I finanzieri del Comando
provinciale di Trento hanno dato esecuzione ad un decreto di
sequestro di crediti d’imposta fittizi per oltre 10 milioni di
euro, di beni e disponibilità finanziarie per ulteriori 5,6
milioni di euro nonché la misura interdittiva dell’esercizio
dell’attività d’impresa per 18 mesi. Le misure cautelari -
sottolinea la Finanza – sono giunte all’esito di una complessa
ed articolata attività investigativa condotta dal Nucleo di
polizia economico-finanziaria di Trento avviata ad ottobre del
2023 a seguito di molteplici esposti presentati da diversi
proprietari di unità immobiliari, i quali, dopo aver affidato i
lavori di riqualificazione energetica ad una società che agiva
in veste di “general contractor”, hanno visto solo in parte o
addirittura mai realizzati i lavori edili a fronte di prelievi
nel cassetto fiscale di crediti di imposta legati al “bonus
110”.
Lo schema illecito prevedeva la prospettazione ai proprietari di
immobili della possibilità di eseguire, a “costo zero”, opere di
efficientamento e riqualificazione energetica delle loro case,
mediante l’utilizzo dello “sconto in fattura”.
Subito dopo la sottoscrizione dei contratti di appalto con i
condòmini, gli amministratori della società indagata
presentavano, con la complicità di professionisti compiacenti,
il primo “S.a.l” di esecuzione dei lavori – pari al 30% – e le
necessarie asseverazioni all’Enea, riportanti attestazioni non
veritiere sulla congruità delle spese e sulla realizzazione
degli interventi agevolati, senza che gli stessi fossero in
tutto o in parte realizzati, procedendo, di converso, al
prelievo dai cassetti fiscali dei numerosi committenti dei
relativi crediti fiscali (superbonus 110%). Successivamente, i
crediti fiscali fasulli così creati venivano monetizzati
dall’impresa mediante la loro vendita a prezzo ribassato a
favore di terzi soggetti o ad istituti di credito, i quali li
utilizzavano in compensazione dei propri debiti fiscali. Nel
corso dell’attività investigativa i finanzieri hanno
scandagliato oltre 14 cantieri edili – siti prevalentemente in
provincia di Trento, ma anche a Roma e Como – per i quali la
società indagata aveva dichiarato di aver avviato i lavori a
favore di oltre 175 proprietari di unità immobiliari,
riscontrando che, nella realtà, l’attività svolta, come detto
propedeutica soltanto alla creazione di fasulli crediti fiscali,
si era limitata al montaggio di ponteggi o all’esecuzione di
limitate opere, lasciando talvolta per lunghi periodi interi
condomini avvolti dalle impalcature.
Le indagini, condotte dalle Fiamme Gialle sotto la direzione
della magistratura trentina, hanno permesso di delineare le
responsabilità in capo sia agli amministratori (di diritto e di
fatto) dell’impresa sia nei confronti del tecnico asseveratore
delle opere, coinvolti nel disegno criminoso. Complessivamente,
le investigazioni vedono il coinvolgimento di 3 soggetti,
ritenuti a vario titolo, salvo il principio di presunzione
d’innocenza, responsabili di associazione per delinquere
finalizzata alla creazione di crediti d’imposta e indebita
percezione di erogazioni a danno dello Stato di erogazioni
pubbliche, false informazioni nelle asseverazioni tecniche e
indebita compensazione. Nei confronti della società è stata
contestata la responsabilità amministrativa. In fase di
esecuzione del provvedimento dell’Autorità Giudiziaria, al fine
di evitare che potessero essere ulteriormente ceduti o
utilizzati, sono stati oggetto di sequestro impeditivo crediti
per oltre 10 milioni di euro presenti nei cassetti fiscali di 30
soggetti che li avevano precedentemente acquistati a prezzi
ribassati rispetto al loro effettivo valore. Inoltre, è stato
eseguito un sequestro “per equivalente” di ulteriori 5,6 milioni
di euro costituenti il profitto del reato derivante dalla
cessione dei predetti crediti fasulli, mediante l’apprensione
dei saldi attivi di numerosi conti correnti in Italia ed
all’estero, denaro contante e di 14 unità immobiliari in
provincia di Trento nella disponibilità degli indagati.
Contestualmente, sono state effettuate 2 perquisizioni
presso i domicili delle persone indagate e due accessi presso
istituti di credito per esaminare il contenuto di alcune
cassette di sicurezza.
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