Tornano a casa i lavoratori ridotti in schiavitù nei centri truffa

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Ematomi, lesioni, persino ustioni. Sulla schiena di uno di loro è “fiorita” una vegetazione di lividi, testimonianza muta di percosse e abusi ininterrotti. Sono decine, per lo più cinesi. Sdraiati su teli di plastica, emaciati, esausti: aspettano che il loro incubo finalmente finisca. E che possano riabbracciare i loro cari. Sono i lavoratori finiti nella rete dei centri truffa che pullulano, nelle aree senza legge, nella giungla al confine tra Myanmar e Thailandia, strappati alla servitù a cui erano stati ridotti dall’intervento delle forze dell’ordine birmane.

“Voglio solo tornare a casa”, racconta alla France Press un uomo cinese. “Volevo tornare a casa non appena sono arrivato qui. Mi mancano i miei genitori, la mia famiglia”, ha aggiunto. I governi di Bangkok e Pechino hanno definito i piani per il rimpatrio. Il viaggio che li restituirà al loro Paese sarà lungo. E difficoltoso. I lavoratori liberati saranno trasportati in camion all’aeroporto thailandese di Mae Sot, circa 12 chilometri (7,5 miglia) a Sud di Shwe Kokko. Quindi il rientro in patria. Non si tratta di casi isolati, ma di un sistema ramificato di sfruttamento. La guardia di frontiera Karen, una milizia alleata della giunta del Myanmar, ha fatto sapere che si sta preparando a “deportare” 10mila persone liberate dai centri presenti nelle aree sotto il suo controllo.

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Alcuni vittime del traffico di essere umani mostrano le ferite subite – REUTERS

Quello dei centri truffa è un fenomeno controverso. E radicato. “Esploso”, secondo gli esperti, dopo che la Cina ha dichiarato guerra al gioco d’azzardo illegale transfrontaliero e al riciclaggio di denaro a Macao. Le aree del Myanmar al confine con la Thailandia, senza controlli e senza leggi, sono state il terreno di coltura ideale dei traffici, offrendo rifugio a organizzazioni criminali che impiegano centinaia di migliaia di persone provenienti soprattutto dal sud-est asiatico ma non solo. I lavoratori vengono attirati con promesse di lavori ben pagati. La sorte che li attende è però ben diversa: privati dei passaporti, finiscono in una condizione di schiavitù. In cosa consistono le attività illegali che garantiscono entrate per decine di miliardi di dollari e che si irradiano da queste irraggiungibili zone di confine? In genere le vittime, la maggior parte delle quali risiede negli Stati Uniti o in Cina, vengono adescate tramite app di messaggistica, finendo intrappolate in relazioni fittizie (e truffaldine) o spinte a investimenti fraudolenti, come le false criptovalute. La truffa più tristemente nota è quella chiamata della “macellazione del maiale”. Si stima che tra il 2020 e il 2024, le vittime in tutto il mondo finite nel mirino dei truffatori abbiano perso qualcosa come 75 miliardi di dollari a causa delle truffe informatiche basate nel sud-est asiatico. Nei soli Stati Uniti nel 2022, ignari internauti hanno visto evaporarsi circa 2,6 miliardi di dollari a causa delle frodi.

Il lavoro diplomatico e investigativo, per estirpare la piaga dei centri truffa, ha conosciuto una forte accelerazione. Durante la sua visita in Cina all’inizio di febbraio, il primo ministro thailandese Paetongtarn Shinawatra ha giurato insieme al leader cinese Xi Jinping di “reprimere le reti illegali”. Poco prima della sua visita, la Thailandia ha interrotto le forniture di elettricità, Internet e gas a diverse aree del Myanmar lungo il confine, citando come motivazione la sicurezza nazionale e i gravi danni che la Thailandia ha subito dalle operazioni di truffa. I rimpatri di lavoratori stranieri dal Myanmar sono stati organizzati dalla Border Guard Force a Myawaddy, una milizia della minoranza etnica Karen che esercita il controllo sulla zona. Tuttavia, i critici l’hanno accusata di essere coinvolta in attività criminali, almeno nella misura in cui forniva protezione alle organizzazioni criminali. Nei giorni scorsi, con la sua visita, Liu Zhongyi, vice ministro della pubblica sicurezza cinese e commissario del Criminal Investigation Bureau, ha voluto sottolineare la fermezza cinese.

Le persone sottratte alla schiavitù – REUTERS

“La Cina sta conducendo attivamente una cooperazione bilaterale e multilaterale con Thailandia, Myanmar e altri Paesi limitrofi, adottando misure complete per affrontare sia i sintomi che le cause profonde e lavorando insieme per impedire ai criminali di commettere crimini nei Paesi interessati”, ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Guo Jiakun. “Questo fa parte dei nostri sforzi congiunti per sradicare il flagello del gioco d’azzardo online e delle frodi nelle telecomunicazioni e per mantenere la sicurezza delle vite e delle proprietà delle persone e l’ordine degli scambi e della cooperazione tra i Paesi della regione”, ha concluso.

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