La Procura di Catanzaro ha notificato un avviso di chiusura indagini a trentuno indagati, tra manager della Regione Calabria, politici, imprenditori, agenti delle forze dell’ordine, pubblici ufficiali. Sono accusati, a vario titolo di corruzione, falso, peculato, truffa, concussione, accesso abusivo a un sistema informatico. I reati sarebbero stati consumati tra il 2018 e il 2020.
Gli indagati sono Giovanna Belvedere, classe ’67, residente a Lamezia Terme; Ercole D’Alessandro, classe ’55, di Fuscaldo; Luciano D’Alessandro, classe ’76 di Catanzaro; Alfonso Dattolo, classe ’64, di Rocca di Neto; Giovanni Forciniti, classe ’64, di Rossano Calabro; Franco Albano Formoso, classe ’69, di Cervicati; Giada Fulini, classe ’81, di Pieve Santo Stefano (Ar); Odeta Hasaj, classe ’67, nata in Albania e residente a Simeri Crichi; Luigi Incarnato, classe ’55, di Rende; Claudio Larussa, classe ’57 di Catanzaro; Gregorio Lillo Odoardi, classe ’63, di Lamezia Terme; Salvatore Madia, classe ’59, di Catanzaro; Daniele Magnante, nato a Frosinone, classe ’89; Matteo Magni, classe ’82, nato a Vimercate (Mb); Giovanni Marra, classe ’78, di Rende; Angelina Molinaro, classe ’60, di Lamezia Terme; Gerardo Mario Oliverio, classe ’53, di San Giovanni in Fiore; Marco Paladino, classe ’90, nato a Polla (Sa); Domenico Maria Pallaria, classe ’59, di Curinga; Cristian Pancotti, classe ’69, di Piacenza; Salvatore Rotundo, classe ’71, residente a Montepaone; Nazzareno Giuseppe Rudi, classe ’70, di Santa Caterina dello Ionio; Alessandro Rugolo, classe ’78, di Oppido Mamertina; Luigi Russo, classe ’87, di Rossano Calabro; Gianfranco Scarfone, classe ’53, nato a Catanzaro; Francescantonio Stillitani, classe ’53, di Pizzo; Antonio Luigi Talarico, classe ’65, nato a Sersale; Antonio Veccari, classe ’71, nato a San Vito dei Normanni (Br); Sergio Vittadello, classe ’37, di Padova.
I capi d’imputazione
I 47 capi di imputazione dividono l’inchiesta in due tronconi. Nel primo troncone emerge la figura di Domenico Maria Pallaria, in qualità di dirigente generale reggente del dipartimento di Presidenza e dirigente generale reggente del settore Protezione Civile.
Secondo l’accusa l’allora super manager della Regione avrebbe supportato la carriere di Giovanna Belvedere in cambio della promessa di favori sessuali, facendole ottenere, con l’avallo di Giovanni Forciniti, in qualità di dirigente generale di Azienda Calabria Lavoro, l’incarico di collaborazione per supporto al dipartimento di Presidenza.
La proroga contrattuale
Sempre Pallaria, insieme ad Antonio Nisticò, responsabile amministrativo del settore Protezione Civile – istigati dall’ex governatore Mario Oliverio – avrebbero illecitamente prorogato di un anno il contratto a Giovanni Marra, Salvatore Rotundo, Alessandro Rugolo e Luigi Russo assunti nel 2017 con un contratto co.co.co nel dipartimento di Protezione Civile.
L’auto della regione per spostamenti privati e il rimborso di viaggi di piacere
Il dirigente, inoltre, avrebbe usato auto e autista della Regione per farsi accompagnare in provincia di Reggio Calabria per motivi prettamente personali che lo avrebbero occupato dalle 15 alle 19, sottraendo l’auto al servizio cui era destinata, mentre in un’altra occasione avrebbe usato auto e autista per farsi portare dal proprio fisioterapista. Non solo. Pallaria è anche accusato di truffa ai danni della Regione poiché avrebbe falsamente attestato di essersi recato a Roma per motivi istituzionali – ovvero per il progetto Metramo – quando, sostiene l’accusa, vi si sarebbe recato «per motivi strettamente personali» facendosi rimborsare le spese della trasferta per un totale di 232 euro, comprese le 17 euro di taxi.
Il taxi dentro Roma il dirigente lo avrebbe anche fatto rimborsare alle moglie Angelina Molinaro, anche lei indagata per falso.
I contributi a Stillitani in cambio di soggiorni nel Resort
Una delle accuse più pesanti che la Procura di Catanzaro rivolge a Domenico Pallaria è quella di corruzione in concorso con l’imprenditore ed ex assessore regionale della giunta Scopelliti Francescantonio Stillitani. Pallaria, in qualità di dirigente generale reggente del dipartimento Infrastrutture, Lavori pubblici e Mobilità, avrebbe illecitamente agevolato Stillitani nell’ottenimento di un contributo regionale da investire nelle proprie attività turistico-alberghiere.
Nel 2018, la Garden Sud di cui Stillitani era rappresentante legale aveva ricevuto parere contrario dal dirigente vicario del dipartimento Attività produttive riguardo a un contributo a fondo perduto pari a 22.151.100 euro per spese complessive e 9.967.995 euro per agevolazioni, elargito dal ministero dello Sviluppo Economico, gestiti dalla società Invitalia spa.
Domenico Pallaria, su spinta di Stillitani, si sarebbe attivato per fargli avere un successivo parere favorevole e lo sblocco dell’iter procedimentale, «travalicando i poteri del proprio ufficio e asservendo la propria funzione pubblica agli interessi privati dello Stillitani».
In cambio il manager avrebbe ricevuto da Stillitani un soggiorno gratuito all’interno del Garden Resort dal 12 luglio 2019 al 26 settembre 2019; prezzi di favore per soggiorni nel Resort per amici e conoscenti e la disponibilità da parte dell’imprenditore di accogliere anche gratuitamente le persone segnalate; la promessa da parte di Stillitani di assumere due persone segnalate da Pallaria.
Le agevolazioni di Pallaria e Incarnato all’impresa di Vittadello
Pallaria è, inoltre, indagato per corruzione insieme a Luigi Incarnato, in qualità, all’epoca, di commissario liquidatore della Sorical, all’imprenditore Sergio Vittadello e alla dipendete di questi, Giada Fullini. Secondo l’accusa, Pallaria e Incarnato avrebbero ricevuto, per sé e per altri, denaro e altre utilità asservendo la loro funzione agli interessi privati dell’imprenditore padovano. Vittadello si era aggiudicato la gara di appalto per la realizzazione di un impianto di valorizzazione e recupero rifiuti. Pallaria, tra le altre cose, avrebbe agevolato l’imprenditore per accelerare l’inizio dell’attività, mentre, insieme a Incarnato avrebbero favorito Vittadello per l’affidamento della gestione della diga del Menta «elaborando un meccanismo che consentisse di non indire una gara pubblica».
D’Alessandro e la foto compromettente come mezzo di coercizione
La seconda parte della conclusione indagini vede emergere la figura di Ercole D’Alessandro, ex finanziere di Catanzaro già finito nelle maglie dell’inchiesta denominata Basso Profilo.
Il finanziere è accusato di concussione in concorso con Alfonso Dattolo, sindaco di Rocca di Neto ed ex consigliere regionale, implicato in veste di imprenditore. In questa vicenda due fratelli avevano ottenuto dei lavori in subappalto in relazione all’appalto per la realizzazione della metropolitana di Catanzaro grazie all’intercessione di D’Alessandro (anche con Pallaria). In seguito il finanziere avrebbe costretto i due fratelli a elargire la corresponsione di una somma di 20mila in favore di Dattolo, sotto forma di prestazione per un contratto di consulenza, minacciando, in caso contrario, di utilizzare una fotografia che avrebbe potuto compromettere la reputazione dei due imprenditori.
La targa di Francesco Cannizzaro
Nei confronti di D’Alessandro vi sono, poi, una pletora di accuse di accesso abusivo a un sistema informatico. Il pubblico ufficiale avrebbe illecitamente consultato o fatto consultare le banche dati in uso alle forze dell’ordine per questioni private e in favore di amici come Alfonso Dattolo, Cristian Pancotti o la propria compagna Odeta Hasaj. In una occasione, D’Alessandro avrebbe consultato la banca dati Aci per verificare l’intestatario di una targa che è risultato essere il deputato di Fora Italia Francesco Cannizzaro.
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