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Sarà applicata la sentenza della Corte europea dei diritti umani e sarà un commissario straordinario a occuparsi della Terra dei fuochi. Il consiglio dei ministri ha nominato il generale, Giuseppe Vadalà, con “il compito di coordinare la bonifica del territorio, affidandogli poteri straordinari legati alle attività specificatamente indicate dalla sentenza della Cedu”. L’Italia è stata condannata perché secondo i giudici la “vita degli abitanti della Terra dei fuochi è stata messa a rischio”. “Il governo – ha spiegato la premier Giorgia Meloni – ha voluto inserire delle norme che puntano ad affrontare e risolvere l’annosa questione legata all’inquinamento ambientale nella Terra dei fuochi”. Un compito che dovrà fare i conti con decenni di smaltimenti killer, un territorio devastato e un’incidenza di tumori preoccupante.
Meloni – “La norma – ha aggiunto – stabilisce, inoltre, che il Commissario unico è tenuto, entro sessanta giorni, a trasmettere alla Presidenza del Consiglio dei ministri una relazione sullo stato dell’arte e sulle azioni che intende intraprendere per arrivare all’obiettivo di bonifica e ripristino ambientale. Con la nomina del Commissario – ha rimarcato la presidente del Consiglio – il governo riporta ad un unico soggetto l’attuazione degli interventi di bonifica della Terra dei fuochi, che prima dipendevano da diversi livelli di governo, sia nazionale che territoriale. Quadro che ha impedito, finora, di completare in tempi accettabili gli interventi di bonifica. È l’ennesimo segnale di attenzione ad un territorio profondamente oltraggiato che da tempo chiede risposte concrete”. Solo la settimana scorsa il ministro dell’Ambiente, che ha proposto il commissario, aveva spiegato che il governo stava valutando un ricorso contro il verdetto.
Le reazioni – “Ben venga la nomina di un Commissario unico nazionale per la bonifica della Terra dei fuochi compresa tra le province di Napoli e Caserta. Al generale Giuseppe Vadalà, già impegnato con la sua struttura nella bonifica delle discariche e dei siti contaminati, chiediamo che si lavori con celerità per far partire le bonifiche in questi territori feriti per troppi anni dagli ecomafiosi e dai trafficanti di rifiuti, responsabili di un vero dramma che ha avuto gravi ripercussioni sull’ambiente, sulla salute dei cittadini e sull’economia locale” commentano le associazioni Acli, Agesci, Arci, Azione cattolica italiana, Legambiente e Libera che dallo scorso novembre hanno dato il via alla campagna nazionale “Ecogiustizia subito: in nome del popolo inquinato”.
Proprio nell’ambito di questa campagna itinerante da nord a sud, le associazioni lunedì 24 febbraio faranno tappa in Campania, a Napoli, con un flash mob in piazza del Plebiscito per chiedere Ecogiustizia e bonifiche per la Terra dei Fuochi. “È ora che anche per la Terra dei Fuochi soffi il vento dell’ecogiustizia, per questo chiediamo al Commissario unico che si avvii al più presto una strategia sistemica, coordinata e globale come richiesto dalla sentenza con cui la Corte europea dei diritti umani nelle scorse settimane ha condannato l’Italia per la vicenda della Terra Fuochi – si legge in una nota – Al governo chiediamo, invece, come prevede sempre questa sentenza, di velocizzare l’istituzione di un’Autorità indipendente per il monitoraggio di quanto accade in quei territori e la creazione di una piattaforma accessibile e trasparente, per garantire un’informazione puntuale per le comunità che finora è mancata. Per lo Stato italiano è tempo di assumersi le proprie responsabilità e di passare ai fatti per dare un nuovo futuro a questi territori”.
Cosa dice la sentenza – La Cedu ha stabilito che l’Italia deve introdurre, senza indugio, misure generali in grado di affrontare in modo adeguato il fenomeno dell’inquinamento in questione. La Corte ha riconosciuto un rischio per la vita “sufficientemente grave, reale e accertabile”, che può essere qualificato come “imminente”. I giudici inoltre ritengono che “non ci siano prove sufficienti di una risposta sistematica, coordinata e completa da parte delle autorità nell’affrontare la situazione della Terra dei Fuochi”. Evidenziano che i progressi nel valutare l’impatto dell’inquinamento sono stati lenti, quando invece occorreva celerità. Inoltre indicano che lo Stato non è stato in grado di dimostrare di aver preso tutte azioni penali necessarie per combattere lo smaltimento illegale di rifiuti nell’area della Terra dei Fuochi.
“Data l’ampiezza, la complessità e la gravità della situazione, era necessaria una strategia di comunicazione completa e accessibile, per informare il pubblico in modo proattivo sui rischi potenziali o reali per la salute e sulle azioni intraprese per gestire tali rischi. Questo non è stato fatto. Anzi, alcune informazioni sono state coperte per lunghi periodi dal segreto di Stato” ha scritto la Cedu nel verdetto che prevede che entro due anni lo Stato italiano dovrà introdurre misure a garanzia della tutela della salute per i cittadini. La sentenza emessa riguardava i ricorsi di 41 persone e 5 associazioni.
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