Per essere ancora più precisi, il DPCM entrerà in vigore ufficialmente il prossimo 5 marzo, e oltre alle modifiche previste dalla Manovra dello scorso anno, contiene una serie di riletture delle regole necessarie per arrivare a determinare con precisione l’Indicatore della Situazione Economica Equivalente tenendo conto delle piccole e grandi modifiche che si sono accavallate negli anni.
Ma il passaggio più atteso e importante è, come accennato, la possibilità per le famiglie di escludere dall’ISEE 2025 titoli di Stato e i buoni postali fino ad un massimo di 50mila euro, allargando di fatto la platea dei nuclei che in questo modo potranno rientrare nei recinti di aiuti, bonus e agevolazioni.
L’esclusione riguarda Bot, Ctz, Btp, Cct ma anche buoni fruttiferi e libretti di risparmio postale (prodotti finanziari di raccolta del risparmio con obbligo di rimborso assistito dalla garanzia dello Stato, destinati al pubblico retail), il cui possesso, entro i 50mila euro, non avrà rilevanza per l’Isee familiare.
È forse appena il caso di ricordare che l’ISEE è lo strumento che si determina tenendo conto di dati anagrafici, patrimoniali e reddituali, necessario per verificare i requisiti di accesso a misure di sostegno come la riduzione delle bollette, ma anche e soprattutto per calcolare l’importo di prestazioni come l’assegno unico. Per questo, quanti hanno già provveduto a calcolare il proprio ISEE per l’anno in corso, per aggiornare la certificazione con le nuove regole dovranno presentare una nuova DSU (Dichiarazione Sostitutiva Unica) che contenga i dati rilevanti.
Le novità riguardano anche i nuclei familiari con persone con disabilità: i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari erogati per via della condizione di disabilità non saranno più conteggiati nel calcolo dell’ISEE e l’esclusione si estenderà anche alle carte di debito riconosciute a titolo di assistenza. Un altro intervento riguarda i nuclei familiari in affitto, per cui è previsto che il canone annuo di locazione, se dichiarato e registrato, sia escluso dal calcolo dell’ISEE fino a un massimo di 7.000 euro, più 500 per ogni figlio convivente successivo al secondo.
Fra i principali effetti del cambio di rotta del nuovo calcolo, con un impegno per lo Stato stimato in 44 milioni di euro, quello dell’assegno unico universale, che aumenterà leggermente in particolare le famiglie più abbienti.
Ma nonostante l’argomento sia unico, i tempi di applicazione dei titoli di Stato e dei buoni postali e quelli della prestazione per i genitori con figli a carico non sono affatto coordinati. Entro il 28 febbraio di ogni anno, è necessario aver ottenuto l’ISEE aggiornato per calcolare il valore dell’assegno unico in base alla propria condizione economica, ottenendo in alternativa l’importo minimo. E questo va ovviamente in contromano rispetto al già citato 5 marzo, data entro cui il nuovo regolamento diventerà operativo, costringendo i genitori a rimandare l’aggiornamento dell’ISEE al prossimo mese per recuperare le somme nelle mensilità successive entro il 30 giugno prossimo, termine ultimo per comunicare all’Inps la situazione aggiornata.
Eppure, lo sbarco in Gazzetta Ufficiale del nuovo regolamento ISEE non chiude le regole di calcolo, considerato un cantiere ancora aperto, visto che da un lato si sblocca la possibilità di applicare le modifiche introdotte con le DSU presentate nel corso del 2025, ma dall’altro latitano ancora dei chiarimenti sulle ulteriori modifiche previste dalla Legge di Bilancio di quest’anno che riguardano assegno unico, bonus nido e carta per i nuovi nati.
Per di più, dal 1° luglio 2023 il canale DSU online rappresenta è stato indicato come canale prioritario per ottenere l’ISEE, peccato che da due anni manchi all’appello il decreto attuativo con le semplificazioni necessarie per potenziare gli strumenti dell’INPS.
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