Scurria si difende con Schifani

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Mancata rendicontazione della partecipazione all’asta per le case di Contesse, che ha generato un black-out politico con il sindaco di Messina, e assenza di comunicazione del viaggio a Roma alla commissione parlamentare d’inchiesta sulle periferie. Sarebbero questi i motivi per cui il presidente della regione Renato Schifani ha revocato l’incarico a Marcello Scurria, affidando l’ufficio per il risanamento all’attuale capo del Genio civile Santi Trovato.

Dalla lunga relazione che Marcello Scurria ha inviato a Palermo e che, però, non lo ha “salvato” dalla decisione già presa dal presidente della regione, ben prima di questa settimana, traspare non la fine di un “rapporto fiduciario” che legava l’incarico di Marcello Scurria al nome di Schifani, ma uno scambio in nome di nuovi accordi politici al termine di contrasti interni al partito nazionale di Forza Italia che hanno colpito, alla fine, il legale messinese e la sua attività durata 23 mesi al servizio della rimozione delle baraccopoli messinesi. 

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La vicenda dell’asta di Contesse

“Con la sua richiesta del 19 dicembre 2024 mi ha invitato a fornire specifici “chiarimenti” sui fatti a lei rappresentati dal sindaco di Messina che mi avrebbero visto (sprovveduto) protagonista”, esordisce Scurria nel lungo testo di controdeduzioni inviato a Palermo entrando subito nel merito della vicenda dell’asta sulle case di Contesse per cui già aveva presentato la relazione su richiesta di Schifani il 29 dicembre.

Chiarimenti pretesi dal presidente e successivi al “presunto danno erariale” di cui il sindaco Federico Basile aveva accusato Marcello Scurria ma che, però, in un ultima analisi, sono diventate “contestazioni relative al mio operato su un argomento all’evidenza assai più evanescente. Forse risultava imbarazzante per il suo ufficio trovare una dignitosa giustificazione ‘giuridica’ alle affermazioni del Sindaco di Messina, che purtuttavia lei continua ad avallare astenendosi dalla benché minima spiegazione”, ha scritto l’ex subcomissario. 

Anche perché, spiega ancora, “la rinnovata contestazione riguarderebbe il fatto che avrei gestito taluni passaggi rilevanti dell’azione amministrativa affidata al Commissario di Governo, dimenticandomi di essere solo un ‘vice’. Non possedendo, inoltre, il necessario tatto nelle relazioni tra istituzioni pubbliche, avrei creato al Suo ufficio dissidi con l’istituzione comunale, che, se avessi richiesto il Suo intervento a tempo debito, Lei sarebbe stato in condizioni di evitare”, sottolinea Scurria riferendosi all’ultima comunicazione ricevuta da Palermo la settimana scorsa nel merito dell’avvio dell’iter di revoca dell’incarico. 

“Nessun obbligo di condivisione preventiva della partecipazione all’asta” 

Uno scambio epistolare, quello fra il presidente Renato Schifani e l’ex sub commissario, avvenuto alla fine di dicembre che, evidentemente non ha convinto il governatore attento, comunque, più al clamore mediatico suscitato dal caso dell’asta di Contesse che non a quello giudiziario. “L’omessa informativa e l’omesso raccordo preventivo nella vicenda indicata in oggetto hanno provocato l’insorgere di un contrasto con l’Amministrazione comunale divenuto di dominio pubblico, destando un inevitabile clamore nell’opinione pubblica …”, ha scritto lo stesso presidente a Scurria. 

Sebbene, fra gli incarichi del subcommissario, come disposto dal decreto del 2 marzo 2023 “non si rintraccia, ad esclusione dell’eventuale nomina di soggetti attuatori, alcun obbligo di condivisione preventiva in relazione alle attribuzioni e competenze delegate. Si era finora proceduto, senza rilievo alcuno da parte sua, attraverso rendicontazione periodica dell’attività espletata”, prosegue Scurria ribadendo di non essere costretto, quindi, a dare comunicazioni specifiche a Palermo. 

Nel corso dei 23 mesi del suo incarico, infatti, l’iter per l’acquisto di 210 alloggi per un valore di 15 milioni di euro non era diverso rispetto alla “partecipazione ad un’asta giudiziaria, il cui procedimento è disciplinato dalla legge, non differisce sotto il profilo della particolare rilevanza dall’acquisto sul libero mercato”, spiega ancora l’avvocato messinese convinto di aver già chiarito con la relazione del 29 dicembre che avrebbero dovuto indurre Schifani piuttosto a “difendere le peculiari ed esclusive attribuzioni dell’Ufficio di Governo, plesso amministrativo del tutto separato e autonomo rispetto all’Ente locale – scrive ancora Scurria – che Lei ha preferito sacrificare, senza alcuna seria motivazione”.

“L’interesse pubblico sviato per compiacere una compagine politica neoalleata”

Poi l’affondo. “È, infatti, maggiormente verosimile che l’affermato interesse pubblico risulti fondamentalmente sviato in favore del più tellurico intento di compiacere una compagine politica neoalleata, che non per ripristinare i corretti rapporti tra titolare della funzione e subdelegato, che avrei ostinatamente ignorato. Resta al riguardo comunque da comprendere in quale direzione Lei avrebbe pensato di trovare una sintesi tra le due Istituzioni senza incorrere in indebite interferenze sull’asta pubblica, che – Le ricordo – è ancora in corso in attesa dell’assegnazione definitiva delle unità abitative acquistate”, scrive Scurria al termine della ricostruzione del dialogo fra i due. 

Poi c’è il caso della presentazione dello sbaraccamento a Roma, per cui Schifani ha ancora puntato il dito contro Scurria accusandolo di non essere stato informato dell’incontro. Ma “sull’omessa comunicazione della mia convocazione disposta dal Presidente della “Commissione parlamentare sulle Periferie”, mi limito ad allegare alla presente lo screenshot del messaggio whatsapp, tipologia di comunicazione abitualmente utilizzata, inviato al Vice capo di Gabinetto, dott.ssa Pizzo”, scrive Scurria.

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“Le rammento che in questi ultimi due mesi ho inviato diverse comunicazioni (convocazione del Presidente del Consiglio comunale e partecipazione tavolo tecnico piano Città) senza, tuttavia, ottenere mai alcuna risposta”,sottolinea l’ex subcommissario ricordando anche il divieto fatto di parlare con la stampa della vicenda dell’asta, l’esclusione dagli interventi  iin occasione della presentazione del piano città al comune avvenuta il 9 gennaio “nonostante fosse chiaro a tutti i presenti (al tavolo e ai giornalisti intervenuti) il ruolo di promotore che avevo rivestito nel rapporto con l’Agenzia del Demanio” e , l’assenza di comunicazioni dal 29 dicembre con “l’intento di isolarmi“, aggiunge ancora.

“Evidentemente il lungo tempo lasciato trascorrere dalle mie controdeduzioni per comprendere il venir meno del rapporto fiduciario avrebbe dovuto servire a provocare le mie dimissioni, che, però, non interverranno. Resto, pertanto, in attesa delle Sue determinazioni conclusive che valuterò attentamente ai fini delle tutele consentite innanzi alle competenti autorità giudiziarie“, ha concluso l’ex subcommissario per il risanamento. Ma il dado era stato già tratto. 



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