Giovani e Futuro: i Motivi della Fuga | Futuro Qui!

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Per un giovane su due, il futuro non è nella propria terra d’origine, ma altrove, in Italia o all’estero. E non perché manchi il desiderio di rimanere, ma perché le condizioni non lo permettono: salari poco competitivi, opportunità lavorative non sempre in linea con le competenze, difficoltà di accesso alla casa, servizi pubblici e trasporti inefficienti. È questo il quadro che emerge dalla ricerca Futuro Qui!, promossa da Fondazione Cariverona e condotta da Upskill 4.0, che ha raccolto la voce di oltre mille giovani tra i 18 e i 34 anni attraverso un questionario e dieci focus group nelle province di Verona, Vicenza, Belluno, Mantova e Ancona.

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I risultati sono stati presentati a Verona nel corso di un evento organizzato in collaborazione con Will Media e delineano con chiarezza le priorità e le criticità che influenzano la scelta delle nuove generazioni di partire e, soprattutto, di restare.

Se la qualità della vita riceve ancora una valutazione positiva (3,7 su una scala da 1 a 5), le fondamenta appaiono fragili, legate più a elementi tradizionali (come il cibo o la presenza di impianti sportivi) che a condizioni sistemiche, in grado di garantire prospettive a lungo termine. Lo studio evidenzia il profilo di una generazione pragmatica, che non si lascia guidare da idealismi ma da valutazioni realistiche. Per rimanere servono certezze sul futuro: non misure temporanee o incentivi a breve termine, ma un piano concreto di interventi strutturali per trasformare il territorio in un ecosistema dinamico e attrattivo.

Il contesto è noto. L’Italia sta vivendo una crisi demografica senza precedenti: natalità ai minimi storici, popolazione sempre più anziana, giovani che partono spesso senza tornare. Se un tempo questo fenomeno riguardava soprattutto il Sud, oggi colpisce anche le province del Nord e del Centro. La perdita di capitale umano non è più un rischio, ma una realtà che minaccia lo sviluppo economico, l’innovazione e il tessuto sociale delle comunità. «Il dato più preoccupante non è solo l’alta percentuale di giovani che pensa di andarsene, ma la consapevolezza diffusa su cosa servirebbe per trattenerli – ha sottolineato Bruno Giordano, presidente di Fondazione Cariverona – Lavoro, casa, servizi pubblici, mobilità non sono più semplici criticità, ma veri e propri ostacoli alla permanenza. Se non interveniamo in modo concreto e sistemico, coinvolgendo decisori pubblici, privati e nuove generazioni, la perdita di talenti qualificati rischia di diventare irreversibile. È anche per questo motivo che, come Fondazione, stiamo ragionando sulla creazione di uno Young Advisory Board composto da giovani a supporto dei nostri organi, che possa offrire la propria visione per contribuire ad affrontare le sfide attuali e a sviluppare alcune iniziative operative».

Bruno Giordano pres. Fondazione Cariverona e Stefano Micelli pres. Upskill 4.0

«Il progetto Futuro Qui! ha messo a fuoco le esigenze della generazione che oggi si affaccia sul mondo del lavoro a partire da un dialogo attivo con i diretti interessati – ha dichiarato Stefano Micelli, presidente di Upskill 4.0 – Affrontiamo una sfida comune a molti territori: coniugare competitività e qualità della vita. Negli ultimi anni, le trasformazioni tecnologiche hanno favorito le grandi aree metropolitane. Ciò detto, anche i nostri territori possono attrarre talenti se valorizzano le proprie specificità e promuovono un patto originale fra generazioni».

Uno degli aspetti centrali dell’indagine riguarda il lavoro e le retribuzioni. Il 43,5% dei giovani è insoddisfatto degli stipendi, considerati troppo bassi rispetto al costo della vita. A questo si aggiunge un diffuso disallineamento tra formazione e mercato: il 41,6% ritiene che il proprio titolo di studio non trovi adeguato riscontro nelle opportunità professionali offerte dal territorio. A pesare è anche la mancanza di prospettive di crescita (32,9%), che spinge molti a guardare altrove per costruire una carriera più solida.

I servizi pubblici e la mobilità sono altri due temi chiave nella scelta di restare o di partire. In questo ambito, l’81,2% considera la qualità della sanità un fattore decisivo per rimanere, seguito da altri elementi come i servizi per i giovani o la qualità ambientale (tutti oltre il 70%). Il sistema dei trasporti è invece percepito come inefficiente e limitante: l’assenza di collegamenti rapidi e affidabili rende difficile spostarsi per studio, lavoro o tempo libero senza un’auto privata. Questa carenza di infrastrutture frena la vivibilità del territorio, alimentando il desiderio di trasferirsi in città più connesse e dinamiche.

Anche l’accesso alla casa rappresenta un ostacolo significativo. Il 47,9% dei giovani si dichiara insoddisfatto dell’offerta abitativa, considerata economicamente inaccessibile. Il mercato degli affitti non offre soluzioni adeguate e i costi di acquisto restano proibitivi. Di conseguenza, molti under 35 sono costretti a rimanere a vivere con i genitori, rinviando decisioni cruciali come la creazione di una famiglia o l’avvio di una vita indipendente.

Un ultimo aspetto critico riguarda, infine, la scarsità di spazi di aggregazione e di un’offerta culturale stimolante. Come emerso dai focus group, i giovani lamentano la mancanza di luoghi di incontro e iniziative che rendano il territorio più attrattivo anche dal punto di vista sociale. La percezione diffusa è che la vita nei centri urbani di media dimensione sia troppo statica e poco adatta a chi cerca nuove esperienze culturali e opportunità di networking.

Ma La ricerca Futuro Qui! non si ferma alla denuncia, ma individua un’agenda composta da sette leve strategiche su cui intervenire:

  1. Mobilità: trasporti pubblici moderni ed efficienti per connettere meglio i territori e ridurre la dipendenza dall’auto privata.
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  3. Spazi: luoghi di aggregazione innovativi che uniscano lavoro, formazione e socialità, favorendo la crescita di comunità dinamiche.
  4. Partecipazione: coinvolgimento dei giovani nei processi decisionali locali, attraverso strumenti di ascolto e di cittadinanza attiva.
  5. Cultura: un’offerta più contemporanea e inclusiva, con eventi e iniziative capaci di rendere la vita dei territori più stimolante.
  6. Governance: un nuovo modello di gestione territoriale che metta al centro l’ascolto dei bisogni e delle idee delle giovani generazioni favorendo l’innovazione.
  7. Lavoro: opportunità professionali di qualità, con salari equi e reali possibilità di crescita.
  8. Abitazione: politiche che rendano l’accesso alla casa più sostenibile per chi vuole costruire il proprio futuro nel territorio.

«Le soluzioni esistono e le idee sono chiare: ora servono azioni concrete – ha concluso Giordano – Futuro Qui! non è solo un punto d’arrivo, ma un punto di partenza per costruire territori capaci di trattenere i loro talenti. Questo progetto segna infatti l’inizio di un percorso di ascolto, dialogo e cambiamento che, come Fondazione, intendiamo portare avanti con determinazione, coinvolgendo istituzioni, imprese e comunità locali e sviluppando partenariati. Un percorso che troverà pieno compimento nel Documento di programmazione pluriennale 2026-2028 che presenteremo entro la fine dell’anno, per dare la possibilità ai giovani di continuare a immaginare il proprio futuro qui, e non altrove».

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