il grido d’allerta della CGIL Polizia Penitenziaria

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Le recenti notizie riguardanti l’istituto penitenziario di Pescara hanno sollevato preoccupazioni significative. Il Coordinamento Fp CGIL Polizia Penitenziaria Abruzzo-Molise ha preso posizione, richiamando l’attenzione di politici, amministratori, imprenditori e associazioni sullo stato critico delle strutture carcerarie in regione. Questa situazione preoccupante richiede un’analisi approfondita e un intervento immediato, data l’urgente necessità di tutelare il personale e i detenuti.

Un sistema in crisi: aggressioni e tentativi di rivolta

Gli eventi drammatici che si sono susseguiti negli ultimi anni all’interno degli istituti penitenziari, come aggressioni al personale ed episodi di tentativi di rivolta, pongono interrogativi sulla capacità del sistema carcerario di garantire la sicurezza. Questa spirale di violenza ha messo in luce un ambiente di lavoro in cui gli operatori del settore affrontano quotidianamente situazioni potenzialmente letali.

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In aggiunta, le notizie di suicidi tra i detenuti e gli operatori stessi amplificano la preoccupazione. Si evidenzia un contesto in cui le condizioni di vita all’interno delle carceri sono al di sotto degli standard accettabili, contribuendo a un clima di crescente tensione e disperazione. Gli operatori si trovano a gestire non solo la sicurezza, ma anche le fragilità umane di detenuti spesso in condizioni psicologiche precarie. La situazione attuale costa caro a tutti: ai detenuti privati della propria dignità e agli operatori costretti a lavorare in condizioni difficili.

Politiche inadeguate e sovraffollamento: un mix esplosivo

Il Coordinamento Fp CGIL mette in evidenza le radici storiche del declino del sistema penitenziario. Non si tratta di un problema che è emerso recentemente, ma piuttosto di una serie di scelte politiche poco sagge che hanno portato a un progressivo deterioramento delle condizioni carcerarie. Tagli al personale e una gestione poco lungimirante delle risorse hanno aggravato il sovraffollamento, creando un ambiente dove sicurezza e dignità risultano spesso compromesse.

La mancanza di strategie chiare ha portato a un modello che non rispetta più i requisiti costituzionali. Le strutture carcerarie si sono trasformate in luoghi in cui il trattamento riabilitativo è praticamente assente, favorendo un ciclo di recidiva e di emarginazione sociale. Questo contesto non solo influisce negativamente sulla vita dei detenuti, ma costituisce anche una grave difficoltà per il personale che si trova in una situazione di crescente stress e insoddisfazione.

La necessità di un cambiamento radicale

Di fronte a questa realtà, il Coordinamento Fp CGIL fa un appello accorato a tutte le parti in causa affinché si avvii una discussione costruttiva. È essenziale coniugare le esigenze di sicurezza pubblica con il dovere di garantire condizioni dignitose e umane per i detenuti. È urgente investire in risorse, come nuove assunzioni di personale e la costruzione di strutture carcerarie più adeguate.

Le proposte includono la promozione di attività lavorative e di studio all’interno degli istituti, nonché un sostegno psicologico mirato per migliorare il benessere dei detenuti. Queste misure non solo potrebbero contribuire a ridurre i livelli di tensione all’interno del carcere, ma rappresenterebbero anche un passo fondamentale verso la reintegrazione dei detenuti nella società.

Il ruolo del sindacato nella lotta per i diritti

La Fp CGIL Polizia Penitenziaria Abruzzo e Molise ribadisce l’importanza di un’azione collettiva per affrontare la situazione drammatica del carcere. Ogni settore della società ha un ruolo cruciale nel ripristinare la centralità del mandato costituzionale. I sindacati si impegnano a denunciare le inadeguatezze del sistema e le condizioni precarie degli lavoratori, che includono poliziotti penitenziari, educatori e operatori sanitari.

Con una mobilitazione efficace, ci si propone di portare le problematiche alla ribalta, manifestando le ragioni di un’intera categoria e proponendo soluzioni concrete. È giunto il momento di pretendere un cambio di rotta, per garantire un ambiente di lavoro sicuro e dignitoso e ristabilire un sistema penitenziario che rispetti i diritti di tutti.

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