), Don och Donaus…
DATERING: 1634-1639 р.
SERIE: Band 28: Topographica practica (Getkant).
REFERENSKOD: SE/KrA/0414/0028/0015.
Ucraina è il nome che compare sempre più spesso nelle fonti europee dell’inizio e della metà del XVII secolo. Indica i territori della Kyivscina e del Medio Dnipro già nelle mappe del 1603-1613, amplia notevolmente l’area di applicazione del nome “Ucraina” nelle mappe del 1635 e del 1639, per poi assumere lineamenti a noi abituali nelle celebri mappe di Guillaume Le Vasseur de Beauplan del periodo dal 1648 agli anni 1660 e in molte altre.
In quel periodo, in Europa Occidentale iniziano a uscire, una dopo l’altra, pubblicazioni dedicate al nostro Paese, tra cui la ben nota opera di Beauplan, che divenne uno dei resoconti più dettagliati e completi sulle terre ucraine redatti da un autore straniero, vengono condotte numerose ricerche, scritte tesi e dissertazioni dedicate all’Ucraina e ai cosacchi. L’interesse per il Paese, per il popolo ucraino e per i cosacchi diventa particolarmente attuale nel contesto delle trasformazioni globali e dei profondi cambiamenti che si verificano sul continente europeo.
In generale, in quell’epoca la collocazione dell’Ucraina sulla mappa del mondo non veniva messa in discussione, così come la denominazione di questa terra veniva percepita in modo piuttosto univoco: Rus’/Ruthenia/Ucraina, una terra che, per molti aspetti, ricalca gli attuali confini dell’Ucraina. Gli europei non avevano alcun dubbio su questo. Essi sorgeranno solo nel XVIII secolo, ma di questo si parlerà più avanti.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link