Conte insiste: «Follia le armi, ma non sono trumpiano»

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Finanziamo agevolati

Contributi per le imprese

 


«Meloni ha scommesso sulla vittoria dell’Ucraina. Ha perso, dovrebbe dimettersi solo per questo. Una follia non aver voluto negoziare». Giuseppe Conte rilancia la sua linea di sempre sul conflitto Russia-Ucraina, nonostante gli attacchi che arrivano dall’ala destra del Pd e dai centristi di Azione. «Mi hanno accusato di essere filo putiniano, un giorno filo cinese, un altro filo trumpiano. Ma il coraggio della verità ce l’abbiamo o no?», dice negli studi di Diritto e rovescio su Rete4. «Devono chiedere scusa agli italiani e anche agli ucraini che vengono abbandonati», attacca rivolto alla destra di governo.

Il leader 5 stelle non sembra voler acuire lo scontro col Pd, ma rivendica la sua libertà di azione. Chiara Appendino e Vittoria Baldino gli danno manforte. «Prima ci accusavano di essere filo Putin, ora di essere filo Trump. Niente di più falso: durante la campagna elettorale ho sempre detto che avrei votato Harris e Trump lo critico ogni giorno per le sue proposte su Gaza, sui dazi e sulla folle corsa al riarmo. La verità è che siamo gli unici che si oppongono al partito trasversale della guerra», dice l’ex sindaca di Torino. «La visione bellicista sposata da Meloni ma anche da pezzi dell’opposizione italiana ha portato al suicidio della soluzione diplomatica europea: anziché attaccare noi, il partito della guerra dovrebbe solo chiedere scusa».

«Non c’è alcuna assonanza tra le dichiarazioni di Salvini e quelle di Conte. Se per il leghista a Trump bisogna dare il Nobel per la Pace, Conte dice una verità, cioè che l’Europa ha fallito nella sua strategia di sconfiggere militarmente la Russia e che sta pagando le conseguenze in termini sociali ed economici», le fa eco Baldino.

Conto e carta

difficile da pignorare

 

I 5 stelle non ci stanno a passare per fans di Trump come Salvini. Mercoledì l’eurodeputato Gaetano Pedullà ha dato dell’«infiltrata fascista» alla dem Pina Picierno che aveva sottolineato «la rinascita dell’asse gialloverde» filo Mosca. Ieri l’ex sindaco di Bergamo Giorgio Gori ha rilanciato le accuse di Picierno contro Conte: «Questo è il capo del movimento con cui dovremmo costruire l’alleanza alternativa al centrodestra. Quale politica estera pensiamo di condividere con lui? Quale posizionamento internazionale? Come potremmo essere credibili?».

Carlo Calenda ha lanciato un ultimatum a Schlein: «Trump vuole tornare a fare affari con la Russia e vessare l’Europa. Conte approva le menzogne di Trump e le rivendica come proprie. Questo fatto è per noi dirimente rispetto a qualsiasi tipo di collaborazione parlamentare e locale», dice il leader di Azione. «Se stai con Trump e Putin contro “le cancellerie europe” sei un traditore dell’Europa e dell’Italia. Se il Pd ne prenderà atto e avrà il coraggio di rompere ogni legame con i 5S allora si potranno trovare convergenze, altrimenti costruite pure la coalizione della sinistra per Trump e Putin, insieme ai 5S. Il momento di decidere è arrivato, Elly Schlein, non puoi continuare a fingerti morta».

Anche da Avs arriva una critica a Conte: «Non può vedere in Trump un pacifista», avverte la capogruppo Luana Zanella. Al Nazareno non hanno alcuna intenzione di alimentare la polemica, né di accettare ultimatum. Nessuno, tra i dirigenti più vicini a Schlein, ha commentato le parole di Conte su Trump, e meno che mai quelle di Calenda. «Occorrerebbe, nel campo progressista, mantenere un clima civile di rispetto, anche nelle differenze», prova a mediare Goffredo Bettini. «Picierno non è una “infiltrata fascista”. E Conte non è la stampella di Putin, né di Orban e dei Patrioti. Ci sono tutte le condizioni per lavorare insieme».

Conte rilancia la sua piazza, tra fine marzo e inizio aprile. «Sarà aperta a tutti i cittadini che non accettano caro bollette, caro energia, che non ce la fanno. Dobbiamo offrire questa finestra di ascolto, sarà una piazza aperta alle altre forze politiche, sindacali e sociali». Ad oggi le possibilità che sia una piazza di tutto il centrosinistra sono piuttosto basse. Per il Pd sarà difficile aderire, visti anche le divisioni sulla commissione von der Leyen. Meno per Verdi e Sinistra, da sempre su posizioni pacifiste. Marciare divisi e capitalizzare tutto il consenso possibile è ancora il mantra, almeno per il M5S. Giovedì la direzione Pd discuterà anche dei rapporti con i potenziali alleati. In un mese le cose possono cambiare.



Source link

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link

Cessione crediti fiscali

procedure celeri