C’è tempo fino al 21 marzo 2025 per partecipare alla consultazione lanciata dalla Commissione europea sugli aiuti di Stato. Più precisamente, come rende noto l’organo esecutivo dell’UE, si invitano “ le parti interessate a presentare osservazioni sui suoi progetti di modifica del regolamento di esecuzione (CE) n. 794/2004 sugli aiuti di Stato (progetto regolamento di esecuzione) e al codice di buone pratiche in materia di aiuti di Stato («BPC modificato») in merito alle nuove norme sull’accesso alla giustizia a seguito delle conclusioni del comitato di conformità della convenzione di Aarhus nel caso ACCC/C/2015/128”.
“La Commissione resta fortemente impegnata a garantire che l’UE rispetti i suoi obblighi internazionali nelle questioni relative alla convenzione di Aarhus” ha dichiarato Teresa Ribera, vicepresidente esecutiva per una transizione pulita, giusta e competitiva. “Le misure proposte tengono conto degli obblighi internazionali dell’UE ai sensi della convenzione di Aarhus, pur tenendo conto delle norme del diritto dell’Unione in materia di aiuti di Stato. La Commissione resta fortemente impegnata a garantire che l’UE rispetti i suoi obblighi internazionali nelle questioni relative alla Convenzione di Aarhus”. La Commissione coglie inoltre l’occasione di questa revisione per aggiornare altre norme procedurali conformemente alla prassi consolidata della Commissione e alla giurisprudenza della Corte dell’UE. Le proposte in consultazione e tutti i dettagli sulla consultazione sono disponibili qui.
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I passi della Commissione
Oltre alla consultazione, avviata il 7 febbraio e che scade, come già detto, il 21 marzo, i progetti di emendamento saranno discussi in una riunione tra la Commissione e gli Stati membri. L’adozione del regolamento di esecuzione modificato e del BPC è prevista per il secondo trimestre del 2025. Esso sarà accompagnato da un documento di lavoro dei servizi della Commissione che valuta il campo di applicazione, il contenuto e i probabili impatti della nuova procedura.
La consultazione fa seguito ai risultati del 2021 del comitato di conformità della convenzione di Aarhus che aveva concluso come l’UE stesse violando sistematicamente la convenzione di Aarhus, in quanto il pubblico non può contestare le decisioni in materia di aiuti di Stato adottate a norma dell’articolo 108, paragrafo 2, TFUE se tali decisioni presumibilmente violano il diritto ambientale dell’UE. Il 17 maggio 2023 la Commissione ha adottato una comunicazione che individua le opzioni di controllo delle conclusioni del comitato di conformità della convenzione di Aarhus con l’obiettivo di creare una nuova procedura. La Commissione ha lanciato un invito a presentare prove il 30 maggio 2024, seguito da una consultazione mirata aperta dal 10 luglio 2024 al 6 settembre 2024 e, dal 7 febbraio scorso, appunto, rivolta invece a chiunque.
Basterà? Si tratta davvero di questioni importanti che ci riguardano?
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Democrazia ambientale e aiuti di Stato
Per capire il nesso tra aiuti di Stato e democrazia ambientale serve fare un passo indietro. E andare alle definizioni. Per quella di “aiuti di stato” ci rifacciamo all’efficace descrizione del Dipartimento per gli Affari europei, che dipende dalla Presidenza del Consiglio.
“Per aiuto di Stato – scrive il Dipartimento – si intende qualsiasi trasferimento di risorse pubbliche a favore di alcune imprese o produzioni che, attribuendo un vantaggio economico selettivo, falsa o minaccia di falsare la concorrenza. Tranne in alcuni casi, gli aiuti di Stato sono vietati dalla normativa europea e dal Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea che disciplina la materia agli articoli 107 e 108 (…) Gli aiuti di Stato (concessi per via amministrativa o per legge) possono determinare distorsioni della concorrenza, favorendo determinate imprese o produzioni. Possono essere compatibili con il Trattato di Lisbona, solo se realizzano obiettivi di comune interesse chiaramente definiti”.
Ma quando sono ammessi sono gli aiuti? La spiegazione arriva ancora dal Dipartimento per gli Affari europei. “Gli aiuti sono ammessi quando (articolo 107/2 del Trattato):
- consentono di realizzare obiettivi di comune interesse (servizi di interesse economico generale, coesione sociale e regionale, occupazione, ricerca e sviluppo, sviluppo sostenibile, promozione della diversità culturale, ecc.);
- rappresentano il giusto strumento per correggere taluni fallimenti del mercato“.
Ad esempio, il rimedio ad una situazione di fallimento del mercato può talora bilanciare gli effetti distorsivi della concorrenza: in tali casi l’aiuto è considerato compatibile. Il compito di verificare se vi sia il giusto equilibrio tra gli effetti negativi sulla concorrenza e gli effetti positivi in termini di comune interesse è affidato alla Commissione europea (DG Concorrenza), che ha competenza esclusiva in materia di aiuti di Stato. Il controllo degli aiuti di Stato da parte della Commissione europea è parte integrante della politica di concorrenza UE garantendo uguaglianza di condizioni a tutte le imprese che operano sul mercato interno europeo”.
Come si può notare uno degli obiettivi principali del controllo della Commissione è bilanciare l’autonomia politica dei singoli Stati membri con gli indirizzi comuni sanciti a livello europeo. Per farlo, però, è necessario garantire la massima trasparenza. Per farlo la Commissione cura una banca dati per la trasparenza degli aiuti di stati che “dà accesso ai dati relativi agli aiuti individuali che vengono comunicati dagli Stati membri in conformità degli obblighi europei”.
La trasparenza è il primo passo per garantire una partecipazione effettiva. E sugli aspetti ambientali la partecipazione è disciplinata dalla convenzione di Aarhus che, come si legge nel portale della Commissione UE, mira a garantire “l’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico al processo decisionale e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”. Si tratta di uno dei più importanti accordi sulla democrazia ambientale, firmato sotto l’egida delle Nazioni Unite nel 1998 in Danimarca (nella città di Aarhus, da cui prende il nome). Un accordo particolarmente definito che protegge il diritto di ogni persona a vivere in un ambiente sano, successivamente recepito con una serie di direttive dall’Unione Europea, e che si pone quattro obiettivi:
- stabilire una serie di diritti procedurali di base per il pubblico;
- imporre alle autorità pubbliche l’obbligo di rendere tali diritti efficaci;
- aumentare la trasparenza;
- rendere i governi più responsabili nei confronti del popolo
Questioni ancora più cruciali in un tempo in cui si registra una decisa retromarcia ambientale, con la conseguente minore attenzione a livello politico, economico, sociale e culturale. E che l’Unione Europea deve affrontare per definire il proprio ruolo in uno scacchiere geopolitico sempre più complesso dove, come insegna il caso dell’Ucraina, i conflitti e le tensioni geopolitiche riguardano sempre più le questioni ambientali.
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