andamento lento, sul fine vita il Veneto si ferma

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di Ivano Tolettini





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La tecnica dilatoria sull’Autonomia differenziata si sostanzia con un altro rinvio al tavolo programmato tra il ministero della Protezione civile e le quattro regioni gudel centrodestra (Veneto, Lombardia, Piemonte e Liguria), che avevano inviato i proprio tecnici per confrontarsi sull’intesa che avrebbe dovuto essere contenuta nella relazione per la prima delle funzioni non Lep. Così se da Venezia Luca Zaia fa buon viso a cattivo gioco, rilasciando una dichiarazione in cui afferma che “sull’autonomia si va avanti con l’intento di trovare un accordo sulla Protezione civile che non richiede una legge sui Lep”, nei fatti a tenere il punto è il ministro forzista Nello Musumeci. I suoi tecnici puntano a una tattica dilatoria, come evidentemente da indicazioni superiori, e l’aria che si respirava ieri negli uffici della regione veneta era piuttosto pesante di fronte a quella che pare la strategia del logoramento. Intanto, le settimane passano e l’obiettivo di una parte della maggioranza potrebbe essere quello di non consegnare alla Lega alcun vantaggio per la campagna elettorale che comincerà in tarda primavera per il rinnovo autunnale del Consiglio regionale. Tramontata l’ipotesi terzo mandato e la possibilità quindi di Zaia di correre per quella che nei fatti sarebbe la quarta tornata da governatore, le trattative fervono per l’individuazione del candidato giusto. Dovrebbe essere leghista e il profilo adeguato sarebbe quello del sindaco di Treviso Mario Conte, nome sul quale convergono ampi pezzi dell’attuale maggioranza di centrodestra. Quanto all’autonomia l’andamento si conferma lento, perché ad esempio la legge per definire i Lep è di là da venire, mentre per le materie non Lep anche per le altre due in cantiere – prestazioni integrative e giudici di pace – i tempi appaiono piuttosto lunghi perché prima di arrivare a un’intesa dovrà essere redatta una bozza da sottoporre ai ministeri per giungere poi a un accordo con le regioni. Come dire, un conto sono le dichiarazioni di principio, un altro la predisposizione dell’architrave amministrativa che dovrà consentire alle regioni la gestione decentrata delle funzioni per adesso in capo a un ministero. Ecco perché il ritardo sulla chiusura del dossier sulla Protezione civile si misura già in mesi. L’unico punto positivo per i sostenitori dell’autonomia è stata la cancellazione del referendum da parte della Corte Costituzionale, per il resto i tempi non saranno brevi. Anche perché FdI e FI non vogliono servire su un piatto d’argento al Carroccio l’argomento politico più cool in vista delle elezioni autunnali. E proprio ieri, anche se non cambia dal punto di vista sostanziale lo scenario autonomista poiché è una partita tutta dentro il centrodestra, la maggioranza di centrosinistra dell’Emilia Romagna ha votato il ritiro della proposta dell’autonomia differenziata presentata assieme a Veneto e Lombardia all’epoca del governo Gentiloni.

FINE VITA – Quanto alla questione del fine vita su cui Luca Zaia si è speso nei giorni scorsi dicendo che “stiamo studiando una circolare per le nostre aziende sanitarie che stabilisca procedure standard per tutti, vedendo fino a che punto possiamo codificare questi passaggi di natura tecnica e clinica”, dopo che il governo ha ventilato l’ipotesi di presentare il ricorso contro la legge regionale della Regione Toscana, e che da parte della sua maggioranza si sono alzati distinguo, soprattutto da FdI, lo stesso Zaia decelera affermando che è opportuno attendere il giudizio della Consulta. “Il fine vita – aggiunge – va regolato con una legge nazionale perché riguarda la dignità del cittadino”. Anche se i sondaggi mostrano che gli elettori di centrodestra sono favorevoli alla regolamentazione nei casi stabiliti fin dal 2019 dalla Corte Costituzionale. Sulla linea di Zaia anche il governatore lombardo Attilio Fontana, per il quale “bisogna dare risposte anche senza legge, perché la condizione di vita dei cittadini viene prima di tutto”.


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