Bassa Romagna, presentato il progetto “La casa come primo luogo di cura e benessere”

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Giovedì 20 febbraio, al Salone estense della Rocca di Lugo, è stato presentato il progetto «La casa come primo luogo di cura e benessere» sviluppato da Ausl Romagna con il sostegno della Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna in merito alla rete integrata dei servizi socio-sanitari per la non autosufficienza della Bassa Romagna.

Sono intervenuti Elena Zannoni, presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, Andrea Sangiorgi, sindaco referente dell’Unione Bassa Romagna su Servizi sociali e Sanità, Pierluigi Stefanini, presidente della Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna, Federica Boschi, direttrice del Distretto Sanitario di Lugo-Ausl Romagna e Silvia Zoli, responsabile dell’Area della non austosufficienza dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, referente del progetto.

Il progetto vuole potenziare e personalizzare i servizi legati alle cure domiciliari

Il progetto si articola in una serie di interventi rivolti alle persone non autosufficienti e ai loro caregiver (assistenti familiari) nel territorio della Bassa Romagna e si muove in piena coerenza con la missione M6C1 del Pnrr e il decreto ministeriale 77/2022, ossia il regolamento su modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Sistema sanitario nazionale.

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L’obiettivo è quello di potenziare e personalizzare i servizi per la domiciliarità, con particolare attenzione alle fasce più vulnerabili della popolazione.

Sono due i grandi filoni di intervento. Il primo, di valenza sanitaria, è dedicato alle dimissioni protette al domicilio per persone con demenza provenienti dall’ospedale e dai servizi specialistici. Il secondo, di natura più sociale, si concentra sul «sollievo» ai caregiver, ossia la possibilità di ospitare temporaneamente la persona con demenza in un centro assistenziale per consentire a chi se ne occupa abitualmente di alleggerire il proprio impegno o poter andare in vacanza.

Il potenziamento delle dimissioni protette si articola in un insieme di prestazioni e interventi che garantiscono la continuità delle cure e, al tempo stesso, il sostegno al nucleo familiare della persona in dimissione.

Si tratta di prestazioni domiciliari effettuate da operatori sociosanitari (Oss) con l’obiettivo di tutelare le autonomie residue e il parziale recupero delle capacità, ove possibile, oltre a qualificare la «cura domestica», attraverso interventi volti all’addestramento del familiare/caregiver nel processo di cura.

I servizi a supporto delle persone con demenza e dei loro familiari sono interventi psico-sociali che comprendono attività di stimolazione cognitiva, relazionale e attività occupazionali volte a mantenere/potenziare le capacità funzionali residue, a favorire l’inclusione sociale e a combattere lo stigma.

L’elaborazione dei progetti individualizzati di «sollievo» in struttura residenziale per persone con disabilità avviene in accordo con i familiari caregiver. Gli interventi si inseriscono in un progetto di vita e di cure più ampio, che prevede l’integrazione della risposta temporanea di sollievo in strutture residenziali, con progetti personalizzati a domicilio, che includono interventi socio-assistenziali quali la frequenza di centri diurni socio-riabilitativi e socio-occupazionali, l’assistenza domiciliare integrata ed educativa, assegno di cura e interventi di adattamento domestico.

Si tratta di interventi innovativi che integrano i servizi sociali e sanitari, allo scopo di mantenere il più possibile la persona con demenza nel proprio ambiente di vita, personalizzando l’assistenza con diversi livelli di flessibilità e mantenendo come riferimenti persone conosciute, in modo da evitare i potenziali effetti avversi dell’ospedalizzazione e dell’istituzionalizzazione. Necessariamente, questi interventi si integrano con quelli a sostegno dei caregiver, figure decisive per la tenuta di questi percorsi assistenziali.

Il progetto è sostenuto dalla Fondazione Del Monte con un finanziamento da 150mila euro

La Fondazione Del Monte di Bologna e Ravenna ha immediatamente compreso l’importanza del progetto e delle sue ricadute sociali, dedicando un importante finanziamento di 150mila euro a sostegno della sua implementazione. Beneficiaria di questi progetti è l’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, che ha quindi potuto finanziare parte degli interventi dell’Ausl Romagna per la non autosufficienza.

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La Fondazione del Monte, in linea con l’Obiettivo 3 dell’Agenda ONU 2030 (Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età), vuole così rispondere alle esigenze e necessità espresse dalle comunità locali a sostegno di attività di assistenza verso categorie fragili.

Si ricorda che, nell’ottobre scorso, al termine di un percorso durato alcuni mesi, si è concretizzato il progetto di fusione per incorporazione della Fondazione Cassa di Risparmio e Banca del Monte di Lugo nella Fondazione Banca del Monte di Bologna e Ravenna. Un’operazione che va a beneficio delle comunità servite da entrambe le Fondazioni, garantendo la continuità erogativa su entrambi i territori.

Le dichiarazioni delle istituzioni

«Il cambiamento demografico e sociale del territorio della Bassa Romagna, in termini anagrafici, è evidente e pone delle sfide che sono da tempo alla nostra attenzione – commenta Elena Zannoni, presidente dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna -. La grande longevità delle persone è sintomo di benessere ma si traduce in nuovi bisogni assistenziali e sociali, anche perché nel contempo le famiglie sono sempre meno numerose.

Prendersi cura di queste persone, in particolare quelle affette da demenza, è un carico estremamente gravoso e che pesa soprattutto sulle donne. L’aiuto che ci dà la Fondazione è preziosissimo per innovare questo servizio e integra l’impegno dell’Ausl e dei Servizi sociali dell’Unone su questo urgentissimo tema».

Si lega a questi temi Andrea Sangiorgi, sindaco referente dell’Unione Bassa Romagna su Servizi sociali e Sanità: «Grazie alla Fondazione perfezioneremo quel processo di integrazione socio-sanitaria su cui si lavora da anni, per costruire risposte di prossimità alla sfida che pone l’invecchiamento della popolazione. Grazie a questo contributo possiamo garantire servizi di fondamentale importanza per i cittadini».

«Lo scorso ottobre è nata, per fusione, la Fondazione del Monte di Bologna e Ravenna – ha ricordato il presidente Pierluigi Stefanini -. È nostra ferma intenzione, per quanto attiene alla Bassa Romagna, intervenire su tre ambiti: sociale, cultura e cura del territorio. La Fondazione conosce e monitora da decenni l’evoluzione del tema dell’anzianità in questo territorio e abbiamo quindi individuato alcuni ambiti di intervento, come un’indagine conoscitiva sull’erogazione dei servizi agli anziani, le loro condizioni abitative e un’analisi sull’evoluzione delle possibilità assistenziali».

«La sensibilità dimostrata dalla Fondazione su un tema così importante come il sostegno alla domiciliarità è preziosissima – commenta Federica Boschi, direttrice del Distretto Sanitario di Lugo-Ausl Romagna -. Nel territorio della Bassa Romagna il 35% delle famiglie è di tipo unipersonale; ciò significa che quello dell’assistenza a domicilio è un problema di ordine quotidiano.

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L’integrazione socio-sanitaria degli interventi è la chiave di volta per affrontare nel migliore dei modi questo bisogno. Potersi prendere cura delle persone anziane e fragili nel contesto domestico garantisce loro una migliore qualità della vita, evitando i potenziali effetti avversi legati ai ricoveri. Per questo, il supporto ai caregiver è fondamentale, e lo si mette in pratica attraverso il potenziamento delle dimissioni protette, piani di sostegno personalizzati, oltre a specifici percorsi formativi».

«Insistiamo sul tema dell’integrare l’ambito sanitario con quello sociale perché questo permette di capire i bisogni delle persone e anticiparli, studiando per ciascuno un progetto personalizzato – spiega Silvia Zoli, responsabile dell’Area della non austosufficienza dell’Unione dei Comuni della Bassa Romagna, referente del progetto -. Attraverso una equipe multidimensionale si possono elaborare percorsi su misura non soltanto per gli anziani ma anche per la popolazione disabile, che oggi ha una longevità molto maggiore che in passato.

Attraverso la frequenza di centri diurni, gli interventi domiciliari assistenziali ed educativi e anche periodi di ricovero temporaneo a sollievo dei caregiver e con finalità abilitative e riabilitative, si getta un ponte in direzione del ‘dopo di noi’, che permette di elaborare percorsi e risposte adeguate per ogni fase della vita».



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