«Siamo stanchi della sequela di dichiarazioni faziose sull’ampliamento del porto, prive di un supporto scientifico e dimentiche di ciò che è accaduto in passato.
E’ ora che la politica agisca con spirito di servizio in nome del bene comune. Che la tutela del territorio venga prima e che si trovi il giusto compromesso affinché due economie possano convivere per il bene della collettività».
«Siamo da sempre in prima linea sulla questione del porto di Marina di Carrara» affermano gli imprenditori del Consorzio Balneari Massa. «Viviamo il tema dell’ampliamento del porto con grande preoccupazione, apprensione e poniamo massima attenzione sulle varie posizioni e dichiarazioni espresse. Mai come negli ultimi giorni le continue osservazioni uscite da ogni fronte ci costringono ad intervenire, ribadendo la nostra posizione».
«Siamo stupefatti – proseguono i balneari – difronte a prese di posizione in stile tifo sportivo prive di ragionamenti complessi su un argomento così importante.
Ci riferiamo naturalmente alla schiera di coloro che sono favorevoli all’ampliamento del porto. Il fronte sembra coeso nel ritenere che questo progetto sia necessario e vitale per il territorio “costi quel che costi”.
La presa di posizione “pro ampliamento” si è spinta talmente avanti che addirittura si nega l’evidenza. La sindaca Serena Arrighi il 2 febbraio scorso ha risposto al sindaco Murzi attraverso la stampa sostenendo che “il nuovo piano regolatore non prevede assolutamente nessun ampliamento dello scalo bensì solo una sua diversa organizzazione interna”.
Il presidente della provincia Gianni Lorenzetti in una recente trasmissione televisiva non riesce ad “ammettere”, su una precisa domanda del giornalista, che il porto verrà ampliato, mentre viene proiettato sullo schermo la foto del progetto con le nuove opere di ampliamento.
Ancora la CGIL, attraverso il segretario Del Vecchio, risponde al sindaco Murzi per mezzo stampa che “chi ha a cuore l’ambiente farebbe bene a guardare con sospetto gli yacht ancorati in estate a largo della nostra spiaggia”, quasi a significare che il danno portato all’ambiente dal porto sarebbe giustificato perchè anche gli yacht inquinano. In questo modo passerebbe il messaggio di giustificazione ad inquinare di più perchè lo fanno anche gli altri.
La sequela di dichiarazioni sulla stampa continua, per esempio, con quella del gruppo consiliare della sindaca Arrighi secondo cui “gli studi sostengono che gli effetti negativi del porto in materia di erosione oggi si sono stabilizzati”. Un’affermazione falsamente rassicurante. Stabilizzati in che senso? Che il porto ha “stabilmente” effetti negativi, quindi effetti negativi costanti senza picchi perchè costanti? Peccato che l’autorità portuale, in risposta alle osservazioni del Comune di Massa, abbia dichiarato che oggi gli effetti negativi della presenza del porto, in termini di erosione sulla costa, si protraggano fino alla Don Gnocchi: sono 3,5 km di costa con effetti “stabilmente” negativi. Lo stesso gruppo consiliare continua sostenendo che le dinamiche erosive oggi spostano le sabbie da Marina di Massa a Marina di Pietrasanta. Questa è una novità scientifica che non avevamo mai sentito: la nostra sabbia finirebbe a Pietrasanta!».
«Ci fermiamo nel riportare altre dichiarazioni che ci lasciano esterrefatti, perchè vogliamo essere propositivi. Chiediamo alla politica, a tutta la politica, uno sforzo, ovvero di occuparsi dell’argomento evitando preconcetti, faziosità e ideologismi.
Chiediamo a tutti, prima di intervenire sul tema, di informarsi bene per evitare di creare ancora più confusione su un argomento già di per sé complicato. Mai come adesso abbiamo bisogno di una politica di alto livello che faccia bene il proprio lavoro: decidere per il bene di tutti con la diligenza del buon padre di famiglia. Comprendiamo in pieno l’importanza di un porto efficiente e moderno ma non si possono sottovalutare i rischi eventualmente connessi che ne possono derivare. Ricordiamo infatti che nei 10 anni successivi alla costruzione del porto, in Partaccia si sono persi più di 120 metri di arenile (il mare si è mangiato anche il viale litoraneo).
Ricordiamo lo studio dell’università di Napoli (ma ne esistono diversi a riguardo) che ha calcolato che ogni metro quadro di arenile recuperato produce un reddito generale per la collettività di 1.200 euro. Reddito non dei balneari, non del turismo in generale, ma reddito per la collettività tutta».
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