Sanità Calabria, bilanci truccati e debiti nascosti: l’Inrca di Cosenza trascina a fondo le Marche

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Sanità calabrese allo sbando: il buco da 17,5 milioni dell’Inrca di Cosenza finirà sulle spalle delle Marche?

Mentre il presidente della Regione Calabria, Roberto Occhiuto, si affanna a dipingere un quadro idilliaco della sanità calabrese, dalle Marche arriva una doccia fredda: il debito della sede calabrese dell’Inrca (Istituto di ricerca e cura specializzato in geriatria), situata a Cosenza, ha raggiunto i 17,5 milioni di euro e rischia ora di essere scaricato sulla sede centrale di Ancona e, quindi, sulle tasche dei cittadini marchigiani.

A lanciare l’allarme è stata la consigliera regionale del PD delle Marche, Micaela Vitri, che ha denunciato pubblicamente il rischio che la sua regione debba farsi carico della voragine finanziaria lasciata dalla gestione calabrese dell’Inrca. Il motivo? La Regione Calabria ha escluso il presidio di Cosenza dalla Gestione Sanitaria Accentrata (GSA), il meccanismo contabile che permetteva di ripianare le perdite del presidio calabrese con i fondi sanitari regionali. Tradotto: Occhiuto e i suoi hanno ben pensato di sfilarsi dal problema e lasciarlo nelle mani di altri.

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Un buco che cresce anno dopo anno

Il debito della sede calabrese dell’Inrca non è una novità: già nel 2018 si era reso necessario un accordo transattivo tra le Regioni Marche e Calabria per chiudere la voragine accumulata tra il 2013 e il 2018. Con quell’intesa, la Regione Calabria si era assunta la responsabilità di saldare i conti e ripartire da zero. Ma evidentemente, in Calabria, “zero” è solo una cifra temporanea: dal 2019 il debito ha ripreso a crescere senza controllo, raggiungendo oggi la cifra monstre di 17,5 milioni di euro.

Dati alla mano, la situazione è la seguente:

9,2 milioni di euro di debiti accumulati tra il 2019 e il 2021;

4,2 milioni nel solo 2022;

quasi 4 milioni nel 2023.

Una progressione degna di un disastro annunciato, reso ancora più drammatico dal fatto che, secondo la direttrice generale dell’Inrca, Maria Capalbo, la Regione Calabria non ha nemmeno provveduto alla contrattazione del budget per il 2025. Insomma, nessuno sa da dove arriveranno i soldi per coprire i costi di funzionamento della struttura.

L’autocelebrazione di Occhiuto e il silenzio della stampa calabrese

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E mentre la stampa marchigiana smaschera l’ennesimo scandalo finanziario legato alla sanità calabrese, in Calabria tutto taceNessuna dichiarazione ufficiale dalla Regione, nessuna domanda scomoda dai giornali locali, nessuna presa di posizione dai consiglieri di opposizione. Il solito copione.

Roberto Occhiuto, che non perde occasione per autoproclamarsi il salvatore della sanità calabrese, è improvvisamente sparito dalla scena. La sua strategia mediatica è sempre la stessa: farsi fotografare mentre “inaugura” ospedali che di fatto restano senza personale e senza attrezzature, annunciare grandi piani di riforma che non cambiano nulla nella realtà, e poi scomparire quando emergono i problemi veri.

La vicenda dell’Inrca di Cosenza è solo l’ultima di una lunga serie di voragini finanziarie che dimostrano il fallimento della gestione sanitaria di OcchiutoDove sono finiti i risparmi tanto sbandierati dal governatore? E, soprattutto, perché la Calabria continua a essere la Regione con la peggior sanità d’Italia nonostante commissariamenti e promesse?

Dai medici cubani alle ambulanze usate: la sanità calabrese tra scelte discutibili e flop

Mentre il buco dell’Inrca cresce, i problemi strutturali della sanità calabrese non fanno che peggiorare. Occhiuto ha costruito la sua narrativa di riformatore su operazioni mediatiche, ma quando si guarda ai numeri reali, il quadro è desolante:

Il flop dei medici cubani: Sbandierati come la soluzione all’assenza di personale sanitario, si sono rivelati un palliativo per coprire le falle di un sistema ormai al collasso. Problemi linguistici, difficoltà di integrazione negli ospedali, e una spesa fuori controllo per un’operazione che non ha risolto nulla.

Le ambulanze usate dalla Lombardia: Un altro colpo di genio della gestione Occhiuto: mentre altre Regioni rinnovano i mezzi del 118 con veicoli nuovi, la Calabria si fa spedire ambulanze dismesse dalla Lombardia, provando pure a venderle come un grande affare.

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La chiusura dei punti nascita e la fuga dei pazienti: La Calabria continua ad avere ospedali senza reparti funzionantipronto soccorso al collasso e una fuga di pazienti che costringe migliaia di persone a curarsi fuori regione. Il cosiddetto “turismo sanitario forzato” è un dramma per i cittadini e una condanna per i conti della Regione.

Le consulenze d’oro alla Fondazione Gimbe: Per dipingersi come il salvatore della sanità calabrese, Occhiuto ha pagato 100 mila euro alla Fondazione Gimbe per uno studio che doveva certificare miglioramenti. Ma i miglioramenti, guarda caso, li vede solo lui.

Chi pagherà il conto?

La domanda posta da Micaela Vitri è tanto semplice quanto inquietante: perché i cittadini marchigiani dovrebbero pagare i debiti della sanità calabrese? Il presidente delle Marche, Francesco Acquaroli, è chiamato a negoziare un nuovo accordo con Occhiuto per riportare il debito dell’Inrca sotto la gestione della Calabria. Ma la domanda vera è: Occhiuto accetterà di prendersi le sue responsabilità o farà finta di nulla fino a quando il problema non esploderà del tutto?

Intanto, il Collegio dei revisori dell’Inrca ha già annunciato che non rilascerà più pareri sulla sede di Cosenza, evidenziando che senza una chiara assunzione di responsabilità da parte della Regione Calabria, sarà impossibile adottare il bilancio preventivo per il 2025.

Una bomba a orologeria che rischia di travolgere non solo la sanità calabrese, ma anche quella marchigiana. E mentre nelle Marche i cittadini protestano contro la prospettiva di dover pagare i conti lasciati aperti da altri, in Calabria si continua a far finta di nulla. Fino al prossimo scandalo.

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