E’ stata approvata con i soli voti della maggioranza, l’opposizione ha lasciato l’Aula al momento della votazione in Consiglio regionale, la mozione numero 35, firmata da tutti i capigruppo del Campo largo (primo firmatario Roberto Deriu, Pd) sulla “necessità che la Regione presenti ricorso per conflitto di attribuzioni tra enti dinnanzi alla Corte Costituzionale, nella vicenda relativa alla prospettata decadenza della Presidente della Regione conseguente al provvedimento del Collegio regionale di garanzia elettorale presso la Corte d’Appello di Cagliari”. Un caso, unico in Italia, che rischia di provocare lo scioglimento di tutta l’Assemblea e, a stretto giro, il ritorno al voto.
Incassato il sì con 31 voti favorevoli e il solo contrario di Gianni Chessa, chiamato dal presidente del Consiglio a restare in Aula per il ruolo di segretario nella votazione, ora starà alla Giunta, come si legge negli impegni della mozione, a “deliberare tempestivamente la proposizione di un ricorso della Regione dinnanzi alla Corte costituzionale per conflitto di attribuzioni tra enti” e a presentarlo entro il termine del 4 marzo 2025 previsto a pena di decadenza, oltre a “esperire ogni altro rimedio giurisdizionale percorribile al fine di ripristinare la legalità violata”.
La tesi di fondo è che lo Stato non sarebbe competente a esprimersi sulla decadenza della governatrice. In particolare, “il Collegio di garanzia – si legge nella mozione – non può accertare, imporre o anche solo proporre la decadenza del presidente della Regione, con ciò disponendo indirettamente la dissoluzione del Consiglio, essendo la sua competenza circoscritta alle cause di decadenza che colpiscono i soli consiglieri regionali elettivi. Con esclusione del presidente di Regione che è consigliere di diritto”.
Assente dall’Aula la presidente Todde, così come la minoranza: “Non partecipiamo per motivi politici perché non condividiamo nel merito e nel metodo la mozione”, ha annunciato Paolo Truzzu, capogruppo Fdi, prima del voto e dopo il dibattito, con una ventina di interventi. Discussione cominciata con l’intervento illustrativo del documento da parte di Deriu.
La discussione in Aula e l’attacco dell’opposizione
“In questa situazione non c’è alcun giudice, c’è solo un accertamento amministrativo”. Così il capogruppo del Pd Roberto Deriu in premessa del suo intervento sulla mozione che apre la strada verso la Consulta nel caso della decadenza della presidente della Regione Sardegna Alessandra Todde. “Al di là di come sono state interpretate le leggi in questo caso, il problema principale – ha spiegato l’esponente dem – è se debba esserci una legge dello Stato che stabilisca che da illeciti comportamenti di un candidato può discendere la messa in discussione e l’esistenza di un intero organo legislativo”.
Per Deriu esistono già “tassative disposizioni che prevedono le cause di ineleggibilità e non ci può essere un’estensione di interpretazione, non si può entrare nella sfera costituzionale del Consiglio regionale”. Il conflitto di attribuzioni è dunque necessario, ha chiarito il capogruppo del Pd, per “fare luce e giustizia rispetto alla gerarchia delle fonti e all’armonia normativa”.
Va, invece, all’attacco il vice capogruppo di Fratelli d’Italia, Fausto Piga: “La presidente Todde, che oggi non si è presentata in Aula, non può far finta di nulla verso questo pasticcio, perché il caso della decadenza è un pasticcio inaudito, non si è mai verificato nella storia dell’autonomia sarda, è un pasticcio che ci sta facendo perdere tempo, non a caso oggi 18 febbraio il Consiglio regionale non è ancora arrivato alla manovra finanziaria 2025 e c’è il rischio che si vada con l’esercizio provvisorio sino ad aprile”.
Piga accusa la maggioranza di aver presentato “una mozione che vuole difendere le prerogative del Consiglio regionale e tutelare il voto democratico, ma come voi l’avete scritta – denuncia -, questa è una mozione ad personam, è quella che io chiamerei la Salva Todde. Io e il mio gruppo, e credo tutta l’opposizione, non siamo disposti a fare da stampella alla presidente per camuffare e mascherare il pasticcio che avete combinato”.
A difesa della governatrice Sandro Porcu, capogruppo di Orizzonte Comune, che ha puntato sul fatto che la norma sull’elezione diretta del presidente della Regione Sardegna sia successiva a quella che impone la procedura seguita dal collegio di garanzia elettorale: “Sono temi delicati inerenti al sistema democratico, è giusto che sia la Corte costituzionale a dirimerli”. Di provvedimento “sbagliato e ingiusto”, riferendosi all’ordinanza ingiunzione del collegio elettorale di garanzia, parla anche Luca Pizzuto (Sinistra futura) che sottolinea i “rischi pericolosi della democrazia”. Mentre il leader di Fdi Paolo Truzzu, ha insistito: “Nessuno di noi vuole sovvertire il risultato delle elezioni, state rischiando di far cadere in ridicolo la massima istituzione sarda”.
Michele Ciusa (M5s), ha incalzato: “Il Collegio di garanzia non può accettare, ingiungere, imporre e anche solo proporre la decadenza del presidente della Regione con ciò disponendo indirettamente l’automatica dissoluzione del Consiglio”. “Questa mozione riguarda tutti noi – ha chiarito l’esponente pentastellato -, perché tutti noi siamo l’espressione del voto popolare e tutti noi, colleghe e colleghi, portiamo avanti il mandato affidatoci dei nostri cittadini sardi”.
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