Ultima gara, prima vittoria per Casasola, con dedica speciale

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Ormai soppiantato dalle prime prove su strada, il ciclocross ha chiuso domenica scorsa la sua stagione dedicata ai grandi circuiti e l’ultima tappa dell’X2O Badkamers Trofée nel bellissimo scenario dei giardini dell’Università di Bruxelles ha finalmente regalato a Sara Casasola quella vittoria inseguita per tutta la stagione. Proprio in extremis la friulana, che mai aveva vinto una classica internazionale, ha messo la ciliegina sulla torta di una stagione importante, la sua prima nelle file di un grande team internazionale.

La friulana a Bruxelles ha preceduto in volata Marion Norbert Riberolle, terza la Brand a 39″ (foto CorVos)
La friulana a Bruxelles ha preceduto in volata Marion Norbert Riberolle, terza la Brand a 39″ (foto CorVos)

E’ vero, alcune delle principali protagoniste hanno già virato verso la strada, cosa che anche lei è pronta a fare, ma il successo, anche per l’importanza stessa dell’evento, irradia tutta la sua stagione di una luce nuova.

«La inseguivo dall’inizio – racconta appena tornata a casa, mettendo da parte tutto l’armamentario da ciclocross per preparare la nuova stagione – sapevo di essere in buona condizione e volevo tanto chiudere l’annata senza sentire in bocca l’amaro di un’occasione sprecata. Ci avevo già provato il giorno prima a Sint Niklaas finendo a soli 4” dalla Brand, l’ultima occasione è stata quella buona».

Conto e carta

difficile da pignorare

 

Per Sara Casasola 25 gare, con l’argento iridato nel Team Relay e ben 8 Top 10
Per Sara Casasola 25 gare, con l’argento iridato nel Team Relay e ben 8 Top 10
Che gara era quella nella Capitale?

Non semplice, su un percorso abbastanza diverso da quelli soliti belgi. Non c’era tanto da spingere, ma era molto tecnico anche perché sotto il fango si era formato uno strato di ghiaccio e quindi bisognava guidare bene per non incorrere in cadute. Infatti per gran parte della gara è stata davanti la mia compagna di squadra Norbert Riberolle che sa guidare davvero bene. Io non ero partita benissimo, ma poi l’ho agganciata e nel finale ho sfruttato una piccola rampa per prendere qualche metro, utile per conquistare il successo.

Che giudizio dai a questa stagione, quella del grande cambiamento?

Direi che è stata al di sopra delle mie aspettative. Soprattutto considerando come l’avevo iniziata, con la condizione che non arrivava. D’altro canto era la prima da ciclocrossista vera, impegnata per tutto l’anno e sempre nelle classiche: ho disputato 25 gare, ma in Italia ho corso solo lo sfortunato campionato italiano. In totale per oltre metà delle gare sono stata nella top 5, collezionando molti podi. L’unica vera delusione è stata la tappa di Coppa del mondo a Namur.

A Namur l’unica prestazione negativa in Coppa, dopo una brutta influenza
A Namur l’unica prestazione negativa in Coppa, dopo una brutta influenza
E va considerato anche che nel periodo delle Feste, quello notoriamente più ricco di eventi e più agognato dai grandi specialisti, eri al palo…

Sì, ho preso una brutta influenza che mi ha lasciato strascichi. Ai campionati italiani ero al rientro e c’era una forma fisica tutta da ritrovare. Per questo sono contenta di aver chiuso bene la mia stagione, proprio per riscattare quel periodo buio.

Ora però, mentre negli scorsi anni ti approcciavi alla stagione su strada con relativa tranquillità, si prospetta davanti a te una stagione impegnativa, nel WorldTour…

E’ vero, ma in questo incide molto il team, le sue prospettive, la sua impostazione. Mi ritroverò a fare gare di altissimo livello e credo che principalmente sarò impegnata come aiutante della capitana di turno, ma spero di potermi togliere qualche soddisfazione. Di sicuro non parto per vivacchiare, ma per fare in pieno il mio dovere e cogliere le occasioni se si presenteranno.

In azzurro Casasola ha colto il 4° posto europeo e 6° mondiale, sfidando le olandesi alla pari
In azzurro Casasola ha colto il 4° posto europeo e 6° mondiale, sfidando le olandesi alla pari
Hai aspettative alte?

Sì, certamente superiori a quelle degli scorsi anni. Partirò con la Strade Bianche, poi farò tutte le classiche italiane con un punto di domanda ancora per la Sanremo. Dopo andrò in ritiro in Spagna per preparare le classiche delle Ardenne e dopo faremo il punto della situazione.

Il che significa che tiri dritto senza prendere fiato…

E’ normale, considerando anche la sosta a Natale, nella quale per una settimana non ho neanche preso in mano la bici. Non tutte le ciclocrossiste proseguono senza fermarsi, ma a me conviene. Inoltre il fatto di esordire con la Strade Bianche è un vantaggio, perché è la più affine alla nostra attività. Lì penso che correremo per la Pieterse che su quel percorso può davvero vincere, ma io voglio fare la mia parte. Più avanti si vedrà quali altri impegni assolvere, penso che poi nella seconda parte cominceremo anche a dosare le energie per arrivare alla stagione di ciclocross già in forma.

Foto di gruppo alla Guerciotti, con la friulana in alto a sinistra e Di Tano a destra
Foto di gruppo alla Guerciotti, con la friulana in alto a sinistra e Di Tano a destra
Al di là della stagione e anche del prestigio intrinseco della gara di Bruxelles, hai detto che il successo colto ha per te un significato particolare: perché?

Sinceramente avrei voluto poterlo dedicare a Vito Di Tano, ma purtroppo sono arrivata tardi. Vito è stato per me, come per altre, un mentore, una persona preziosa. Ricordo che quando arrivai in Guerciotti ero piena di dubbi, dicevo che non avevo abbastanza basi di velocità per vincere. Lui mi ha preso da parte, mi ha caricato col risultato che ho vinto le prime due gare e proprio in volata. E lui lì: «Hai visto quanto sei veloce?». Con la sua bontà, ha  toccato l’animo di molte atlete, infatti continuavamo a sentirci quasi ogni settimana e speravo davvero che rimanesse con noi ancora un po’. Questa vittoria è anche sua.





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