BottaRum – anche l’Italia ha il suo primo rum agricolo maturato in legno – Coeur De Chauffe

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Berolà, anagramma di “albero”, è una piccola azienda di distillazione situata a Portico di Caserta di cui ho già avuto modo di accennarvi nel mio precedente articolo: il Sud Italia ha visto infatti, in questi ultimi tre anni, il ritorno di un crop che era stato parzialmente dimenticato e mai utilizzato per produrre Rum, la canna da zucchero, che gli Arabi, maestri, essi, di distillazione, espansero nel bacino del Mediterraneo tra il VI ed il VII secolo dopo Cristo, e che, successivamente, ai tempi di Cristoforo Colombo e delle Grandi Monarchie, divenne la graminacea più ricercata del pianeta, ma per produrre zucchero: dal Sud Italia (soprattutto dalla Sicilia) la canna da zucchero non se n’è mai andata, è rimasta lì, come una cosa che era parte del paesaggio, in attesa di essere rimessa in gioco, ed oggi, incredibilmente, sono già due le distillerie che ne producono rum agricolo, Berolà ed Alma.

Berolà, microcosmo a conduzione familiare gestito da Antonio Di Mattia e Sarah Liberti, coltiva su circa 4000 metri di ecosistema naturale, insieme agli alberi da frutto, la propria canna da zucchero, di differenti varietà, per produrre un rum agricolo, che, come sapete, ha una stagionalità legata alla maturità della canna, oltre a dedicarsi, nel restante periodo dell’anno, a distillati di frutta, grappe, gin, e un amaro, grazie ad un impianto di distillazione duttile, prodotto da Muller, un piccolo bagnomaria con colonnina a tre piatti: il primo risultato di questa “sperimentazione” tropicale in terra Italica è stato un rum agricolo bianco, “B-Rum”, messo in bottiglia un annetto e mezzo fa, a 51% ABV, che ho potuto assaggiare proprio grazie alla gentilezza di Antonio e Sarah, trovandolo fresco e delicatamente erbaceo, molto setoso.

Da pochissimo Berolà ha portato in bottiglia anche una versione invecchiata del proprio rum, e ci ha gentilmente coinvolto in una degustazione in linea lo scorso 16 Dicembre: sono momenti che, con Whisky Club Italia, consideriamo particolarmente preziosi, questi, perché ogni nuova stagione o nuova varietà o nuovo rum portato in bottiglia segnano come pietre miliari la giovanissima storia del rum (soprattutto agricolo) in Italia, quindi ci siamo sentiti particolarmente orgogliosi di “essere lì mentre accadeva” e ringraziamo ancora Antonio e Sarah per l’invito ed il sample della loro nuova creatura, chiamata “BottaRum”, in onore dei “bottari”, tradizionali suonatori di botti che a Portico di Caserta, durante le liturgie di Sant’Antonio Abate, sfilano su carri simili a vascelli, percuotendo ritmicamente i legni ed accompagnandoli ai canti. Questa prima release di 500 bottiglie da 0,50lt., presentata a 45% ABV, disponibile in distilleria e presto anche sul canale on line della stessa, beroladistillati.it, ha una magnifica ed iconica etichetta ispirata proprio ai bottari, che sfuma il suo color terracotta nel bellissimo colore ramato del distillato, invecchiato in botti che rimandano anch’esse alla tradizione locale: si è scelto infatti di utilizzare botti di rovere ex vino Pellagrello Nero ed ex grappa dello stesso vitigno a bacca rossa, autoctono della zona di Caserta, che hanno conferito al prodotto una forte impronta, senza cancellare del tutto il carattere erbaceo del rum bianco, figlio di lunga fermentazione e di una doppia distillazione nel Muller di cui sopra, quindi con la sua stoffa, setosa sì, ma ben “tetragona”: imbottato a 65%, matura per due anni nelle due botti citate, di dimensione diversa tra di loro, che gli conferiscono toni altrettanto diversi, espressi, nel bicchiere, dal carattere boisé e speziato, con la reminiscenza vegetale della canna da zucchero coniugata a quella del distillato di vinaccia. Asciutto e austero, sicuramente si distingue bene dal panorama attuale dei rum agricoli maturati in legno presenti sul mercato italiano, e mi/ci costringe ad una riflessione profonda sulle condizioni di maturazione e sul cambiamento, al quale stiamo assistendo: non è più ormai così netta la divisione tra zone a maturazione tropicale e zone a maturazione continentale, ma esistono regni di mezzo, poco indagati perché produttori recenti o di minor entità, che sono contenta di poter studiare da vicino. A ritroso, anche la maturazione della canna da zucchero nella nostra penisola è per me fonte di approfondimento e studio da ormai due anni: varietà, soglie, picchi, stagionalità e ricchezza sono la base da cui partire per fare un ottimo bianco da bere senza filtri, ed affrontare con coscienza una maturazione in legno che esalti la materia prima ed il territorio.

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Non resta che dire “bravi!” ad Antonio e Sarah per il coraggio di questa prima release: aspettiamo con impazienza le prossime e li ringraziamo ancora per averci concesso di far parte di questa milestone, enorme per loro, ma soprattutto per il rum italiano!



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