Il Giappone ha annunciato un nuovo piano per ridurre del 60% le emissioni di gas serra entro il 2035 rispetto ai livelli del 2013, intensificando gli sforzi per la transizione energetica. Il progetto sulla riduzione delle emissioni in Giappone prevede un aumento significativo delle energie rinnovabili e un ritorno al nucleare, con l’obiettivo finale di raggiungere la neutralità carbonica entro il 2050. Tuttavia, il piano ha suscitato critiche da parte degli ambientalisti, che lo considerano insufficiente per rispettare gli impegni internazionali sul clima.
Un impegno ambizioso per il clima
Il Giappone ha annunciato un nuovo piano per ridurre le emissioni di gas serra del 60% entro il 2035 rispetto ai livelli del 2013. Questo obiettivo si inserisce in una strategia più ampia che punta alla neutralità carbonica entro il 2050. Il governo ha dichiarato che la misura di ridurre le emissioni in Giappone è parte dei Contributi Determinati a Livello Nazionale (NDC), richiesti dall’Accordo di Parigi e presentati alle Nazioni Unite.
Tra quasi 200 paesi coinvolti, solo dieci, tra cui il Giappone, hanno rispettato la scadenza per la presentazione del piano.
La dipendenza dai combustibili fossili e i costi energetici
Attualmente, la quarta economia mondiale dipende fortemente dai combustibili fossili, con il 70% del fabbisogno elettrico coperto da carbone e idrocarburi. Questo comporta spese elevate per le importazioni di energia, che nel 2024 ammontano a circa 470 milioni di dollari al giorno.
Per ridurre questa dipendenza, il governo ha elaborato una strategia che punta a trasformare il mix energetico del paese nei prossimi decenni.
Nuovi obiettivi per il 2040
Oltre alla riduzione delle emissioni in Giappone del 60% entro il 2035, il governo ha fissato un ulteriore obiettivo: una riduzione del 73% entro il 2040. Entro la stessa data, il Paese prevede che le energie rinnovabili copriranno tra il 40% e il 50% della produzione elettrica nazionale, rispetto al 23% del 2023. Contestualmente, le centrali termiche dovrebbero scendere al 30-40% del totale.
La transizione verso le energie rinnovabili e il nucleare
Per raggiungere questi obiettivi, il governo ha presentato un piano preliminare nel dicembre scorso, ora perfezionato, che prevede un forte incremento delle fonti rinnovabili e un ritorno all’energia nucleare. Secondo le stime, entro il 2040 il solare dovrebbe rappresentare tra il 23% e il 29% del mix energetico, l’eolico tra il 4% e l’8% e l’idroelettrico tra l’8% e il 10%.
Il nucleare, invece, dovrebbe coprire il 20% della produzione elettrica, una quota inferiore al 30% pre-Fukushima ma comunque rilevante.
Le critiche al nuovo piano
Nonostante gli obiettivi annunciati, il piano del governo ha suscitato critiche da parte di ambientalisti e scienziati del clima. Secondo alcune ONG, tra cui 350.org, il Giappone avrebbe dovuto puntare a una riduzione delle emissioni dell’81% entro il 2035 per rispettare pienamente gli impegni dell’Accordo di Parigi.
Inoltre, molti esperti sottolineano come il Paese continui a favorire gli interessi dell’industria dei combustibili fossili, rallentando la transizione verso un sistema energetico basato esclusivamente su fonti rinnovabili.
Il contesto economico e tecnologico
Il piano energetico del Giappone tiene conto anche della crescente domanda di elettricità legata allo sviluppo dell’intelligenza artificiale e alla produzione di semiconduttori. Tokyo prevede un aumento della produzione di energia del 10-20% entro il 2040 rispetto ai livelli attuali, un aspetto cruciale per garantire la competitività economica del paese.
Il ritorno al nucleare dopo Fukushima
Uno degli aspetti più controversi del piano di riduzione delle emissioni in Giappone riguarda la ripresa dell’energia nucleare. Dopo il disastro di Fukushima del 2011, il Paese aveva chiuso le sue centrali, riattivandole solo gradualmente nonostante le proteste. Ora, il governo prevede che tutti i reattori esistenti saranno operativi entro il 2040, sottolineando la necessità di questa fonte per garantire la sicurezza energetica del paese.
Il Giappone si sta muovendo verso una transizione energetica più sostenibile, con obiettivi ambiziosi ma anche criticati. La riduzione delle emissioni, l’incremento delle rinnovabili e il ritorno al nucleare sono elementi chiave della strategia, ma restano dubbi sulla sua effettiva efficacia e sul rispetto degli impegni internazionali per la lotta al cambiamento climatico.
Lucrezia Agliani
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