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Secondo la dottoressa Nika Douvikas, ostinarsi a dire “no “ai figli per poi arrendersi di fronte all’insistenza delle loro richieste può risultare molto controproducente per la loro crescita. Meglio invece offrire piccole concessioni su aspetti secondari, come uno snack extra o uno strappo alla regola sull’uso del tablet, per insegnare ai piccoli a gestire un netto rifiuto sulle questioni più importanti.
Quando si è stanchi e poco inclini alle discussioni, meglio cedere subito alle richieste dei figli piuttosto che dire di no e poi piegare la testa di fronte all’insistenza dei pargoli. È questo il consiglio che la pediatra Nika Douvikas ha recentemente condiviso con i propri follower su TikTok, apparentemente contravvenendo a ciò che pedagogisti ed educatori ci dicono da decenni sul valore dei “no” per crescere ragazzi equilibrati e non troppo viziati. “Penserete che questo suggerimento sia assurdo” recita il titolo del video postato sul social. “Ma fidatevi, ascoltatemi fino alla fine e tutto avrà più senso“.
Secondo la specialista infatti, questa strategia non solo evita conflitti inutili, ma aiuta anche i bambini a comprendere meglio il significato di un rifiuto quando questo è realmente necessario. Un’idea che, sebbene possa sembrare controintuitiva, si fonda su un principio educativo solido.
Il rischio di cedere dopo troppi “no”
Nel suo video, ripreso anche da diversi media americani, Douvikas mette in guardia i genitori dal cadere nella trappola di respingere ripetutamente le richieste dei figli per poi cedere dopo una lunga (e snervante) discussione. Se infatti un bambino impara che dopo un certo numero di richieste insistenti il genitore cambierà idea, spiega la dottoressa, in futuro sarà portato a ripetere quel comportamento, rendendo ancora più difficile stabilire limiti chiari e alimentando la frustrazione sia nei genitori che nei figli.
Per questo motivo, la pediatra consiglia di valutare sin da subito se una richiesta è davvero importante e, nel caso in cui non comporti problemi, concederla senza esitazione, soprattutto se ci si accorge di non essere nelle condizioni di rimanere fermi e irremovibili sulle decisioni iniziali: “Quando hai una giornata dura o sei semplicemente troppo stanco e tuo figlio ti chiede qualcosa che forse non è poi così importante, come uno spuntino o un po’ di tempo davanti a uno schermo” spiega Douvikas, “Dì semplicemente di sì, senza esitazioni“.
Quando dire “sì” può fare la differenza
Nel corso della sua riflessione, la specialista sottolinea come il consiglio non riguardi ovviamente questioni di sicurezza o valori educativi fondamentali (come saltare la scuola o esporsi a situazioni pericolose), ma solo le piccole concessioni quotidiane. Se un genitore si sente già stressato e sa che, alla lunga, finirà per cedere a una richiesta tutto sommato innocua, è meglio dire “sì” subito, risparmiando tempo ed energie. Un esempio raccontato dalla pediatra potrebbe essere quello di concedere un biscotto in più dopo cena o qualche minuto in più davanti alla TV prima di fare i compiti.
Insomma, per Douvikas, la chiave del successo risiede nel scegliere con cura le battaglie da combattere e mostrarsi un po’ più permissivi sulle questioni minori. L’importante è essere sempre coerenti: quando un genitore decide di dire “no”, deve mantenere la sua intenzione, anche di fronte alle proteste del bambino. In questo modo, il bambino impara che alcune regole non sono negoziabili e che l’insistenza non porterà a un cambiamento.
Il valore della coerenza nell’educazione
Dire “sì” quando possibile non significa eliminare i “no”, ma piuttosto renderli più significativi. Douvikas insiste sull’importanza di essere coerenti: quando un genitore decide di dire “no”, deve mantenere la sua posizione, anche di fronte alle proteste del bambino. In questo modo, il bambino impara che alcune regole non sono negoziabili e che l’insistenza non porterà a un cambiamento.
Come trasformare il “sì” in un’opportunità educativa
Raggiunta dal sito americano Today in seguito alla pubblicazione del video, Douvikas ha approfondito il proprio punto di vista, spiegando come grossomodo esistano due modi per concedere un “sì” in modo educativo. Il primo è concedere direttamente la richiesta, a patto che non comporti particolari conseguenze. Il secondo, invece è porre una condizione, insegnando così ai bambini il valore della negoziazione. Ad esempio, un genitore può concedere più tempo davanti alla TV a patto che poi ci sia meno tempo per un’altra attività. È fondamentale che i bambini comprendano l’accordo e lo rispettino, imparando così il concetto di responsabilità.
Douvikas ha sottolineato anche l’importanza di rendere partecipi i bambini alle decisioni. Ovviamente questo non significa condividere con i bambini i poteri decisionali – che sono e devono rimanere prerogativa del genitore o della figura adulta di riferimento – ma concedere uno spazio di contrattazione per insegnare ai piccoli che l’autorità non è un dogma immutabile, ma un concetto con cui possono interagire. In questo modo la discussione e il compromesso aiuteranno i figli a sviluppare capacità di pensiero critico e autonomia decisionale, competenze fondamentali per la loro crescita.
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