“Io, la Samp e quelle occasioni mancate con Roma,…

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Ci sono delle sliding doors nelle carriere dei calciatori che fanno venire l’amaro in bocca non solo ai diretti interessanti ma anche a quei tifosi che poi non sono riusciti mai a vedere quell’atleta vestire la maglia della propria squadra. E di momenti del genere ne ha vissuti anche un bomber come Claudio Bellucci, che si è raccontato in Storie di Calcio, trasmissione di TMW Radio.

Cresciuto nelle giovanili della Lodigiani, ha iniziato la sua carriera professionistica nella Sampdoria, facendo l’esordio in Serie A con la squadra blucerchiata nella stagione 1993-1994 a 18 anni. Poi, dopo una breve parentesi in C1 al Fiorenzuola, riecco il ritorno a Genova, dove segna 2 gol in campionato e anche una doppietta all’Arsenal in semifinale di Coppa delle Coppe, che però non servì a portare i suoi in finale. Poi l’esperiena al Venezia, dove nella stagione 1996-1997 realizzò 20 reti in 33 presenze di campionato, risultando vice-capocannoniere dietro Davide Dionigi, prima del passaggio al Napoli, dove visse alcune stagioni tra alti e bassi. Dal 2001 al 2007 ben 184 presenze con la maglia del Bologna, prima del ritorno alla Samp e la chiusura della carriera con le maglie di Livorno e Modena.

“Ho sempre sognato di fare l’attaccante, anche perché mio padre era un difensore e non lo saltavo mai – ha confessato -. Poi crescendo ci sono riuscito e ho continuato a voler fare quel ruolo. A casa ho sempre respirato calcio, era inevitabile che avrei fatto il calciatore, anche se mai avrei creduto a questi livelli. Vedendo da una borgata come quella di San Basilio era difficile pensarlo, ma la mia famiglia è stata eccezionale, mi hanno dato quella spinta in più per emergere. E l’esordio in Serie A fu una gioia non solo per me ma per tutto il quartiere. Mi ricordo quella partita, entrai contro il Milan nella sfida Scudetto al posto di Maspero. Incrociai gli occhi subito con Baresi e fu un’emozione fortissima”.

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Il primo tecnico comunque non si scorda mai: “Eriksson è stato il primo a credere in me in Serie A. E’ stato fondamentale per la mia crescita, era una persona eccezionale, educatissima, mai fuori dalle righe. Ho sempre avuto un grande rispetto per lui. Alla Samp sono davvero cresciuto. Io e Amoruso volevamo essere come Mancini e Vialli, abbiamo fatto di tutto per esserlo e spero di esserlo stato, almeno nei comportamenti. Davvero la Sampdoria è stata la mia squadra del cuore, quella più importante. Sono arrivato lì a 14 anni e sono diventato un uomo. E’ un amore vero con questi colori, anche se Bologna è stata una tappa altrettanto importante”.

Mentre sugli altri allenatori in carriera ha ammesso: “Solo con due non ci siamo mai trovati, Guidolin al Bologna e Delneri alla mia ultima esperienza alla Samp, ma col tempo poi ci siamo chiariti. Tra quelli più importanti di sicuro un posto speciale ce l’ha Mazzone. Avevo un accordo con la Fiorentina, io avevo un appuntamento con Giovanni Galli per andare in Viola invece lui mi chiamò e mi disse ‘Ho fatto saltà tutto, arrivo a Bologna e tu fermati lì’. E da lì è ripartita la mia carriera”.

Ma ha anche confessato le squadre che ha solo sfiorato e che rimangono il suo grande rammarico: “Essendo romano avrei sognato di giocare un giorno alla Roma, ma anche nella Lazio visto che il blocco della Samp si trasferì lì e ha vinto tanto. Con la Roma siamo stati vicinissimi nel 2007, ma poi ci fu qualche intoppo tecnico e tornai alla Sampdoria. Sarebbe stata la gioia di mia madre, che mi avrebbe rivisto a Roma. Nel 1998 sfiorai la Juventus. Dopo l’infortunio di Del Piero a Udine fui vicino ai bianconeri per sostituirlo in quei 6-7 mesi. Stavo facendo molto bene al Napoli ma tra Ferlaino e Ulivieri ci fu un no secco. Dovevamo vincere il campionato per tornare in Serie A e non se ne fece nulla. Un vero peccato. Deluso? No, alla fine ero amato a Napoli. Avrei fatto un grande salto, in un grande club, però aver giocato nel Napoli mi ha dato tanto”.

Sulle reti più belle nella sua storia, Bellucci ha confessato: “Col Napoli il gol alla Juve fu incredibile, perché fu la prima volta che segnai a una big in campionato. Poi ovviamente i due gol all’Arsenal in Coppa delle Coppe con la Samp e col Bologna un gol in rovesciata al 90′ contro il Verona, che forse è il gol più bello della mia carriera”. 





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