C’è un confine sottile tra la medicina e la guerra, tra l’urgenza di salvare vite e la necessità di operare con disciplina militare. Un confine che ogni giorno medici, infermieri, farmacisti e operatori sanitari in divisa attraversano con dedizione assoluta. Questi professionisti, con il camice sotto la mimetica, raccontano di un mondo dove la sanità militare non si limita a curare i soldati, ma si fa punto di riferimento anche per la popolazione civile, soprattutto nei momenti di maggiore crisi: terremoti, alluvioni, epidemie e pandemie. Il 20 febbraio, in occasione della ‘Giornata nazionale del personale sanitario’, si ricordano in particolar modo il personale sanitario militare: una professione che unisce scienza e coraggio, medicina e strategia, pronto intervento e dedizione. E proprio al centro della sanità militare italiana c’è il policlinico militare Celio di Roma, una struttura di eccellenza di 55mila metri quadri che offre assistenza a tutto il personale delle Forze Armate, sia in servizio che in quiescenza, ente dipendente del comando logistico dell’esercito. Grazie a un accordo interministeriale Salute-Difesa, il Celio può accogliere anche pazienti civili in regime di urgenza, collaborando con il Servizio Sanitario Nazionale e fornendo supporto in caso di emergenze su vasta scala.
I MEDICI MILITARI: CHI SONO?
«La figura del medico militare nasce per il supporto sanitario alle truppe in combattimento, ma nel tempo si è evoluta – spiega il tenente colonnello Giuseppe D’Armento, medico odontoiatra– all’estero, la mia figura diventa fondamentale: un mal di denti può mettere fuori combattimento un militare. Ma ci occupiamo anche delle popolazioni locali, creando un ponte di fiducia tra loro e le forze armate».
Lo sa bene il tenente colonnello Rosalba Bradde, farmacista e capo sezione della formazione specialistica all’Ispettorato Generale della Sanità Militare. Bradde, che ha servito in missioni in Ciad e in Afghanistan, ha toccato con mano il bisogno disperato di cure mediche in zone di conflitto. «Ricordo persone che camminavano per chilometri nel deserto per ricevere un’assistenza sanitaria di base. In quelle situazioni, non sei solo un medico, sei una speranza».
L’AIUTO ALLA POPOLAZIONE CIVILE
La pandemia ha reso evidente l’importanza della sanità militare anche all’interno dei confini nazionali. «Il policlinico militare di Roma è stato in prima linea, trasformato in hub per la gestione dell’emergenza. Ma ci siamo mossi anche fuori, con strutture campali in Umbria, Piemonte, Basilicata e Calabria, fornendo ventilatori, personale medico e assistenza alla popolazione», racconta D’Armento. Non solo Covid. Terremoti, nubifragi, emergenze umanitarie: le forze armate sanitarie intervengono in ogni crisi. «Collaboriamo con la protezione civile, con le Asl e con le strutture ospedaliere civili per garantire un servizio efficace. La nostra preparazione, dalla medicina d’urgenza al supporto psicologico, ci rende un tassello fondamentale nella gestione nazionali», sottolinea la farmacista. Durante l’emergenza pandemica, l’ispettorato generale ha assolto la funzione di direzione scientifica, in particolare il tenente colonnello Bradde ha partecipato all’hub nazionale di Pratica di Mare, coordinando la distribuzione dei vaccini Covid-19 insieme ai colleghi farmacisti militari e civili: «Abbiamo lavorato senza sosta per garantire la catena del freddo e la sicurezza del farmaco. È stata un’esperienza incredibile vedere un impegno collettivo così forte per la protezione della popolazione».
TELEMEDICINA
Ma la sanità militare non è solo intervento diretto. «L’innovazione tecnologica è centrale», spiega il tenente colonello Bradde. «Abbiamo una rete di telemedicina che collega il policlinico militare con le unità operative sparse nel mondo. Questo ci permette di offrire assistenza a distanza, rompendo le barriere geografiche e garantendo cure anche in zone remote». Un sistema che diventa cruciale non solo nei teatri di guerra, ma anche per la popolazione in caso di emergenza. «Grazie alla telemedicina, possiamo supportare le aree colpite da disastri naturali, offrendo consulenze specialistiche anche quando gli ospedali locali sono in difficoltà o quando il personale è carente».
UN’OPPORTUNITA’ PER I GIOVANI
Il Celio e altre strutture militari collaborano attivamente con università e accademie scientifiche, offrendo programmi di ricerca e aggiornamento continuo. Per i giovani interessati, esistono possibilità di tirocinio presso le strutture sanitarie militari, un’occasione per apprendere sul campo e confrontarsi con una realtà dinamica e di grande impatto sociale. «La collaborazione con il mondo accademico è essenziale per rimanere sempre aggiornati e migliorare le nostre competenze», sottolinea Bradde. «E per i giovani, questa è un’opportunità unica di formarsi in un contesto altamente specializzato e operativo».
GIUBILEO E SANITA’ MILITARE
Accanto al Celio, però, opera l’Ispettorato Generale della Sanità Militare, centro nevralgico per il coordinamento delle operazioni sanitarie militari. Qui si pianificano interventi di emergenza, si promuove la ricerca scientifica e si stabiliscono le strategie operative per affrontare crisi nazionali e internazionali. «La sanità militare è da sempre coinvolta nelle attività sul territorio nazionale e all’estero a favore della popolazione italiana e di comunità in difficoltà», spiega il tenente Generale Carlo Catalano, Ispettore Generale. «I nostri medici e infermieri in divisa sono abituati a operare in situazioni critiche, adattandosi a condizioni difficili: in un ospedale, sotto la neve, tra le macerie o nel deserto».
E poi, aggiunge qualcosa inerente a questo nuovo anno giubilare: «La collaborazione tra sanità militare e civile si rivelerà essenziale ora in occasione dell’Anno Giubilare», continua Catalano. «La città di Roma, sotto il coordinamento del Prefetto, ha organizzato esercitazioni di maxi emergenza coinvolgendoci per testare la reattività del sistema sanitario in caso di necessità. Queste simulazioni ci hanno permesso di affinare strategie di intervento e migliorare il coordinamento tra strutture militari e civili, così da garantire risposte rapide ai numerosi pellegrini e fedeli attesi per l’evento».
La Giornata nazionale del personale sanitario militare celebra così il lavoro, il sacrificio, l’umanità dei dottori in divisa. E celebra chi, lontano dai riflettori, è sempre pronto ad intervenire dove c’è bisogno.
Esercito, presentato a Milano a Palazzo Cusani Calendesercito 2025
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